Nel Mondo delle Pmi

Rold, il cuore hi-tech degli elettrodomestici

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di Paola Guidi

Questa è la storia di una PMI italiana, la milanese Rold (di Nerviano), che fabbrica componenti così importanti che oggi cinque lavatrici su 10 a livello mondiale sono equipaggiate, per esempio, da un suo blocco-porta. E altrettanto accade per le asciugatrici, i frigoriferi, le lavastoviglie, i forni e via dicendo. E accade anche per gli apparecchi professionali della cottura, della conservazione e del lavaggio. In sintesi, la Rold installa oltre 50 milioni dei suoi prodotti negli elettrodomestici utilizzati da famiglie e da professionisti dell’hospitality e delle lavorazioni industriali. Facendoli viaggiare in tutto il mondo ma progettandoli e fabbricandoli rigorosamente in Italia.

Sono numeri, dicono gli esperti, sottostimati: la realtà pare abbia superato ampiamente questi record. Non si tratta di un’azienda – che conta tre siti produttivi – nel senso solo tradizionale del termine perché, per resistere e crescere in un settore dove la competizione è micidiale e le dimensioni dei competitor-clienti colossali, la Rold ha praticato sin dagli anni ‘70 una ricerca dell’innovazione sempre costruita con partner molto esigenti.

Sino a compiere il passaggio – come ci ha detto Paolo Barbatelli, manager che ha seguito la trasformazione digitale dell’azienda milanese – verso prodotti hi tech ad alta affidabilità per altri settori, che grazie a un laboratorio interno accreditato per i test di precertificazione, anticipa i concorrenti più agguerriti. Nel mondo esistono solo un migliaio di laboratori certificati a questo livello: uno dei primati acquisiti da Rold nel corso dei 60 anni della sua storia, che ha consentito il necessario passaggio alla transizione digitale e a quella della ecosostenibilità. Sin dal 2012 l’azienda ha avviato il processo di trasformazione digitale in ottica 4.0 grazie alla creazione di una piattaforma IoT, denominata Rold SmartFab, in grado di monitorare l’andamento della produzione in tempo reale.

Tempi molto difficili, crisi ricorrenti, rapporti di impari proporzioni e poteri con i giganteschi clienti (quasi tutti multinazionali) non hanno rallentato l’evoluzione tecnologica dell’azienda che oggi fattura poco sotto i 50 milioni di euro, con 280 dipendenti, un export dell’85% e 50 brevetti all’attivo. Il sito produttivo di Cerro Maggiore (MI) è inserito nel ristretto circolo dei “lighthouse plant” delineati dal World economic forum, unica PMI 100% italiana inclusa nel Global lighthouse network of advanced manufacturers per l’applicazione delle tecnologie tipiche di Industry 4.0 in ottica di operatività, sostenibilità e impatto ambientale.

Nel 2022, ancora una tappa di portata straordinaria con un investimento di oltre due miliardi: l’apertura ufficiale dei propri spazi e laboratori all’interno del Mind-Milano Innovation District. Qui opera anche come incubatore di start-up R-Lab, il laboratorio di ricerca applicata dedicato alla crescita dei talenti e allo sviluppo di nuove imprese interdisciplinari. E anche la Rold Academy, che garantirà ai propri collaboratori e anche a studenti e professionisti una formazione continua, competenze tecniche e soft skills avanzate.

Solo così una PMI che dovrà affrontare tempi ancora più difficili a fronte di costi crescenti di materie prime ed energia, può mantenere il ruolo di primissimo fornitore di componenti che oltre tutto sono invisibili e di conseguenza non valutabili nel loro reale valore. Ma può almeno contare sul valore che oggi viene riconosciuto al made in Italy?

Non possiamo nemmeno appoggiarci su questo vantaggio competitivo – risponde Laura Rocchitelli, presidente e ceo del gruppo, manager apprezzata anche dai concorrenti – molto probabilmente perché le PMI non sanno valorizzarlo, perché non sono adeguatamente supportate a livello governativo.

Va altresì considerato il fatto «che alcuni nostri comandi non si vedono e non si sentono, essendo diventati digitali: un’evoluzione che però ci ha portato a dover reintrodurre il classico “clic-clac” delle vecchie manopole e dei vecchi interruttori su richiesta degli utenti finali, che rifiutano la manopola silenziosa. E addirittura, ogni produttore di apparecchi domestici richiede l’accoppiamento del comando a un “clic-clac” diverso da quelli dei concorrenti».

Si tratta di comandi digitali, immateriali che hanno sul display una manopola il cui scatto non trasmette nulla ma che per il cliente è rassicurante, quale simbolo di un comando ricevuto e in esecuzione. E tutto ciò ha un costo ovviamente.

Questo sconosciuto ritorno – sottolinea Barbatelli – dal touch muto del digitale al rumore tradizionale della vecchie manopole, che noi chiamiamo il feeling di attivazione, viene applicato dalla Rold su prodotti che spesso costano solo un euro.

Una pressione sui prezzi enorme.

Ogni 6-10 mesi mesi le aziende della tecnologia devono presentare nuovi prodotti. Una lavatrice, come tutti gli apparecchi del lavaggio, ha un enorme numero di componenti mentre un televisore oggi è un pannello con alcuni chip, qualche sensore e così via. Per annusare e vedere lo sporco, la lavatrice domestica e professionale deve avere una miriade di sensori-software ma soprattutto deve essere sicura poiché mette insieme potenze elettriche elevate, molti litri d’acqua e temperature brucianti. Se un bambino, per esempio, tenta di aprire l’oblò di una lavastoviglie il microinterruttore Rold impedisce il disastro. Ma lo deve fare sempre. I numeri che abbiamo citato sembrano delineare una realtà ben avviata e con un futuro roseo. Magari.

Siamo appena usciti da due anni molto pesanti – dichiara con franchezza Rocchitelli – il calo è stato inaspettato e ci ha penalizzato più che in altri settori, a causa di tempi d‘inerzia prolungati. Però è stato per noi una autentica palestra per sviluppare più efficienza, più controlli e più attenzione lungo tutta la filiera. Ma siamo anche riusciti a essere meno accondiscendenti con i nostri clienti.

È proprio quest’ultima decisione che con ogni probabilità può indicare alle piccole e medie imprese il segreto per riequilibrare un rapporto, quello con il cliente, troppo sbilanciato, e che ha condotto alla chiusura centinaia di aziende anche se con tecnologie e gestioni ottimali. Le multinazionali pretendono dai fornitori della catena del valore limature frequenti dei listini al ribasso mentre contemporaneamente, e da diversi decenni, hanno delegato a loro ruoli sempre più rilevanti nella ricerca e nello sviluppo di hardware e software: i big delle tecnologie oggi sono al 90% dei giganteschi assemblatori.

Come è riuscita la Rold, in uno scenario così difficile, a superare quello che gli esperti chiamano un lento ma costante lavoro di “strozzinaggio” sui prezzi? Il cliente finale pratica sempre pagamenti estremamente dilazionati, sino a 180 giorni, mentre le aziende che forniscono le PMI, essendo grandi e potenti, esigono pagamenti immediati.

Per questo abbiamo deciso di cambiare, continuando comunque sempre la nostra politica di ricerca e innovazione in stretta collaborazione con i clienti – spiega Rocchitelli – e oggi vediamo i risultati, una ripresa a due cifre degli ordini. Anche l’impegno della nostra presenza al Mind dell’area Expo di Milano sta dando i frutti con un ampliamento dell’area delle nostre competenze. Ce la stiamo mettendo tutta, con la stessa tenacia e la stessa perseveranza di papà.

Il genio dei microinterruttori scoperto da Borghi, il patron delle lavatrici Ignis

La Rold nasce nel 1963 in provincia di Milano, ed è l’acronimo delle iniziali dei due coniugi fondatori: Onofrio Rocchitelli e Dolores Loro.

Oggi l’azienda è saldamente controllata dai figli, Laura Rocchitelli (presidente e ceo), Massimo Rocchitelli (marketing e communication), Stefano Rocchitelli (technical quality) e Claudio Loro (Coo). L’azienda è il n.1 di quello che oggi si chiamano microinterruttori e componenti digitali per apparecchi domestici e professionali.

Come in tante storie di PMI del settore, è il mitico Giovanni Borghi che, alla ricerca di fornitori di qualità per la sua Ignis, scopre a metà degli anni Sessanta i microinterruttori di sicurezza per lucidatrici dell’officina di Onofrio Rocchitelli. Borghi deve sfornare milioni di lavatrici e frigoriferi moderni per il grande boom dell’Italia e dell’Europa, e subito coinvolge nella sua filiera Rocchitelli, il cui mantra era «lo facciamo, lo facciamo, lo facciamo subito».

E poteva ben dirlo perché a inventare questo mini componente decisivo, e tanti altri, era stato proprio lui. Nel giro di pochi anni inventa e fornisce all’industria italiana degli elettrodomestici che esportava in tutto il mondo, comandi e sicurezze per qualsiasi apparecchio elettrico della casa. Sino a mettere a punto un microinterruttore che tutti i produttori di lavatrici adottarono, e tuttora adottano, e che blocca l’oblò delle lavatrici e delle asciugatrici durante il funzionamento, garantendo una sicurezza totale.