Sostenibilità

Più competitive e green: volano le aziende coesive

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di Gabriele Politi

Nel nutrito vocabolario che oggi definisce le caratteristiche di un’impresa è abbastanza recente l’ingresso dell’aggettivo “coesive”. Sono le aziende che creano (anziché estrarlo) un valore economico e sociale dalle relazioni di comunità prodotte nel territorio su cui esse sviluppano la propria attività. Un valore umano, dunque, che non si appunta come semplice medaglietta al bavero della buona reputazione ma impatta su sostenibilità, attrattività, competitività e fatturato.

Ermete Realacci
Ermete Realacci

Le imprese coesive sono state al centro del Seminario Estivo organizzato a Mantova da Fondazione Symbola, Unioncamere e Comune di Mantova, conclusosi la settimana scorsa. Tra i dati più rilevanti emersi dal Rapporto “Coesione è Competizione” – elaborato assieme ad Aiccon, Intesa Sanpaolo e centro studi Tagliacarne – ci sono quelli relativi alle performance delle imprese coesive rispetto a quelle cosiddette tradizionali: le prime esportano molto di più (il 55,3% contro il 42,3%), sono più green (gli eco-investimenti sono fatti dal 62,1% contro il 33,2%) e prevedono di incrementare nel 2024 il proprio fatturato più delle altre (il 60% contro il 39%).

«La coesione è un formidabile fattore produttivo, in particolare in Italia – sostiene Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola – e anche per questo l’Ue ha indirizzato le risorse del Next generation Eu per rilanciare l’economia su coesione-inclusione, transizione verde e digitale, con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050.

Una sfida che chiede unità al Paese e vede protagoniste le imprese raccontate in questo rapporto. La coesione è essenziale per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro».

Gian Maria Gros-Pietro

Riprende il tema della sostenibilità anche Gian Maria Gros-Pietro, numero uno del cda di Intesa Sanpaolo: «l’esperienza quotidiana del nostro gruppo conferma che la coesione è davvero un fattore determinante per la competitività delle imprese, non solo in termini di fatturato, ma anche di propensione alla transizione green e digitale, le chiavi decisive di sviluppo dell’economia italiana».

Il presidente di Unioncamere Andrea Prete è convinto: «la capacità di resilienza mostrata dalle imprese in questi anni difficili e il loro contributo al rilancio dell’economia passa anche dalla loro abilità di attuare politiche coesive e di intessere relazioni con gli altri attori dello sviluppo: imprese, lavoratori, istituzioni, scuole e università, banche, mondo associativo, non profit, consumatori.

Andrea Prete

Occorre quindi mettere a punto politiche mirate a sostenerne la diffusione – conclude – Le Camere di commercio, che hanno nel loro dna la capacità di fare “sistema”, sono un efficace punto di riferimento sul territorio per aiutare le imprese nei loro percorsi di networking».

 

Che il futuro, per molte di queste imprese, sia in realtà già un presente lo certificano gli ultimi dati evidenziati nel rapporto: l’occupazione delle aziende coesive è aumentata del 34,1% contro il 24,8% delle altre, mentre il 16,9%  – le tradizionali si fermano all’8,8% – ha già presentato un bilancio sociale, di sostenibilità o di rating ESG.