Inchieste

Di Taranto: tensioni Italia UE per la concorrenza con la Germania

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di Alessandro Luongo

Giuseppe Di Taranto, professore emerito di Storia delleconomia alla Luiss, come reputa la tensione fra lItalia e la Commissione europea che ci critica su più fronti, dalla concorrenza al nutriscore, al fiscal compact e altro ancora?

È più che altro basata sui livelli di economia raggiunti dall’Italia, concorrenziali a quelli della Germania. Siamo difatti la seconda manifattura d’Europa e una delle più avanzate economie del G7. Non a caso, lo spread è sceso da 220- 240 di qualche mese fa agli attuali 180 e la Borsa è in ripresa; e la valutazione dell’Italia sui mercati internazionali è migliorata. Perché, mi chiedo, invece, i parametri del Patto di stabilità sono stati sospesi negli ultimi due anni dopo che l’austerità voluta dai Paesi del Nord nel 2011 ha messo in ginocchio la Grecia e ha comportato per noi un taglio per la sanità di 37 miliardi? Per la pandemia? No, perché quelle regole erano sbagliate.

Dunque è una tensione che parte da lontano?

Se lo ricorda l’acronimo coniato dalla stampa economica anglosassone nel 2007 per indicare i cinque Paesi della zona euro nella precaria condizione dei conti pubblici e con scarsa competitività? PIGS, e si riferiva a Portogallo, Italia, Grecia, Spagna. Il parametro del 3% per il rapporto deficit pubblico/Pil non ha alcuna base scientifica, mentre il rapporto del 60% per il debito pubblico/Pil è stato calcolato erroneamente. Il paper del 2010 che avrebbe infatti dovuto dare basi scientifiche alle politiche europee di austerità, stilato da Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, docenti di Harward, fu poi smentito nel 2013 da uno studente dello stesso ateneo, Thomas Herndon, che si accorse che quei conti erano totalmente sbagliati per via di un problema del software Excel. Esso aveva difatti escluso alcuni Paesi e anni che avrebbero decisamente cambiato il risultato. Lo scrittore e giornalista Rampini li definì ‘valori magici’. L’Unione europea in realtà ha preso una nuova direzione da quando l’ex cancelliera tedesca Merkel ha abbandonato la scena; dall’austerità si sta passando ora a una politica di solidarietà. Con l’emissione degli eurobond, per esempio. E non solo. Uno dei progetti della revisione del Patto di stabilità stabilirebbe che i 27 membri del blocco possano definire regole e tempi della riduzione del debito pubblico in accordo con la Commissione europea. Questa è l’Europa che vorrei.

Per abbattere linflazione la Bce continua però ad alzare il costo del denaro. Non ci sono altri mezzi per raggiungere questo obbiettivo?

La politica della presidente Christine Lagarde in questo momento è errata, sia nella forma sia nella sostanza. Nella forma, per via della comunicazione che tende ad anticipare i prossimi rialzi e a generare allarme sui mercati e presso gli imprenditori. Nella sostanza, perché la nostra inflazione non deriva da aumento della domanda come negli Stati Uniti, ma da un rincaro dei costi delle materie prime e dalle derrate alimentari. Non a caso ho coniato a questo proposito un termine, ‘agflazione’, inflazione da agricoltura. La Federal Reserve Bank ha invece intrapreso una corretta politica di ristrettezza monetaria perché l’economia negli Stati Uniti procede a gonfie vele, con un tasso di disoccupazione al 3,4%, e la domanda supera l’offerta; è giusto, dunque, raffreddarla. Da noi bisogna agire, invece, sull’offerta, con una politica di bilancio orientata su bonus e agevolazioni come quella intrapresa dal governo Draghi e ora da quello Meloni. Per diminuire l’inflazione occorre far abbassare il costo delle materie prime, imporre il tetto al gas e al petrolio, proposta italiana finalmente accolta dall’Europa. Giorgia Meloni non è ancora riuscita, purtroppo, a far disallineare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica che darebbe un ulteriore sforbiciata ai prezzi. La buona notizia è arrivata comunque nei giorni scorsi, quando il presidente di Arera ha comunicato la diminuzione delle bollette del gas del 34,2 per cento rispetto a dicembre 2022.

Il Pil dellItalia sale più del previsto, mutui e affitti schizzano però alle stelle.

Salgono alle stelle perché sono l’ovvia conseguenza della sbagliata politica monetaria della Bce. Ripeto, la stessa comunicazione che anticipa i prossimi rialzi paralizza anche le decisioni degli imprenditori che vogliono investire e non chiederanno così prestiti in questo periodo per l’impennata del costo del denaro già prestabilita. Il rialzo già annunciato al prossimo marzo potrebbe provocare la recessione, è vero. Ma ricordo anche che tutte le previsioni di crescita del Pil dal 2021 a oggi si sono rivelate infondate. La crescita del 2022 è già fissata al 3,9% e il Pil di quest’anno passa da un -0,2% a un +0,6% stimato dal Fondo monetario internazionale. Io mi spingo oltre, e prevedo che arriveremo a poco sotto l’1% per due grandi vantaggi a nostro favore: il tetto al prezzo del gas (dopo la feroce speculazione della Borsa di Amsterdam) e al petrolio, e gli investimenti grazie al Pnrr, che genereranno occupazione e ricchezza.

Secondo lei, la Bce pigerà ancora a lungo sul tasto del rialzo dei tassi dinteresse?

La Lagarde andrà avanti fino a quest’estate, poi mi auguro davvero che abbia un ripensamento.