Inchieste

Legge 3: ritardo nel sostegno ai sovraindebitati

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di Federico Momoli

I numeri dicono che cresce l’indebitamento delle famiglie, mentre a fine 2022 hanno iniziato a scendere i risparmi privati.

È davvero più a rischio la stabilità dei bilanci familiari?

«È inevitabile – risponde Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, prima rete di professionisti della Legge omonima, chiamata anche “Salva Suicidi” –  Nel 2009, peggiore anno della crisi immobiliare iniziata nel 2008, il Pil calò del 5%. Calo che non siamo più riusciti a colmare e che nel 2020, a causa della pandemia, ha toccato quota 9%. Non abbiamo ancora bene compreso quali saranno gli effetti di questa crisi che, sommata a quella causata dallo scoppio della guerra, si “scaricheranno” nei prossimi anni.

Ma già ora possiamo vederne gli effetti se la Confartigianato ha dichiarato lo scorso anno che ben 800mila imprese sono a rischio. Quanto alle famiglie, già prima del Covid il 10% erano già sovraindebitate, cioè non in grado di rimborsare finanziamenti o debiti.

Cosa devono aspettarsi in questa situazione le piccole imprese, gli artigiani, i piccoli commercianti – la spina dorsale del sistema imprenditoriale italiano – meno strutturati per affrontare fasi problematiche?

Devono aspettarsi difficoltà e delusioni se non decideranno di riorganizzarsi e fronteggiare i nuovi tempi, che impongono imprenditori preparati non tanto sul prodotto ma sulla gestione finanziaria e sui metodi per incontrare la domanda.

Citando uno dei più grandi esperti di marketing odierni, possiamo dire che l’imprenditore “deve diventare un esperto di marketing che sa leggere un bilancio”. L’imprenditore deve essere quella persona che traccia le strategie per trovare i nuovi clienti tenendo sempre sotto occhio il bilancio, non quello chiuso in fabbrica a fabbricare il prodotto che poi qualcuno dovrebbe vendere.

Visto il fenomeno dal suo osservatorio: incidono solo cause esogene (caro-bollette, inflazione, costo del denaro, mutui) o pesano anche comportamenti sbagliati, causati da scarsa cultura finanziaria?

Purtroppo incontriamo quotidianamente esempi di cattiva gestione delle risorse, dovuta principalmente alla scarsa o nulla cultura finanziaria. Perché per diventare un professionista, ma anche un semplice agente di commercio, devo frequentare anni di scuola e superare un esame mentre per fare l’imprenditore basta andare in camera di commercio e aprire una partita iva? Un esempio sono proprio le forme di indebitamento.

Non si dovrebbero contrarre debiti se non per acquistare beni che producono reddito. Invece, praticamente da sempre, l’imprenditore italiano vive e lavora con i soldi della banca, la quale ha in mano la sua vita. E lo abbiamo visto nel periodo 2008-2010 quando il sistema bancario ha chiuso i rubinetti del credito.

Contro il sovraindebitamento delle famiglie esiste dal 2012 la Legge 3, la famosa legge Salva Suicidi”. Qual è il bilancio di questi dieci anni? Funziona?

La legge 3 del 2012 è stata la legge che ha introdotto in Italia per la prima volta delle norme a tutela del sovraindebitato. Dico “è stata” perché ora quelle norme sono state inglobate nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, entrato in vigore definitivamente il 15 luglio scorso.

Il bilancio di questi 10 anni è molto deludente perché non se ne è capita l’importanza fondamentale: mettere il sovraindebitato di nuovo nelle condizioni per essere risorsa per tutti (compreso lo Stato). Non si è fatto di tutto per portarla a conoscenza dei cittadini e metterli nella condizione di accedervi. Lo vediamo anche dalle polemiche di questi giorni sullo stralcio delle cartelle, visto che in questo Paese c’è ancora resistenza ad aiutare una persona indebitata.

Se ne parla troppo poco, dunque. Ma quanti ne conoscono lesistenza?

Pochi, a cominciare dalle istituzioni stesse che stiamo cercando da tempo di “stimolare”. E se non si parte dall’alto come si può pretendere che il cittadino comune possa esserne a conoscenza? Io mi aspetterei, in momenti come questi, una sorta di Pubblicità Progresso martellante in tutte le televisioni nazionali.

Siamo ancora lontani dal numero di pratiche che annualmente si portano a termine in Paesi come Francia e Germania, dove 100mila persone ogni anno rientrano nel circuito economico grazie all’esdebitazione. Qui non arriviamo a 10mila pratiche, la maggior parte delle quali non giungono ad una soluzione positiva.

Ha citato il nuovo Codice della crisi dimpresa e dellinsolvenza. In questi ultimi sei mesi si sono sentiti gli effetti?

Effetti? Se andassimo in giro per le imprese a chiedere notizie del nuovo codice della crisi avremmo la certezza di vedere facce stralunate e completamente inconsapevoli di quello che stanno rischiando. Il nuovo codice impone all’imprenditore di porre in atto i giusti “assetti organizzativi” per porre rimedio immediato a eventuali crisi in atto e prevenire quelle che potrebbero avvenire.

Il tessuto imprenditoriale italiano è formato per il 95% da piccole e medie imprese e la maggior parte di queste è completamente all’oscuro dei cambiamenti portati dalla nuova legge “fallimentare” e degli effetti che subiranno se non correranno ai ripari.

Nella Roma dei seicento, ai falliti veniva imposto di portare in pubblico un berretto verde (usanza da cui è poi derivato il detto essere al verde”). Oggi a chi fallisce che trattamento viene riservato? Davvero è cambiato qualcosa dopo che il termine fallimento” è stato cancellato dal lessico giuridico?

È stato tolto il termine “fallimento” e si è lasciato quelli di “curatore fallimentare” e “concordato”, che nel pensiero comune è visto come l’anticamera del fallimento. Questi sono solo due esempi: non basta cambiare nomi alle procedure oppure togliere vocaboli scomodi. Bisogna assolutamente cambiare il modo di vedere le procedure concorsuali.

Oggi come ieri sono viste e considerate come una gogna pubblica, al contrario di altri Paesi moderni dove sono uno strumento per permettere alle imprese e agli imprenditori di ritornare a lavorare, produrre ed essere risorse per il bilancio per lo Stato.