Scenari

Leopoldo Gasbarro: debito

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di Leopoldo Gasbarro (Direttore di Wall Street Italia)

2770 miliardi di euro. Tutto gira attorno a queste quattro cifre. Tutto. 2770 miliardi rappresentano il nuovo livello raggiunto dal debito pubblico italiano, un livello che di per sé dice poco, ma che se rapportato al Pil di casa nostra mette il Paese in condizioni di estrema difficoltà.

L’Italia è, di fatto, una nazione commissariata. Non era un gioco quando sulle nostre testate mettevo tra i candidati alla “vittoria elettorale” la presidente della Bce, Christine Lagarde. Era il modo per sottolineare, ironicamente, come a prescindere da chi vincesse le elezioni sarebbero stati altri a governare realmente il Paese.

Gli effetti negativi del debito pubblico crescono ancora di più a causa del dato inflattivo in crescita. L’Italia rinnova mediamente 400 miliardi di titoli di Stato ogni anno, rinnovi che, naturalmente, con i tassi in crescita finiscono per generare debito su debito; altro debito oltre quello costruito in maniera tanto sconsiderata da tutti i governi che si sono succeduti alla “guida”, si fa per dire, di questo Paese.

L’Italia è sotto scacco. Ed è tutta colpa sua, per carità. Il debito pubblico non è da imputare a chi, in questo momento, condiziona le nostre scelte di politica interna. In questa situazione ci siamo messi da soli, con governi e anni di politiche economiche sconsiderate che non hanno mai saputo guardare al di là della contingenza elettorale, che non hanno mai saputo prendere per mano il Paese e programmare progetti strutturali che non fossero limitati ai tre giorni successivi.

Qualche anno fa intervistai il ministro del Lavoro di allora che, a microfoni spenti, mi raccontò i disastri della situazione in cui versava il sistema previdenziale, ma al momento di accendere le telecamere si rimangiò tutto sottolineando come, se avesse dichiarato pubblicamente quei numeri e le scelte forti e necessarie che andavano fatte, il Governo di cui faceva parte sarebbe imploso nel giro di poche ore.

È così che si è arrivati fino ad ora. Fino al momento della verità. Con 2770 miliardi di debito sul groppone quale Governo può permettersi di fare scelte vere di politica economica interna senza rischiare di cozzare contro gli effetti di un indebitamento tanto grande?

A cosa serve parlare di Legge di bilancio, quando il bilancio è così fortemente negativo già in partenza? Come la si giri si giri, tutte le polemiche di queste ore, su ogni voce della manovra, rischiano di essere inconcludenti.

Pensioni? Dove sono i soldi per adeguarle? Aiuti sui costi dell’energia? Dove prenderemo le risorse? Nuovi progetti strutturali per favorire le imprese? Idem come sopra. Nuove aliquote fiscali? Neanche a parlarne.

Del resto, ogni volta che qualcuno ci ha provato, anche l’attuale Governo nelle ultime settimane, quando si è andati oltre il “concesso”, e non mi riferisco solo agli aspetti di mera politica economica, diventa facile per agenzie di rating e altri importanti enti sovranazionali, costringere chi governa a rapidi dietrofront rispetto a quanto ipotizzato.

Moody’s e Fitch, ad esempio, hanno già fatto la loro parte intervenendo di cesello al momento giusto. La prima se l’è presa proprio con la sostenibilità del debito, la seconda con i rischi corsi dal nostro sistema bancario causato dall’eccessiva esposizione dei nostri istituti di credito al peso di quei 2770 miliardi. Due interventi, a distanza di pochi mesi, che hanno portato la nostra politica interna ad essere più “accomodante” verso certi temi.

Insomma, la situazione appare davvero complicata. È il classico cane che si morde la coda.

Dove e come si potrebbe intervenire? Uno degli elementi da considerare è legato alla situazione fiscale del Paese. Proprio in questi giorni un report di “Itinerari Previdenziali” ha evidenziato come 5 milioni di italiani sostengano più del 70% del gettito Irpef dell’intero Paese. Forse bisognerebbe ripartire proprio da qui, dal fare in modo che questi numeri cambino.