Sostenibilità

Uno Contract: arredi di lusso responsabili

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di Pierluigi Masini

Attenzione alle parole. Partiamo dalla Treccani, che ci spiega che il lusso è “sfoggio di ricchezza, di sfarzo, di magnificenza” e anche tendenza all’acquisto di oggetti che sono volti “a soddisfare l’ambizione e la vanità più che un reale bisogno”. Ammettiamolo: chi ne è immune? Ma nel tempo i concetti si modificano e anche il lusso acquista connotazioni inaspettate, almeno fino a pochi anni fa. L’ultima tendenza punta al lusso sostenibile, che prevede un approccio consapevole ai temi della salvaguardia del pianeta. Sostenibilità che si lega a bisogni sempre più diffusi, nei clienti e nelle aziende, e a scelte coerenti con i propri valori.

Questa è la linea su cui si muove da tempo un’azienda di Pramaggiore, in provincia di Venezia, la Uno Contract: da 38 anni questa media azienda manifatturiera realizza arredi per hotel di lusso, per complessi residenziali e navi da crociera, contando tra i suoi clienti grandi catene internazionali dell’hôtellerie come Oberoi, Marriott, Accor, Radisson, Crown Plaza. Uno degli ultimi successi è arrivato lo scorso anno per la ristrutturazione di un albergo cinque stelle lusso di Milano, il Park Hyatt, proprio a due passi dal Duomo, salutato come il primo caso in Italia di un hotel capace di ottenere la certificazione FSC di progetto.

La sigla FSC sta per Forest Stewardship Council, marchio che nel mondo garantisce la provenienza del legno da foreste gestite in maniera responsabile. Significa che per tutte le 106 camere della struttura, comprese 14 suite, e anche per il ristorante, sono state scelte essenze arboree raffinate – ma anche tracciate e certificate – utilizzate per realizzare arredi su misura che hanno garantito i più alti standard del lusso. Inoltre Uno Contract fornisce non solo prodotti certificati FSC, ma consente anche ai propri clienti di ottenere una certificazione di progetto per la propria struttura.

Raffinatezza nel rispetto dell’ambiente, dunque. Che nella filosofia aziendale si estende anche a tessuti di pregio per poltrone e divani, realizzati partendo proprio da materiali di recupero. Questo impegno globale è valso anche all’azienda veneziana il premio speciale “Catena di Custodia” di FederlegnoArredo, l’associazione di settore di Confindustria, consegnato pochi mesi fa dal presidente Claudio Feltrin durante le premiazioni del concorso FSC Italia Furniture Award. Inoltre l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente ha portato anche alla realizzazione di una foresta in Tanzania, che garantirà legni certificati dando un prezioso sostegno economico agli agricoltori locali.

Situata a Pramaggiore, nella città metropolitana di Venezia, Uno Contract ha un fatturato 2022 di 18,3 milioni di euro, in prevalenza proveniente dal settore hotel (41%) ma anche dal residenziale e dal navale. I suoi clienti sono in Medio Oriente e Europa (con una quota uguale del 40 %), negli Stati Uniti (15%) e in Asia (5). L’azienda, da sempre proprietà della famiglia Tabaro, vede oggi al comando i figli del fondatore affiancati da un management di esperienza.

In questi decenni Uno Contract è cresciuta e le sue attività si concentrano su tre siti produttivi, per un totale di 60mila metri quadri coperti, che hanno realizzato progetti di architetti come Zaha Hadid, Piero Lissoni e Miguel Casal Ribeiro, Jacques Garcia, Simone Micheli, Pierre-Yves Rochon e tanti altri. Infine, con il marchio Uno Essential, è stata disegnata dallo Studio Ciarmoli Queda una collezione di 29 pezzi per il mondo dell’hôtellerie e del residenziale, che si rivolge ai professionisti attraverso la piattaforma shop.unocontract.it.

In cantiere la stanza del futuro”

Quest’anno Uno Contract sarà impegnata in diversi progetti, tra cui un hotel di lusso a Doha, in Qatar, sotto il marchio Rosewood, e un Vida Hotel a Dubai.

Spiega Mauro Tabaro, ad di Uno Contract. L’azienda da qualche anno è anche sponsor della squadra di calcio del Venezia, che milita nel campionato di Serie B, e contribuirà alla realizzazione della nuova sede della società alle porte della città lagunare.

Insieme a Ricehouse (startup di cui Il Settimanale si è occupato nel numero del 13 gennaio scorso, ndr) stiamo lavorando a un progetto che chiamiamo “La stanza del futuro”.

Continua Tabaro. L’idea è quella di combinare l’utilizzo dei materiali innovativi di Ricehouse, ottenuti dagli scarti della lavorazione del riso, come la lolla e la paglia, con l’esperienza di Uno Contract per la realizzazione di arredi custom destinati al mondo dell’hôtellerie.

Vogliamo presentare – anticipa Tabaro – una proposta inedita che favorisca un’evoluzione importante del nostro settore: l’impegno di Uno Contract per la sostenibilità rimarrà dunque al centro del nostro lavoro.