Nel Mondo delle Pmi

Vinitaly & Co: nuove tendenze e operatori a confronto

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di Riccardo Lagorio

Sull’asse Verona-Düsseldorf si gioca buona parte del futuro vitivinicolo del continente (e mondiale). Vinitaly, che inizia il 2 e termina il 5 aprile, e ProWein (celebrata dal 19 al 21 marzo scorsi) sono infatti le due più importanti manifestazioni del vino a livello planetario, con un terzo incomodo (si fa per dire): Wine Paris/Vinexpo che sta cercando di trovare una sua precisa collocazione nel panorama fieristico del vino a livello internazionale.

Vinitaly

Come si sa, queste manifestazioni rivestono almeno un duplice obiettivo: di mettere in relazione produttori e acquirenti, certo, ma anche stabilire quali sono le tendenze dei mercati.

E a ben guardare sembra che il vento in poppa del mercato del vino vada in controtendenza con le procelle che agitano l’economia finanziaria e delle Borse: un esercito di mille super-acquirenti di vino italiano provenienti da 68 Paesi (con gli attesi ritorni di giapponesi, coreani e cinesi) rappresentano il fenomeno più visibile della spiccata internazionalizzazione e dello stato di benessere del settore. Lo si è notato anche nei padiglioni della fiera tedesca: segno che la pandemia non ha diminuito la necessità dei compratori di avere contatti diretti con le imprese. Il mercato del vino, come gli altri prodotti alimentari, ha ancora bisogno di contatti fisici.

Il fatto, però, che le fiere del vino siano uno strumento utile per le imprese non significa che esse possano rimanere sempre uguali a se stesse e non modificare la loro offerta e i loro servizi, in relazione ai fabbisogni attuali del proprio mercato.

La principale motivazione per partecipare a una fiera da parte di un’azienda del vino rimane quella di trovare un partner commerciale adeguato. Le fiere del vino devono quindi porsi la domanda di quali siano i compratori adeguati per i propri espositori. In un mercato complesso e frammentato come quello italiano, diventa impossibile accontentare tutti: non è un caso che alcuni importanti imprese diserteranno la manifestazione scaligera a causa della scarsa rispondenza della stessa ai loro fabbisogni.

Il trend delle denominazioni più note

Un’altra tendenza che è emersa durante ProWein e che probabilmente troverà riscontro a Vinitaly è la forte attrattività delle denominazioni più note (Barolo, Prosecco e Brunello di Montalcino soprattutto). I numerosi, talvolta piccoli, Consorzi di tutela, patrimonio di biodiversità alimentare, non sempre trovano in questi grandi palcoscenici la giusta rilevanza e i mercati di sbocco adeguati. A questo riguardo le infinite aree istituzionali (regionali, camerali, consortili) messe a disposizione delle aziende sono spesso intese come contenitore a buon prezzo per partecipare a fiere internazionali.

La sfida più complessa per questi enti è rappresentata dal dover garantire la riconoscibilità alle denominazioni che, oggi più che mai, devono giocare un ruolo determinante a dare il giusto valore e visibilità alla biodiversità italiana. Il mercato richiede che da strumenti burocratici questi spazi si trasformino in scatole pensanti che sappiano soprattutto comunicare.

Abbiamo pensato il Vinitaly 2023 accelerando il processo di modernizzazione con degustazioni guidate e moltiplicando gli appuntamenti in centro città.

Chiarisce a tale proposito Maurizio Danese, direttore di Veronafiere.

Mercato trainato dagli spumanti

Grande attesa invece per capire quanto il traino degli spumanti durerà. Gli Osservatori dell’Unione Italiana Vini e di Vinitaly informano che questa tipologia di vini gode di ottima salute con un +19% in valore (trainati dal Prosecco) e un +6% sui volumi (con l’Asti Spumante in grande spolvero) a fronte dell’impasse dei rossi, in decrescita del 4% in volume, e dei frizzanti (-7% in volume) rispetto allo scorso anno. C’è poi da verificare se terranno le percentuali dell’export. Se verranno consolidati il +10% in valore degli Stati Uniti (che rappresentano il 23% delle esportazioni totali) e il +5% della Germania (che copre il 15% dell’export), e quanto potranno ribaltarsi i segni negativi sul piano della quantità verso tutte le destinazioni (Cina a -28%, USA a -6%). Di nuovo le parole di Danese:

L’export degli ultimi dieci anni ha visto il vino come comparto a più alto tasso di crescita e con una bilancia commerciale sempre più vitale per il sistema Italia, anche grazie a manifestazioni come Vinitaly.

Focus sulla trasformazione dell’imballo

Un altro aspetto sul quale saranno accesi i riflettori è la trasformazione dell’imballo: bottiglie, etichette e incarti invitano i consumatori a contravvenire alle confezioni tradizionali facendo di ogni bottiglia una bottiglia unica. Se il mercato va verso l’uniformità dei gusti, almeno salva la eterogeneità formale.

Che futuro per i vini Bio?

Infine si dovranno interpretare i dati relativi al settore dei vini Bio, mercato dove iper e supermercati coprono la maggior parte delle vendite e che sono apprezzati soprattutto in Germania. In questo caso, quale spazio troveranno sul mercato i non pochi produttori non certificati bio, ma che seguono le regole del biologico (e magari adottano regole ancora più stringenti)?

La sera del 5 aprile inizieranno i bilanci delle aziende sul Vinitaly 2023: ci serviranno per capire meglio come sarà il futuro del vino.