Finanza e Risparmio

La strategia green del re dello zucchero

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di Roberta Favrin

Terra di grandi vini, Nizza Monferrato è anche la patria di una delle imprese più dolci d’Italia. Si tratta della Figli di Pinin Pero & C. Spa, principale importatore nazionale di zuccheri grezzi di canna direttamente dai Paesi di origine e marchio leader nella distribuzione del prodotto. Di recente ha ricevuto dalle isole Mauritius il premio internazionale come “best packaging provider” per la commercializzazione del Muscovado, specialità integrali tra le più apprezzate al mondo.

Dal 1890 si alternano al timone dell’azienda padri, figli e nipoti del “clan” Pero. Beppe è l’attuale presidente e amministratore delegato ma il futuro dell’azienda è al femminile. Maria Beatrice siede nel CdA e segue il dipartimento commerciale, Cristina è responsabile qualità e sviluppo di nuovi prodotti, Francesca si dedica alle risorse umane (una quarantina) e alla produzione. Si parla di 300mila quintali di zucchero bianco e di canna importato, lavorato e confezionato per quattro canali di vendita: grande distribuzione, horeca, industria dolciaria (zuccheri speciali e derivati per pasticceria e gelateria) e vending. Tre gli stabilimenti, tra Astigiano e Alessandrino, per una produzione sempre più sostenibile, a cominciare dall’autoproduzione di elettricità da fonti rinnovabili.

Il primo impianto fotovoltaico da 50 chilowatt è stato installato a Nizza 16 anni fa, nell’ultimo anno ne è stato realizzato uno aggiuntivo da 185 chilowatt:

Un investimento da 200mila euro finalizzato all’autosufficienza – sottolinea il presidente – purtroppo a 10 mesi dal completamento non lo abbiamo ancora attivato  per le complicazioni della burocrazia. Ritardi che ci sono costati tantissimo: un’intera estate, periodo di massimo rendimento del solare, completamente improduttiva a fronte di bollette energetiche stellari.

Un altro investimento sul fotovoltaico è stato realizzato sullo stabilimento della Aliberti, controllata che produce assieme agli zuccheri liquidi per l’industria alimentare altre specialità come sciroppi, liquori, preparati per bevande istantanee e creme. Come accade per il caffè (e per il vino) la ricerca punta alla qualità valorizzando le origini dei prodotti: 6 i gran cru della collezione “Pero”, dal Malawi allo Swaziland.

L’impronta green è sempre più marcata, sia sul prodotto sia sul packaging. Sul primo fronte cresce l’offerta bio. Vale per lo zucchero di cocco estratto dalla linfa dei fiori della palma, aroma mielato e un indice glicemico inferiore rispetto al classico saccarosio, come per il Paneçao e il Muscovado che «arricchiscono le ricette con sentori e aromi speciali e nello stesso tempo sono ricchi di oligoelementi come ferro e potassio», sottolinea Maria Beatrice Pero. Nel caso del Muscovado e di altri zuccheri di canna il valore aggiunto sta anche nell’impronta sociale certificata dai canali del commercio equosolidale.

Sul fronte del packaging «stiamo progressivamente riducendo il quantitativo di plastica nei nostri imballi e utilizzando, laddove possibile, monomateriali che permettano al consumatore finale di fare una raccolta differenziata di qualità, ad esempio kit con bicchierini in carta e palettine in legno per i gestori dei distributori automatici», spiega il Ceo.

Dalla metà degli anni Settanta i Pero si divertono a giocare con forme e volumi delle bustine di zucchero: nei primi anni Duemila hanno lanciato la “Bustilla” a forma di rettangolo allungato e poi la mini piramide, entrambe arricchite da stampa fotografica. Piccoli oggetti di uso quotidiano che l’azienda (quasi un miliardo di pezzi prodotti in un anno) ha reso speciali e “parlanti” grazie alla creatività di artisti, fotografi, scrittori, o alla personalizzazione studiata per le private label.

Un mondo, quello delle bustine monoporzione, che potrebbe scomparire nell’arco di qualche anno da bar, ristoranti e hotel. Lo prevede la bozza del nuovo regolamento sugli imballaggi monouso per alimenti e condimenti, presentato poche settimane fa dalla Commissione Europea.

È un provvedimento assurdo che contravviene alle precauzioni sanitarie doverosamente imposte dai Governi per fronteggiare l’epidemia pandemica tuttora in corso. Speriamo che l’Italia faccia sentire la sua voce, a tutela dei consumatori, della filiera alimentare e dell’industria del packaging – conclude Beppe Pero.

Nel frattempo l’azienda è alla continua ricerca di nuovi prodotti, tra cui dolcificanti alternativi allo zucchero derivati da fonte naturale. Il fatturato è salito l’anno scorso a 30 milioni, a fronte dei 25 milioni raggiunti nel 2021.

Un museo sui segreti dellingrediente più dolce

Ha festeggiato 20 anni la  della famiglia Pero, prima esposizione italiana ed europea dedicata alle bustine di zucchero. Nato da un’idea di Beppe Pero, il museo allestito a Nizza Monferrato racconta con supporti video e multimediali l’abc dell’ingrediente principe della dolcezza.

Il percorso (600 metri quadrati) si snoda tra storia e scienza: dal perché Napoleone decise di diffondere la coltivazione della barbabietola in Europa alle tecniche di lavorazione e raffinazione. Con tante curiosità: il potere nutritivo dello zucchero, la sua capacità di cicatrizzare le ferite, o ancora la scoperta nel centro della Via Lattea di una molecola di glicol-aldeide, un parente stretto dello zucchero comune sulle nostre tavole.

Ma ciò che lo rende unico è la raccolta di bustine di zucchero: migliaia di pezzi che arrivano dai cinque continenti.

Il primo brevetto industriale della bustina fu depositato in Francia nel 1908 – spiega Beppe Pero – nella nostra collezione abbiamo esempi che risalgono agli anni Trenta del ‘900 come alcune rare zollette di zucchero incartate, dal Nord Europa.

Un “cult” per il popolo dei glicofili (i collezionisti di questi oggetti).