Scenari

L’ultimo stragista e il futuro della lotta alle cosche

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di Luigi De Magistris (Politico e scrittore)

Congratulazioni alla magistratura e alle forze di polizia per la cattura dopo trent’anni di uno dei capi più sanguinari di Cosa Nostra. Matteo Messina Denaro era l’ultimo capo mafia latitante dell’ala stragista. Il più barbaro e pericoloso. Condannato a numerosi ergastoli per stragi ed omicidi, tra cui Capaci e via D’Amelio con le morti di Falcone e Borsellino, delle bombe del 1993 che hanno insanguinato l’Italia, dell’orribile uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido.

Un sanguinario di quella lunga stagione mafiosa che con una potente azione militare ha colpito al cuore lo Stato per piegarlo e poi costringerlo a trattare con Cosa Nostra.

La magistratura dovrà dissipare dubbi e preoccupazioni, perché le mafie sono sempre di più penetrate nel cuore dello Stato proprio grazie alla trattativa tra pezzi di quest’ultimo e cosa nostra iniziata dopo gli assassini di Falcone e Borsellino, il quale aveva intuito che fu iniziata la trattativa e fu ucciso da mani mafiose su decisione di uomini dello Stato. Quindi le bombe nelle principali città italiane.

Poi le anomalie nelle catture di Provenzano e Riina, con la mancata perquisizione del covo di quest’ultimo. Grazie a coraggiose indagini svolte da alcuni magistrati, ostacolate anche da vertici dello Stato, si è individuata la trattativa tra esponenti dello Stato e Cosa Nostra. Condanne in primo grado, poi assoluzioni in appello, sentenza non ancora definitiva.

Nelle motivazioni depositate dalla Corte d’Appello di Palermo si legge con sgomento che trattare con la mafia, se l’obiettivo è fermare le stragi, non è reato ed anzi chi lo ha fatto ha operato con fini solidaristici. Dal 1992/3, quindi, le mafie hanno deciso di penetrare nel cuore della politica, dell’economia, dello Stato, con un sistema criminale di tipo piduista fatto di logge occulte. Meno tritolo per colpire i servitori dello Stato non allineati, più utilizzo di proiettili istituzionali.

La stessa latitanza di Messina Denaro è stata favorita anche dalla borghesia mafiosa. Il primo dubbio è se non sia anche questa cattura figlia della trattativa che è ormai divenuta convivenza con le mafie: meno si sa meglio è, ci sarà più indifferenza, con le bombe aumentano fiaccolate e lenzuola bianche sui balconi, pochi proiettili meno antimafia sociale, zero tritolo riduce la partecipazione della gente che pensa che corruzione e mafie non siano più una priorità e che anzi siano state ridimensionate. È il contrario. Sono stati colpiti sicuramente alcuni mafiosi ma le organizzazioni criminali si sono mimetizzate nello Stato e sono più difficili da contrastare perché il nemico lo tieni seduto nella porta accanto.

In 15 anni di PM in Calabria, in indagini di corruzione e mafia dei colletti bianchi ho verificato che la ’ndrangheta, la più potente sul piano economico, militare ed istituzionale, ha la strategia politica più intelligente. Diventare finanza, economia, politica, Stato, anche nella magistratura e nelle forze di polizia.

Oggi ci sono tutte le condizioni affinché si sia deciso di porre fine simbolicamente con questo arresto alla stagione stragista delle mafie. In tempi di PNRR, di spesa pubblica che è il cemento della trattativa, mutamenti politici ed equilibri da modificare e consolidare, rafforzare la convivenza è un obiettivo che può essere anche offerto al potere politico.

Ora sta allo Stato, alla parte sana che esiste, ma anche al popolo con un rinnovato impegno antimafia, mettere in atto condotte oneste e coraggiose con una rivoluzione etica e culturale. Vigiliamo che non si dia il via libera ad una serie di provvedimenti che indeboliscano l’azione della magistratura, affievoliscano misure nei confronti dei mafiosi, agevolino il consolidamento del sistema criminale.