Economia della Conoscenza

Intelligenza Artificiale, una questione di fede

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di Beppe Ceccato

Scusi, ma perché lei è qui? La domanda, provocatoria, è il titolo di un libro pubblicato da Terre di Mezzo (128 pagg. 14 euro) scritto da don Andrea Ciucci, coordinatore della sede centrale della Pontificia Accademia per la Vita, nonché segretario generale della Fondazione vaticana RenAIssance per l’etica dell’intelligenza artificiale.

Il sottotitolo, Storie di intelligenze umane e artificiali, dà una parziale risposta al titolo-domanda. La prefazione è prestigiosa, di Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr. Quanto basta per attirare l’attenzione, soprattutto in un anno dove non si smette di parlare di AI, Artificial Intelligence. «Il 2023 sarà ricordato come l’anno della democratizzazione dell’AI», scriveva sul numero 17 del nostro magazine Ernesto Sirolli dalla California.

Mentre don Andrea sulla quarta di copertina spiega: «Lavoro per un ufficio vaticano che raduna 160 grandi scienziati provenienti da tutto il mondo. Diverse nazionalità, campi di specializzazione, culture e fedi religiose, una sola frontiera: AI for Good, l’intelligenza artificiale per il bene». Scritto sotto forma di diario, un avventuroso taccuino che porta il lettore da Roma a Teheran, da Washington ad Abuja, narra il lavoro scientifico, filosofico e umano di tante persone che da tempo analizzano la compatibilità tra tecnologia e uomo. Non per niente si parla di algor-etica e robo-etica.

Don Andrea, non leggo giudizi religiosi” sullIA in questo libro…

Perché faccio proprio l’uomo religioso! Il giudizio religioso è vivere questo mondo, abitarlo, lasciarsi interrogare, porre delle questioni, riconoscere punti su cui non possiamo trasgredire, e cioè la dignità della persona umana. Il mio problema non è mandare qualcuno all’inferno o in paradiso o dire, come ha fatto qualcun altro: “Abbiamo chiesto a ChatGPT se Dio esiste e siamo rimasti delusi perché non ha saputo rispondere”, ma chissenefrega! Il mio problema non è nemmeno trovare uno spazio per la religione nella tecnologia, ma da uomo credente, custodire l’umano dentro questo mondo. È esattamente LA risposta religiosa, che non si preoccupa del Padreterno ma delle Persone».

Francesco è un pontefice presente sul tema della scienza, la dedica del libro a lui (A papa Francesco, perché è colpa sua!) la dice lunga su questo…

Vero, anche se la Pontificia Accademia per la Vita è stata fondata già da Giovanni Paolo II. Se ci pensiamo, Raimondo Lullo, uno dei grandi scienziati del tardo Medioevo, era un frate. L’esperienza cristiana riconoscendo la bontà della vita dell’uomo s’è preoccupata dell’uomo e anche della scienza. La Chiesa ogni tanto corre il rischio, di rinchiudersi in se stessa, rimanere dentro le sacrestie. In questi casi non fa un buon servizio né al Vangelo, né alla vita degli uomini in un mondo particolarmente segnato da una tecnologia invasiva e preclusiva, con tutto il bene che offre e le sfide che ci propone».

Siamo preparati allIA?

Mi chiedo: quando abbiamo inventato l’energia elettrica, una delle grandi trasformazioni della vita umana, eravamo pronti? Probabilmente no. La differenza oggi, rispetto a quest’esempio, è che le attuali trasformazioni tecnologiche sono particolarmente veloci e diventano istantaneamente globali. Questi due elementi – velocità e globalità – non cambiano qualitativamente la vita come ha fatto l’energia elettrica. Se con quest’ultima si sono attivati una serie di percorsi culturali che offrivano una comprensione del “gioiellino” che avevamo a disposizione, a maggior ragione dobbiamo farlo ora sapendo che abbiamo tempi più stretti e dimensioni più larghe, dunque, responsabilità maggiori. Davanti a un’innovazione tecnologica significativa è richiesta una profonda riflessione culturale, sapienziale, antropologica. Non siamo pronti ma dobbiamo correre, velocemente e insieme.

Anche con le altre grandi religioni monoteiste?

Per esempio! Speriamo di farlo tra qualche mese anche con le religioni orientali in Giappone. Sono tutt’altri mondi e antropologie. Ognuno la legge in orizzonti diversi, però dobbiamo metterci insieme, ciascuno con le proprie originalità, o questo fenomeno rischia seriamente di bruciare le vite».

LIntelligenza artificiale in mano a pochi è un altro grande tema.

La domanda è inevitabile: un fenomeno così globale può restare nelle mani di quattro consigli d’amministrazione? In questo senso l’Europa ha iniziato a mettere dei paletti, riconoscendo che questo fenomeno segna e dà forma alla vita sociale e come tale va regolamentato.

Cosa ha voluto affidare al lettore?

Mi piacerebbe che attraverso questa lettura volutamente semplice e leggera si riconoscesse che le questioni sono più complicate di quanto si creda, ci sono grandi temi (quello medicale per esempio), che usiamo parole in modo troppo semplicistico (vedi il tema Natura) che abbiamo grandi sfide da affrontare e che custodire la vita delle persone dentro questi temi è cosa per cui vale la pena spendersi.