Sostenibilità

Ricerca e riciclo:gli ingegneri della plastica seconda vita

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di Dino Bondavalli

Definirli gli inventori della plastica 2.0, intesa come quella seconda vita che nasce dal recupero di una serie di prodotti dei quali è possibile riutilizzare i materiali, sarebbe troppo. Ma, di certo, va loro riconosciuto il merito di essersi immaginati un ciclo virtuoso per valorizzare e riciclare questo materiale in un’epoca nella quale Greta Thunberg non era ancora nata e il tema della sostenibilità ambientale era pressoché invisibile ai radar dell’industria e del mondo produttivo.

Idea Plast, piccola impresa milanese con sede a Lainate è infatti specializzata nella progettazione, prototipazione e produzione di manufatti ecosostenibili in plastica seconda vita. E la sua storia, iniziata 25 anni fa, alla fine degli anni Novanta, è da sempre legata all’idea che la questione dello smaltimento della plastica potesse rappresentare non solo un problema da affrontare il prima possibile, ma anche un’opportunità.

Se oggi l’azienda ha tra i propri clienti gruppi del calibro di Moncler, Mc Donald’s e Perfetti, giusto per citarne qualcuno, è grazie a questa visione, che ha consentito di assicurarsi un vantaggio competitivo e di know-how su chi è arrivato solo più tardi a porsi la questione della sostenibilità.

In effetti quando noi siamo partiti non c’era sensibilità rispetto al tema di dove sarebbe andata a finire tutta quella plastica una volta arrivata a fine vita.

Conferma Alessandro Trentini, fondatore e general manager di Idea Plast.

Nella mia testa, però, c’era già chiaro che quello sarebbe stato un grosso problema da affrontare nel futuro, per cui mi sono messo a cercare una soluzione pratica.

Dopo aver cominciato a lavorare con un primario gruppo della Gdo tra il 2004 e il 2005, sviluppando la cassetta per il servizio di e-commerce con consegna a domicilio, la questione del recupero del materiale plastico divenne centrale.

Per il nostro secondo progetto con loro sviluppammo una cassetta di frutta e verdura prevedendo anche l’ultima parte della filiera, cioè il ritiro e riutilizzo a fine vita.

Spiega sempre Trentini. Da lì alla progressiva specializzazione nell’engineering di prodotti sostenibili e in progetti di eco-design, per cui già nella fase di ideazione si immagina come recuperare un prodotto una volta arrivato a fine vita, il passo è stato breve. Con il risultato finale che oggi Idea Plast rappresenta un punto di riferimento per le aziende che hanno l’esigenza di adeguarsi ai principi e alle norme in ambito di sostenibilità.

Noi oggi viviamo di sostenibilità, nel senso che ci siamo portati avanti su questo tema e veniamo coinvolti quotidianamente in progetti da aziende che hanno necessità di convertire rifiuti o scarti di produzione o che hanno necessità di utilizzare plastica seconda vita per realizzare dei manufatti.

Conferma il general manager di Idea Plast.

Questo sia perché c’è la questione dei bilanci di sostenibilità e dell’impronta green, che il mondo economico e imprenditoriale hanno ormai fatto propri, sia perché rispetto alla plastica siamo tornati in epoca pre Covid, per cui si sta di nuovo demonizzando questo materiale che durante la pandemia era stato rivalutato.

Una serie di condizioni che stanno contribuendo alla diffusione degli articoli in plastica riciclata, sempre più utilizzati soprattutto in ambito industriale ed edile.

Abbiamo sviluppato da alcuni anni la linea Green-Projects, con la quale produciamo arredi urbani (panchine, staccionate, fioriere, cestini) e parchi gioco in plastica riciclata, che abbiamo progettato in modo da facilitare anche l’inclusione dei bambini disabili.

Spiega Trentini. Più di recente l’azienda meneghina, che conta una trentina di dipendenti, ha dato il proprio supporto tecnico per il progetto Tyreplast, promosso da Ecopneus e volto a dare nuova vita agli pneumatici arrivati a fine corsa. Il polverino di gomma che si ricava viene recuperato diventando ingrediente per materiali poi utilizzati in ambito edile, di arredo urbano, zootecnico, ma anche nell’automotive e nella componentistica.

Sempre con Ecopneus è stato sviluppato un progetto «in risposta all’esigenza di sostituire gli pneumatici fuori uso che per tradizione si utilizzano come parabordo nei porti e che spesso finiscono per essere dispersi in mare quando si consumano», spiega Trentini.

Noi abbiamo trovato il modo di realizzare un parabordo fatto al 100% con pneumatici fuori uso il cui utilizzo è sicuro e rappresenta un’alternativa sostenibile a quello dello pneumatico appeso.

Tante piccole-grandi innovazioni frutto di un investimento in ricerca e sviluppo che raggiunge il 25% del fatturato. Una cifra che aiuta a capire perché un’azienda di queste dimensioni riesca a incidere sul futuro più di molti grandi gruppi e multinazionali.

Dall’eco-design alla medicina: le scarpe speciali per proteggere le mucche

Una scarpetta in gomma riciclata proveniente dagli scarti dell’industria calzaturiera, per ridurre un problema poco noto, ma che affligge fino al 40% delle mucche: la zoppia bovina. Tra i progetti realizzati da Idea Plast ce n’è anche uno a metà strada tra sostenibilità ambientale e sociale, quello ribattezzato La mucca scalza.

Anche se si tratta di un tema noto fondamentalmente solo agli addetti ai lavori, «durante la loro vita le mucche possono contrarre infortuni o malattie che ne debilitano la salute, e tra queste c’è la zoppia bovina, una delle malattie più comuni e diffuse nelle mucche da latte», spiega spiega Alessandro Trentini, General manager di Idea Plast.

Consiste in una menomazione dell’apparato locomotore con alterazione dell’andatura dell’animale.

Muovendosi scalze su aree e superfici spesso molto dure e sconnesse, le mucche da latte tendono infatti a essere soggette a infortuni, che possono provocare stati infiammatori e infezioni debilitanti, le cui cure richiedono investimenti in denaro e risorse, oltre a compromettere la salute degli animali.

Riutilizzando gli scarti in gomma di suole per scarpe antinfortunistiche, Idea Plast ha creato una scarpetta per contrastare la zoppia bovina e ridurre gli infortuni. Un progetto «che ha anche un forte messaggio sociale», sottolinea Trentini, «e che ci fa capire come una corretta gestione dell’intera filiera, dalla produzione al recupero fino al riutilizzo, possa trasformare gli scarti da rifiuto in risorsa».