Sostenibilità

Il cartone curvy di Grifal che abbatte le emissioni di CO2

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di Paolo Cova

La Grifal Group la chiama cArtù, e dall’azienda dicono che il nome sia stato scelto perché è il re dei cartoni. A noi piace pensare che si chiami così un po’ perché con le sue curvature richiama la tavola rotonda del mitico re, un po’ perché in dialetto bergamasco il cartone è detto “cartù”. Comunque sia, quello di cui parliamo è un cartone che unisce caratteristiche superiori in termini di protezione e sicurezza alla tutela dell’ambiente.

L’azienda di cui stiamo parlando è Grifal Group, con sede a Cologno al Serio (Bergamo), leader italiano nel settore del packaging.

Siamo nati come azienda familiare nel 1969 – spiega Giulia Gritti, direttore del marketing – e ormai siamo alla terza generazione imprenditoriale.

Nel tempo l’azienda familiare è diventata un gruppo acquisendo i rami operativi di Cornelli Brand Packaging Experience, di Rivolta d’Adda, e di Tieng srl («che, sebbene il nome sembri cinese, è bergamasca doc al 100%, di Zanica» precisa Gritti). Oggi Grifal Group è quotata su Euronext Growth Milan e ha siti produttivi a Cologno al Serio e in Romania, oltre che una partnership in Portogallo. Centodieci dipendenti, il gruppo produce imballaggi sia in cartone ondulato tradizionale che in cArtù, soprattutto per i settori degli elettrodomestici, dell’automotive, dell’elettronica, del medicale, dell’arredo.

Ma in cosa consiste quest’ultima novità? «CArtù – spiega Gritti – è un cartone innovativo perché realizza un determinato volume usando meno materia prima. Invece che pochi millimetri di onda nello spessore, può arrivare anche a onde di 20 millimetri, che nel cartone è moltissimo. In questo modo ha caratteristiche altamente ammortizzanti, che permettono di usarlo al posto delle tradizionali plastiche e del polistirolo abitualmente usati nel packaging per proteggere i prodotti».

A parità di volume con un cartone ondulato tradizionale, «produrre cArtù richiede meno materia prima e causa meno anidride carbonica. Abbiamo calcolato che con cArtù abbassiamo dell’80 per cento le emissioni di anidride carbonica rispetto all’uso delle plastiche tradizionali. Assicuriamo allo stesso tempo migliori performance (è un cartone anche antigraffio), più ammortizzazione e maggiore flessibilità».

Il successo di questo cartone ondulato innovativo ecosostenibile è certificato dai dati di bilancio di Grifal Group: il 2022 s’è chiuso con ricavi consolidati a quota 37 milioni di euro, in crescita del 42 per cento rispetto al 2021. In particolare, le vendite di cArtù sono passate da 6,2 milioni di euro a 12,2 milioni. L’incidenza delle vendite di cArtù sul bilancio del gruppo è passata dal 10,8 per cento del 2019 al 33 per cento del 2022.

Un ottimo segnale, se è vero che il comparto degli imballaggi è una sorta di cartina al tornasole per tutti gli altri settori produttivi: se un’azienda – o un intero settore – ordina imballaggi è perché ha concrete aspettative di piazzare  a breve scadenza i propri prodotti.

Il Covid ha rallentato la crescita di Grifal (flessione del  10 per cento del fatturato nel 2020 sul  2019) ma già nel 2021 il gruppo aveva registrato un +55% sull’anno precedente.

Anche durante la pandemia i contenitori e gli imballaggi si sono rivelati imprescindibili.

E ora, con il boom dell’e-commerce, scatole e cartoni ammortizzanti sono essenziali.

Grifal sta superando bene il caro energia: «non siamo un’azienda energivora – spiega Gritti – tra i costi di produzione l’energia pesa solo per il 2 per cento, grazie al processo produttivo di cArtù. Nella produzione tradizionale di cartone la carta deve asciugare, noi invece creiamo le onde di cArtù piegando meccanicamente la materia prima. Non abbiamo bisogno di asciugare alcunché».

Quanto alla carenza di materie prime, «l’abbiamo sentita – conclude Gritti – ma con meno impatto rispetto ai tradizionali scatolifici. Loro partono dai fogli di cartone ondulato in piano, noi partiamo direttamente dalla bobina di carta, tutta certificata e FSC. Possiamo quindi diversificare maggiormente i fornitori evitando impatti sostanziali sulla  nostra produzione».

Alleanze all’estero per sviluppare un network europeo

Piedi ben piantati nella bergamasca, apertura al mondo. Grifal Group nel 2021 ha  aperto uno stabilimento a Timisoara (Romania) «perché lì –spiega Giulia Gritti – opera  un grande comparto di produzione di elettrodomestici e così siamo più vicini alla nostra clientela». Clientela che va, tra gli altri, dai maggiori produttori mondiali di elettrodomestici e macchinari industriali al Consorzio vino della Valcalepio per offrire ai clienti confezioni sostenibili.

Recente è l’intesa di Grifal col Gruppo industriale José Neves, con sede a Ponte Guimares, vicino a Porto. La joint venture “Seven cArtù Lda”, con quote equivalenti tra i due partner, ha lo scopo di produrre in Portogallo l’innovativo cartone ondulato a marchio cArtù, in linea con la crescente richiesta di prodotti più green in sostituzione delle plastiche espanse.

Per Fabio Gritti, presidente e amministratore delegato di Grifal Group, «l’intesa tra due realtà lontane ma simili in termini di storia, reputazione e competenze, che credono nel valore dell’innovazione sostenibile, è la base di questa partnership che durerà a lungo generando importanti successi condivisi. Sarà il terzo sito produttivo di cArtù, dopo quelli già realizzati in Italia e in Romania ed un nuovo passo nello sviluppo del network europeo».