L'editoriale

Un anno con Giorgia

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La Meloni compie un anno e in questi primi dodici mesi della sua vita da Premier non ha avuto a che fare con giochi e balocchi, ma con le conseguenze del Covid e di una guerra che ancora non fini- sce, con un dossier immigrazione sempre più drammatico, con il caro energia, il caro mutui, il caro vita.

Complessivamente con la Storia che in questi tumultuosi anni ‘20, del ventunesimo secolo, corre veloce e brucia le certezze, tra la fine della globalizzazione e il tumulto delle geopolitiche.

I giornali e la tv, ognuno con la sua linea editoriale, hanno riscoperto la libido della pagella tradizionale, voti, promozioni, bocciature e anche interi dossier, dall’in- chino alla contestazione totale. L’antica nevrosi italica dei guelfi e dei ghibellini, di cui spesso qui parliamo, sta diventando psicosi, per Freud un grave passaggio patologico. Alcuni talk sono ormai inguardabili, dediti non più a un pizzico di approfondimento o di conoscenza, ma a una drammaturgia ossessiva dell’attacco e della difesa.

Cominciamo allora a ritrovare un po’ di oggettività con i numeri. Sono quelli dei sondaggisti, non verità assolute, ma ormai affidabili. La media delle varie scuole dice che il partito che ha vinto le elezioni con oltre il 26%, FdI, è sopra il 28 con varie oscillazioni e che il gradimento personale di Giorgia Meloni è ancora molto alto, tra il 39 e il 41%.

Stando a questa fotografia, sarebbe ancora luna di miele, o di Mieloni per stare al gioco di parole della nostra copertina.

I sondaggi indicano però anche le tendenze future e una certa preoccupazione nell’elettorato di centro destra soprattutto in tema di migranti.

Le immagini di Lampedusa, anche se il Papa dice che l’invasione non c’è, hanno scioccato un’opinione pubblica che non è composta da leader spi- rituali o da fini sociologi.

L’impressione è che le strategie adottate finora dal governo non siano state efficaci, il tema è complesso ma le risposte devono essere più chiare e meno retoriche.

Anche sulle questioni economiche la visione è un po’ a zig zag, al di là di quelle che vengono chiamate difficoltà di congiuntura, tassi alti, crescita in flessione, inflazione, ritorno del Patto di stabilità.

La riforma del Fisco è ancora un cantiere e le imprese, piccole, medie e grandi aspettano notizie certe su cuneo fiscale e incentivi per l’innovazione tecnologica e la formazione.

Sul piano internazionale invece la grande sorpresa, riconosciuta un po’ da tutti. Dal rapporto con le istituzioni europee all’atlantismo senza se e senza ma sulla guerra in Ucraina, da Biden, all’Onu, al G20, la sensazione è stata quella dell’Italia trattata come un paese importante, quale siamo.

Inutile rifarsi al detto che giusto o sbagliato questo è il nostro paese, da noi è tempo perso. A proposito di tempo, siccome c’è tanto da fare mai dimenticare che il miele scorre veloce nel tempo dell’Infosfera di Internet, che tutto rende obsoleto