Nel Mondo delle Pmi

Sartoria, che passione! L’arbiter elegantiarum forma le nuove generazioni

Scritto il

di Gianni Lepre
consigliere del Ministro della Cultura

Le imprese cosiddette d’eccellenza, quelle che, per intenderci, rientrano nella filiera del Made in Italy, nascono dalla passione, dalle idee e soprattutto dalla caparbietà di portarle avanti con impegno e abnegazione.

Oggi che il marchio Italia è divenuto la priorità del governo, con il Sistema Paese al centro dell’agenda politica, allora è doveroso snocciolare quelle che sono le eccellenze autentiche che fanno la reale differenza dentro e fuori dall’Italia. Se è vero come è vero che la prima filiera del made in Italy è la moda, allora dobbiamo sottolineare cosa c’è alla base dell’industria del fashion tricolore, parlando di sartoria.

La sartoria nasce nella Napoli angioina a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo, ed ha una data storica che è il 1351 con la nascita della prima corporazione di sarti riuniti in confraternita nell’antica chiesa di S. Eligio al Mercato. Da quell’anno la sartoria ha fatto passi da gigante, ha subito molte trasformazioni, fino ai giorni nostri, con una Confraternita dei Sartori 1351 sempre attiva e dedita ad insegnare il mestiere alle nuove generazioni.

Oggi parliamo proprio di uno dei figli di quella confraternita, di un maestro sartore conosciuto in tutto il mondo: Raffaele Antonelli detto Lello. La storia di una passione eterna, di creatività e genio che il maestro Antonelli ha acquisito partendo dal latte materno.

Ma capiamo meglio: figlio di Giuseppina Marrazzo, sarta storica del Teatro San Carlo, Lello cresce circondato da aghi, filo e cotone. La passione per il taglio ed il cucito gli viene inevitabilmente trasmessa dalla madre, devota artigiana delle forbici e dell’ago.

Il futuro maestro coltiva ed accresce questa passione piantando il seme di quella che sarà la rinomata Sartoria Antonelli: sarti da generazioni. A 12 anni inizia come apprendista presso uno dei più celebri laboratori sartoriali napoletani. Negli anni matura la sua esperienza lavorando e collaborando presso altre note botteghe sartoriali di Napoli, facendo propria quella tecnica che fa, della sartoria napoletana, una delle più rinomate al mondo. Nel 1980 apre il suo laboratorio a “Montesanto”, nel cuore di Napoli.

Nel 2014 la Sartoria Antonelli si trasferisce con il laboratorio artigianale e lo showroom dalla storica sede di Montesanto a Via dei Mille, 40 nel prestigioso Palazzo Leonetti. Una vita intera dedicata alla sartoria, all’arte dell’abito su misura che oggi il maestro Antonelli trasferisce alle nuove generazioni, ai suoi tanti apprendisti e a tutti quei giovani innamorati di questa antichissima arte. Nelle mani sapienti del maestro Raffaele Antonelli, l’arte del cucire un vestito non è solo creatività e cura dei dettagli, ma è soprattutto amore allo stato puro verso una creazione che diventa missione, esigenza di tramandare ai giovani l’arte dell’ago e del ditale, del metro e delle forbici che tagliano e intersecano le forme.

La sartoria del maestro Antonelli è un tempio della bellezza, della perfezione, dell’abito su misura che scende sul corpo come fosse un clone di tessuto. È soprattutto questa la sartoria napoletana, che nulla a che vedere con l’industria del tessuto e dei capi commerciali. Ogni abito nasce dalla mani del maestro, dal suo cuore, dalla sua genialità. La fondamentale importanza del cambio generazionale nelle imprese d’eccellenza è il motivo per il quale il maestro Antonelli si adopera a conciliare la formazione con i concorsi di settore.

L’importanza delle nuove generazioni si esprime anche attraverso la competizione tra giovani eccellenze da inserire nel circuito produttivo. Ultimo in ordine cronologico “Il Ditale d’oro 2023” che lo scorso aprile ha inaugurato alla Camera di Commercio di Napoli la stagione degli eventi della Confraternita dei Sartori 1351, presieduta da Tiziana Aiello. La sartoria è un’arte antica dal cuore moderno, e Napoli è il centro di gravità di questa eccellenza del Made in Italy. Lello Antonelli è l’esempio vivente di come l’amore per l’arte e la continuità d’intenti siano il plusvalore in un momento nel quale l’italianità è a rischio di dispersione oltre che di falsificazione.

Un noto magistrato e uomo di cultura così si è espresso sul maestro Antonelli: «Non è solo un grande sarto ma è un arbiter elegantiarum, e il Suo gruppo di lavoro ‘coacervo di raffinatezza’. E questo nel senso pieno inteso da Tacito quando dava questo appellativo a Petronio».

Il valore intrinseco dell’arte è quello di emozionare, secondo gli antichi, ma vi assicuro che i ‘moderni’, conoscendo il maestro Lello, si emozionano allo stesso indossando i suoi abiti. Concludendo, da economista vi dico che la sartoria, assieme all’oreficeria e alla filiera turistica, sono la base solida sulla quale poggia il sistema produttivo italiano, perché l’artigianato, quello vero, quello fatto a mano, non è solo un retaggio storico, ma una realtà contingente che quotidianamente recupera ampie fette di Pil.