Sostenibilità

Le piste ciclabili battezzano l’asfalto riciclato

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di  Lorenza Resuli

Green al 100%, innovativo, sostenibile e anche più sicuro. L’asfalto ideale esiste già e da fine luglio “lastrica” due tratti della pista ciclabile che corre lungo l’Idroscalo milanese. È una strada tutta verde, realizzata completamente con materiale recuperato dalla demolizione di vecchie pavimentazioni (il cosiddetto “fresato”) e steso a freddo. Ma sorprendentemente è colorata di rosso, una trovata per aumentarne la visibilità.

A rendere possibile questo progetto virtuoso è stata la sinergia tra pubblico e privato, ovvero tra Città Metropolitana di Milano e Iterchimica, l’azienda bergamasca leader nella produzione di asfalti sostenibili, che dopo una gestazione di tre anni ha tenuto a battesimo Iterlene ACF 1000 HP. Un vero e proprio gioiello green tech e modello esemplare di economia circolare. Questa innovativa tecnologia che ricicla “a freddo”, infatti, non permette solo di restituire nuova vita a tonnellate di asfalto vecchio, ma porta con sé enormi vantaggi in termini di risparmio e di impatto ambientale. Per capirci, rispetto alle tecnologie tradizionali a caldo permette di: abbattere 9,6 tonnellate di CO2 (il 70%), pari all’azione di assorbimento di quasi 60.000 alberi adulti; ridurre i consumi energetici di oltre 30mila kwh (-67%); risparmiare 186,8 tonnellate di materie prime estratte da cave (-96%), pari al peso di oltre 110 automobili, e quasi 10 tonnellate di bitume (-94%).

Una pista ciclabile più verde che mai, dunque, ma tinta di rosso grazie all’impiego di ossidi di ferro. Per due ottime ragioni: migliorare la visibilità per i ciclisti, aumentando la sicurezza stradale, e contrastare il fenomeno delle “isole di calore”, deleterie anche per il clima. Secondo uno studio condotto dall’Università di Padova, in collaborazione con Iterchimica, la pavimentazione colorata consente di far scendere fino a 18°C in meno la temperatura del manto ciclabile, limitando il surriscaldamento in ambito cittadino e combattendo il cambiamento climatico. «La realizzazione di una pavimentazione stradale richiede notevoli trasporti di materiali e un significativo consumo di energia, con un conseguente impatto sull’ambiente. Eppure, la ricerca scientifica e le prove di laboratorio che abbiamo condotto hanno dimostrato che esistono metodi alternativi che riducono il quantitativo di risorse impiegate e garantiscono vantaggi per l’ambiente» conferma Federica Giannattasio, amministratore delegato di Iterchimica, azienda che nel 2017 ha anche brevettato la famosa tecnologia green Gipave, già stata impiegata in oltre 30 interventi infrastrutturali e tratti sperimentali sia in Italia sia all’estero, per esempio nel Regno Unito.

Il tratto di pista ciclabile dell’Idroscalo interessato dai lavori fa parte della Linea 6 che da Milano passa per Segrate (e quindi dal Parco Idroscalo), Pioltello, Rodano, Vignate, Liscate e Truccazzano, per arrivare fino a Caravaggio, in provincia di Bergamo. Una tratta non casuale: il percorso ciclabile dal centro di Milano all’Idroscalo ora appare più illuminato e sicuro, perché realizzato secondo standard di qualità sul fronte infrastrutturale e ambientale. Questo progetto fa parte di “Cambio”, il Biciplan della Città Metropolitana di Milano, che prevede ben 750 km di tracciati dedicati alle due ruote. «La nostra priorità è investire per realizzare una colossale infrastruttura ciclabile funzionale e sicura, che abbraccerà tutti i 133 comuni della nostra area metropolitana» ha dichiarato Marco Griguolo, consigliere delegato alla mobilità della Città metropolitana.

Ma Milano non fa da apripista a Iterlene. La tecnologia green è già stata utilizzata per il rifacimento di due tratti di pista ciclabile a Imola ed è stata sfruttata a Roma nel corso di una sperimentazione che ha coinvolto due tratti di 224 metri per valutare il possibile utilizzo sul GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Bici).

Azienda familiare con la ricerca nel Dna, oggi presente in 90 Paesi

Asfalto sostenibile, più duraturo e a sua volta riciclabile? Sarebbe sembrato un vero controsenso fino a pochi anni fa, eppure Iterchimica ci crede da oltre 50 anni. E oggi è leader nella produzione di additivi high tech per asfalti e tecnologie a ridotto impatto industriale. Il suo motto: strada sicura, ecologica, duratura. Prima di tutto attraverso il recupero e il riciclaggio delle pavimentazioni già esistenti. E poi tramite tecnologie innovative capaci di prolungare la vita dell’asfalto, messe a punto anche grazie alla stretta collaborazione con università e istituti di ricerca.

Ma chi c’è dietro a questa eccellenza nazionale, oggi presente in 90 Paesi del mondo? Una famiglia. A fondare Iterchimica è il Gabriele Giannattasio, che nel 1967 apre la prima sede a Saronno. Oggi le redini sono passate ai figli: Federica (amministratore delegato), Alessandro (vicepresidente e responsabile dello Sviluppo commerciale estero) e Mariella (responsabile amministrativo e Co-Ceo). Dal 2015 la società è supportata dall’esperienza del manager Vito Gamberale nel ruolo di azionista e Presidente del CdA. Con il suo ingresso è iniziato un nuovo processo di espansione e i risultati non si sono fatti attendere. Nel 2017 è stato depositato il brevetto di Gipave, il supermodificante con grafene e plastica dura da recupero già utilizzato da A2A per rifare 4.000 metri quadrati di pavimentazione delle aree transito interne e, insieme ad asfalto riciclato al 70%, dal Gruppo ASTM per rifare i primi 2 km di pavimentazione dell’autostrada Torino-Milano.

Nello stesso anno Iterlene ha vinto il premio di Legambiente “Innovazione amica dell’ambiente”, nella sezione “Economica circolare”. La sostenibilità, insomma, sembra davvero essere sulla buona strada…