Inchieste

AI nella Logistica: movimenta merci e prodotti

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di Laura Siviero

L’Intelligenza Artificiale bussa forte alle porte delle imprese e mostra, a un primo impatto, il suo lato critico. Chi riesce ad andare oltre e capirne le potenzialità la afferra, senza timori e senza farsi travolgere, chi scruta guardingo ha già perso il treno.

In un settore, quello della logistica, in grado di movimentare 8 trilioni di dollari, riuscire a coordinare miliardi di singoli prodotti e merci, a livello spesso globale, non è semplice e va oltre la capacità umana.

Sono molte le soluzioni di AI nate in questo settore e riguardano diversi aspetti: la movimentazione delle merci, le reti di spedizione coordinate, la pianificazione della manutenzione dei veicoli e molto altro.

Ma se un colosso come DHL trova nell’intelligenza artificiale un partner gestibile, perché ne conosce pregi e difetti e sa apprezzare i livelli di ottimizzazione prima inimmaginabili, le imprese di piccole o medie dimensioni non sempre sono adeguatamente formate e pongono resistenze. Il timore di essere sostituti da un algoritmo, la difficoltà nel comprenderne i vantaggi, la diffidenza nella condivisione dei dati, ma anche i costi elevati di infrastrutture. E, soprattutto, il cambio di mentalità. Con il rischio di restare tagliati fuori.

Dall’AI Index Report 2023 di McKinsey, si evince che l’uso dell’Intelligenza Artificiale più comune nel 2022 è stato l’ottimizzazione delle operazioni di servizio (24%), seguita dalla creazione di nuovi prodotti basati sull’intelligenza artificiale (20%), dalla segmentazione dei clienti (19%), dall’analisi del servizio clienti (19%). Mentre la funzione di Supply-Chain Management presenta una percentuale bassa di adozione tra il 2 e il 12%. «Se le opportunità e i vantaggi sono piuttosto chiari e lodevoli – si legge nella ricerca – sono tre le sfide principali che i leader aziendali hanno identificato: la dimostrazione del valore aziendale, la mancanza di impegno esecutivo e la scelta delle giuste tecnologie».

La parola d’ordine dell’intelligenza artificiale oggi è ottimizzazione.

«Le soluzioni basate sull’AI –spiega Claudia Caballini, ricercatrice al Politecnico di Torino, DIATI (dipartimento ingegneria ambiente territorio e infrastrutture) – permettono di efficientare i processi, ridurre l’impatto ambientale e sociale e aumentare la sicurezza». Ottimizzazione dei carichi dei trasporti, dei percorsi intermodali, passaggi che prevedono anche l’utilizzo di piattaforme condivise, che non sempre le aziende hanno piacere di utilizzare. «Talvolta gli operatori non vogliono condividere le informazioni – prosegue Caballini – per problemi di protezione dei dati. Ma la direzione è quella. Sono necessari un cambiamento culturale e un cambiamento nei processi».

Una tecnologia che oggi spaventa per il timore di perdere posti di lavoro, ma soprattutto per non essere in grado di governarla. «In questi anni –dichiara Davide Aghinolfi, ceo Iroi (società di innovazione e ottimizzazione di processi) – gli utenti vogliono dei sistemi di supporto alle decisioni non sistemi che sostituiscano l’operatore umano. Non credo che il pericolo sia dietro l’angolo. Siamo nella fase in cui è necessario reskillare gli operatori».

Non si può pensare di risolvere tutto con l’intelligenza artificiale, ma non si può stare fermi. «L’AI oggi è un alleato importante, per migliorare i costi operativi, la qualità delle consegne – interviene Roberto Verano, presidente Confmobility (organizzazione trasversale sui temi della mobilità sostenibile) – ma bisogna essere certi che l’algoritmo sia corretto e se manca la formazione facciamo più danni che benefici».