Inchieste

Fisco, il vero problema è una flat tax troppo estesa

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di Saverio Fossati

Il Governo ha messo tra parentesi molte promesse. Ma il sistema fiscale ha fortemente bisogno di interventi strutturali. Non si tratta solo di una manutenzione radicale a questa o quella imposta ma di ripensarne la struttura cercando di ricondurla ai connotati definiti dalla Costituzione. Questo, a grandi linee, il pensiero di Maurizio Logozzo, ordinario di Diritto Tributario alla Cattolica di Milano e allievo di Enrico De Mita.

Professor Logozzo, il lavoro sulla riforma fiscale intesa come articolazione delle diverse imposte si è di fatto fermato ad agosto, a ridosso delle elezioni. Ma proviamo a indicare alcuni tra i temi più urgenti da affrontare.

Un tema che certamente verrà trattato è quello dei Testi unici, cioè codificazione dei principi e semplificazione del sistema. Ma un problema concreto che va affrontato subito e che sta a cuore anche al viceministro Maurizio Leo è quello della duplicazione delle sanzioni e della riforma complessiva del sistema sanzionatorio.

Cioè?

Nella normativa viene troppo spesso violato il principio del ne bis in idem, infliggendo non solo la doppia sanzione, sia penale che amministrativa, ma anche due o più sanzioni amministrative in relazione alla medesima condotta.

Per esempio, l’indetraibilità dell’Iva viene punita sia con la sanzione per indebita detrazione che con quella per infedele dichiarazione, ma come potrebbe essere diversamente? È chiaro che se commetto un errore nel calcolo dell’Iva detraibile, la dichiarazione sarà automaticamente “infedele”, quindi perché applicare due sanzioni? Così come quando ometto la dichiarazione e poi non effettuo versamenti, eppure sono due le sanzioni irrogate.

Ma non basta: ultimamente la Guardia di Finanza sta applicando la sanzione del 25% dell’ammontare dei costi relativi all’accertamento di operazioni inesistenti, oltre a tutte le altre sanzioni previste per condotte fraudolente. Tutto questo va razionalizzato, in Europa è certo meno penalizzante.

Poi, infatti, si arriva ai condoni, come la “rinuncia” alle pretese del Fisco contenute nella legge di Bilancio perché sanzioni e interessi sono insostenibili.

Ma esiste anche un problema strutturale: quello della mancanza di coerenza generale del sistema, in riferimento soprattutto al principio costituzionale della progressività dellimposizione fiscale.

Si sono persi i principi costituzionali, questo è il punto, la materia tributaria è stata completamente distrutta. Si è persa la razionalità del sistema e la coerenza delle singole imposte. La crisi dell’Irpef non si può certo affrontare con una pletora di imposte sostitutive e cedolari, dagli affitti, agli autonomi, eccetera. Stiamo andando verso l’irrazionalità del sistema.

Una cosa da affrontare subito è il divario tra dipendenti e autonomi, l’Irpef si è ridotta a tassare dipendenti e pensionati. Le altre forme di reddito da lavoro sono tassate per lo più con il forfait del 15% ma stiamo parlando dell’Irpef e non dell’Iva (dove sino a 100mila il forfait è consentito dall’Ue).

Se uno guadagna più di 85mila euro va tassato con le aliquote normali, ma quale sarebbe la differenza del lavoro svolto sino a 85mila euro tra me e quello che sta sotto gli 85mila? Io pago il triplo del secondo! E questo è insostenibile.

Ma perché si profila un dubbio di legittimità costituzionale?

Già in commissione Finanze si era dibattuto anche di tassare al 26% i redditi di natura finanziaria come in sostanza è oggi, estendendo tale trattamento a tutti i redditi non da lavoro e di ridurre le aliquote a tre. Questo indica che stiamo andando verso un sistema non progressivo, a dispetto della Costituzione.

Si parla anche di quoziente familiare…

Il Governo sta tentando di andare lì (nel sistema francese, dove funziona molto bene, e si pagano 3.000 euro sino a 50mila euro di reddito familiare). Con l’assegno unico familiare per i figli a carico è stato fatto però un altro pasticcio: si è agito sulla leva del welfare e non su quella fiscale, si consente una detrazione per i figli che hanno più di 21 anni e la si proibisce per i minori, perché l’assegno unico è invece assistenziale e non fiscale.

Anche il quoziente familiare introdotto nel superbonus villette al 90% è irrazionale, perché basato sull’imponibile Irpef pari a 15.000 euro a familiare: se nella stessa famiglia i coniugi sono lavoratori autonomi possono usufruire del superbonus in quanto si applica l’imposta sostitutiva del 15% (che non è Irpef) anche se superano i limiti Irpef.

Si stanno facendo molte polemiche anche sulle accise

Ci sono in tutti i Paesi, è la prima forma della tassazione sui consumi (l’Iva è venuta dopo). Certo, oggi pesano per 40 miliardi su energia, alcoolici, eccetera e sembra difficile un intervento per ridurle: sono però favorevole alla imposte di scopo, quindi se le accise sulle sigarette vengono destinate alla sanità il peso fiscale diventerebbe comprensibile ai contribuenti.

Tra l’altro, dopo il cambio di orientamento della Cassazione dopo i miei interventi, è stato definitivamente chiarito che l’Iva sulle accise è dovuta solo in sede di fattura, quindi  non in sede di accertamento. E se le società di distribuzione di energia volessero farsi concorrenza, potrebbero rinunciare ad applicare le accise al consumatore finale, facendo così risparmiare anche la relativa Iva.