Nel Mondo delle Pmi

Sui fari delle auto il sensore che vede come l’occhio umano

Scritto il

di Niccolò Gramigni

Imitare l’occhio umano. Attraverso un sensore che sia in grado, in tutto, di riprodurre ciò che vedono donne e uomini, trasferendo tutte le competenze nel settore dell’automotive e della guida assistita. In un concetto: il futuro. L’azienda, Eye-Tech, con sedi a Marina di Carrara e Reggio Emilia, è nata grazie all’intuizione di Monica Vatteroni, 47 anni, laureata in ingegneria elettronica all’Università di Pisa, con alle spalle poi un dottorato a Trento in fisica e un post-doc al Sant’Anna di Pisa. Vatteroni ha studiato tanti anni con la passione dei sensori ottici. «Da Pisa a Trento fino al post-doc al Sant’Anna dove abbiamo fatto ricerche di altissimo livello – ha raccontato –. L’idea del sensore è nata intorno a un endoscopio. Nel corso del mio percorso di studio ho analizzato molti dispositivi medici: ho notato che i sistemi di visione avevano molti limiti, per esempio nelle endoscopie le mucose saturavano le telecamere. Così ho cercato una soluzione, un sensore che potesse essere come un occhio umano».

Ma come si è passati dall’ambito medico al settore dell’automotive? «Devo dire che ho visto poca reattività nel mercato medico, non ho visto tutta questa spinta a innovare – ha spiegato –. In attesa che l’innovazione ci sia davvero, e su questo non ho intenzione di mollare, mi sono spinta su un settore importante come l’automotive. Certo, magari ci siamo dovuti ricollocare. Anagraficamente Eye-Tech è nata nel 2012 poi però il progetto imprenditoriale è partito a fine 2020, se avessi studiato fin da subito un sensore per l’automotive avremmo avuto prima il risultato finale. Ma non rimpiango il passato, è tutta esperienza». Oggi l’azienda ha sei soci, è uno spinoff del Sant’Anna di Pisa ed è presente nel coordinamento startup di Confindustria Livorno-Massa Carrara: Monica Vatteroni, Andrea Raggi, Luigi Ottoboni, Franco Folini sono quelli operativi, a cui si aggiungono anche Carmen Cavallotti e Alessandro Caleo.

«I nostri sensori di visione – ha aggiunto Vatteroni – hanno una tecnologia brevettata, la Adaptive Hdr. E questa tecnologia permette di imitare l’occhio umano. Faccio un esempio: se noi entriamo in una stanza buia non vediamo niente. Tuttavia quando chiudiamo gli occhi e li riapriamo però iniziamo a scorgere qualcosa perché nel frattempo il nostro occhio si è adattato, aumentando la sensibilità. Il sensore fa allo stesso modo, si adatta alle condizioni esterne».

Da qui alla guida autonoma però il passo può essere lungo. «La nostra tecnologia rientra in quelle cosiddette abilitanti – ha affermato l’amministratore dell’azienda –. Verso l’auto a guida assistita c’è fortissimo interesse e ci siamo inseriti in quel mercato: le tecnologie di oggi non sono in grado di risolvere i problemi legati all’abilitazione della guida autonoma, il nostro sensore può farlo. Diventa un supporto alla guida, perché ‘vede’ come un umano: tutte le decisioni poi vengono prese da algoritmi di intelligenza artificiale che sono essenziali. Il sensore da solo non basta». Non basta ma quel sensore può davvero essere il futuro tanto che da Eye-Tech, pur non sbilanciandosi sui nomi, si fa presente che ci sono diverse trattative in corso per sviluppare quello che può essere il business dei prossimi 20 anni.

Le infinite applicazioni: trasporto del marmo e navi autonome

Le prospettive di Eye-Tech sono tante e infatti nell’ottobre scorso l’azienda è stata selezionata tra le migliori 40 startup hi-tech a livello europeo e ha partecipato al contest dell’Hi-tech venture days a Dresda, alla presenza di diversi player dell’automotive. L’area geografica, la Sassonia, d’altronde è una delle principali sul settore automotive. Non è tutto però. Il business potrà essere indirizzato anche su due settori cruciali per l’Italia. Quello del marmo, Carrara è conosciuta in tutta Europa proprio per il marmo, e quello navale, con l’Italia che è una vera e propria eccellenza.

«Stiamo studiando le possibili applicazioni sul marmo – ha rivelato Vatteroni –. A Carrara è naturalmente un settore molto sviluppato quindi vorremmo validare la nostra tecnologia anche in quel mercato. Penso ad esempio al trasporto delle merci proprio nel settore. Stessa cosa nel comparto del navale, con l’opzione di una navigazione autonoma. D’altronde, in generale, in assenza di un gps funzionante è dimostrato che le nostre telecamere hanno vantaggi rispetto alle telecamere tradizionali. Marmo, navale. Chissà, magari ci svilupperemo anche sui droni, sia di superficie che sott’acqua»