Inchieste

Una testa di ponte nel Mediterraneo

Scritto il

di Laura Siviero

Salvini e Fratelli d’Italia scommettono sul Ponte sullo stretto di Messina. Panacea del sottosviluppo economico del Sud e motore per 120mila posti di lavoro per i prossimi cinque anni.

Un territorio amputato da uno stretto, che presenta delle criticità tecnico ingegneristiche e geologiche ma che, altrove, come con il Golden Gate o il ponte di Akashi Kaykyo a Kobe, in Giappone, sono state affrontate e risolte. Criticità già esaminate nel progetto “ufficiale” di Eurolink, redatto nel 2011. Si discutono ancora le valutazioni di impatto ambientale per certificarne la bontà Green sulla quale le associazioni ambientaliste sono divise.

Un territorio “marginale” rispetto all’Europa, quello di Sicilia e Calabria, che ogni giorno assiste alla fuga dei giovani e al passaggio delle rotte commerciali del Mediterraneo che lo sfiorano, ma non si fermano, perché mancano le infrastrutture.

«Sicilia e Calabria – si legge nella relazione del gruppo di lavoro del ministero dei Trasporti di aprile 2021 – collocate all’estremo Sud della penisola italiana, sono tra i territori più distanti dal baricentro demografico e economico della Comunità Europea. Con un Pil pro capite inferiore al 75% della media europea e una tendenza negli ultimi anni ad aumentare il divario con il resto dell’Italia, oltre che con gli altri paesi europei. La riduzione delle attività economiche non è avvenuta per selezione, eliminando le produzioni più deboli, ma per indebolimento complessivo del tessuto produttivo, diminuendo la produttività. Le due regioni contribuiscono al Pil nazionale per il 6,8%. Una debolezza aggravata negli ultimi venti anni».

Inoltre negli ultimi cinque anni la popolazione anagrafica residente è diminuita a Messina del 5% e a Reggio Calabria del 3,3%. I numeri dello spopolamento sono stati analizzati dalla Cgia di Mestre. In Calabria ci sono 234mila pensionati in più degli occupati. Tanto per dare l’idea, in Lombardia sono 658mila in più i lavoratori rispetto ai pensionati. In Sicilia il dato è più alto (340mila pensionati in più degli occupati), ma la popolazione residente è due volte e mezza quella calabrese.

Altro trend negativo è dato dal livello occupazionale delle due regioni interessate, sia rispetto al Centro Nord (-11,7%), sia rispetto al Mezzogiorno (-1,4%). Sui giovani (15-24 anni) il dato peggiora di molto, risultando 4 volte più alto. Nel 2021, secondo i dati Istat più recenti, in Sicilia e Calabria quattro giovani su dieci erano senza lavoro. E tra gli adulti, uno su cinque.

I lavori del ponte dovrebbero creare 120mila posti di lavoro per cinque anni. Operai, tecnici, progettisti e ingegneri oltre ad aziende di ingegneria, edilizia, acciaieria e siderurgia saranno coinvolte. Legambiente Italia Nostra e WWF Italia, però, avevano fatto i conti all’inizio della discussione sui posti di lavoro effettivi, stabilizzati, sostenendo che la «sola cosa certa» che avrebbe comportato la realizzazione del ponte sarebbe stata «una perdita netta di 764 posti di lavoro: infatti gli addetti ai traghetti che rischiavano di essere licenziati erano 1.234, mentre a regime il ponte necessiterebbe di soli 480 addetti». Mentre i sindacati confederati vedono un’opportunità nella costruzione del Ponte anche in termini di formazione, «purché ci sia il tempo per affrontarla».

La Sicilia, poi, se è in posizione marginale rispetto all’Europa, rappresenta un punto centrale per gli scambi commerciali marittimi, a patto che ci siano infrastrutture adeguate dai porti verso il resto d’Europa. Un approdo privilegiato per l’interscambio con i Paesi Mena (Middle East and North Africa) che contano un bacino demografico di 477 milioni di persone. Con cui l’Italia condivide alcuni aspetti essenziali, dal controllo delle dinamiche migratorie, al corretto sfruttamento delle risorse energetiche. «Una politica di maggiore attenzione verso l’area Mena – si legge ancora nella relazione del Gdl ministeriale – è senza dubbio costituita dal rafforzamento dei servizi di trasporto: anche in questa prospettiva merita una riflessione il potenziamento dei collegamenti tra il continente e la Sicilia, vera “testa di ponte” verso l’altra sponda del Mediterraneo».

Il fronte del “SI-PONTE” mette avanti anche motivazioni trasportistiche e tempi di percorrenza. Per raggiungere la Sicilia oggi un automobilista impiega un tempo di viaggio come se percorresse circa 200 chilometri in più. E in treno tra le due e le tre ore aggiuntive. Oltre al fatto che le difficoltà nei trasporti hanno fatto diminuire, nel tempo e in maniera importante, la quantità di merci trasportate.

Vedremo se anche al Ponte sullo Stretto sarà riservato lo stesso destino della Salerno-Reggio Calabria, che sembrava un’opera irrealizzabile e oggi sta diventando l’autostrada più intelligente e iperconnessa d’Italia.