Sostenibilità

Così rinasce in Italia la coltura del lino, la fibra più sostenibile

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di Pascale Mattei

Il Linificio e Canapificio Nazionale (LCN) rilancia la filiera del lino in Italia. La scorsa primavera il filatore specializzato nel lino e la canapa ha presentato le sue prime piantagioni in fiore, 16 ettari situati in quattro regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia).

Battezzate Lino d’Italia, le collezioni di filati realizzate con questo primo raccolto (25mila chili, con l’obiettivo di raddoppiare la produzione ogni anno entro il 2025) hanno debuttato il mese scorso a Milano, in occasione della mostra Filo dedicata a fili e accessori per la tessitura.

Vogliamo riportare la coltura e la cultura del lino in Italia, ricreare quella filiera di eccellenza, tutta italiana, che era protagonista fino al secondo dopoguerra e che era completamente scomparsa.

Spiega Pierluigi Fusco Girard, amministratore delegato del gruppo, che per questa iniziativa si è avvalso dell’aiuto di Terre de Lin, la più importante cooperativa agricola liniera al mondo, che possiede numerose piantagioni in Normandia, dove il microclima è particolarmente adatto alle necessità naturali della pianta. L’obiettivo è di coprire fino a 60 ettari di coltivazione entro il 2025 in Italia.

L’eccellenza italiana del lino

Lino d’Italia verrà filato nello stabilimento produttivo del linificio a Villa D’Almè, vicino Bergamo, la sede storica dell’azienda fin dalla fondazione nel 1873. Oggi non è solo un sito produttivo, ma anche un centro di eccellenza, riconosciuto a livello mondiale, per ricerca, sviluppo e innovazione sia dei filati che dei macchinari tessili utilizzati per produrli. Proprio lì nascono i prodotti di maggior pregio: i filati di lino più fine al mondo o filati altamente innovativi come Leonardo, elasticizzato con tecnologia “corespun”, il cui brevetto è di proprietà del Linificio; o ancore Antea che unisce l’eleganza del lino e le proprietà termiche della lana.

Il Linificio e Canapificio Nazionale, che fa capo al gruppo Marzotto, è oggi il produttore di lino con la più ampia gamma di filati al mondo.

Oltre allo stabilimento bergamasco, l’azienda che impiega 950 persone ha due fabbriche in Lituania e in Tunisia. LCN è diventata una società benefit nel 2021. L’anno scorso è tornata ai livelli pre-covid con un fatturato di 52 milioni di euro e una produzione di circa 5mila tonnellate di filato.

Tradizione sì, ma anche innovazione

In quasi 150 anni di storia, LCN ha sempre usato la leva della tradizione, unita a innovazione, ricerca e sostenibilità per aprire nuove porte, oltre all’abbigliamento, ad arredo e biancheria per la casa che rappresentano l’essenziale della sua attività.

L’obiettivo è difendere e diffondere i molteplici valori del lino in quanto fibra green del futuro, che può avere delle applicazioni in diversi comparti.

Spiega Fusco Girard.

LCN ha appena completato, ad esempio, un progetto di ricerca nel packaging: in collaborazione con Kuku International Packaging ha dato vita a L’incredibile®, una rete di lino destinata al confezionamento di frutta e verdura nell’alimentare. Da inizio anno queste retine sono già utilizzate in Francia e Germania.

Non solo: sono in corso esperimenti nel settore agricolo, per la protezione delle viti, e in quello della pesca. E secondo il manager del Linificio, gli orizzonti sono ancora più vasti.

Recentemente la fibra è entrata nel mondo dell’automobile sotto forma di materiali compositi di lino e canapa utilizzati per la carrozzeria: le prestazioni sono identiche a quelle delle fibre sintetiche, pur garantendo un impatto ambientale notevolmente ridotto. Adottati dal team Romeo Ferraris per la sua Alfa Giulia, che nel 2021 ha partecipato al Pure ETCR, il primo campionato mondiale di auto elettriche, questi ma