La Settimana Internazionale

Aiuti di Stato, la tentazione UE di allentare le maglie

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di Attilio Geroni

In sintonia sugli aiuti militari all’Ucraina, decisamente meno quando si passa ai dossier economici, dove Stati Uniti e Unione europea tornano a essere dei concorrenti. L’Amministrazione Biden – come spesso accade ai governi Usa a maggioranza democratica – non ha lesinato e continua a non lesinare aiuti pubblici a imprese e famiglie. Dopo i generosi pacchetti anti-Covid, è stato l’Inflation Reduction Act a scuotere molti governi europei.

Con circa 370 miliardi di dollari in aiuti all’industria per finanziare la transizione energetica, in particolare lo sviluppo dell’auto elettrica, gli Usa hanno inviato un segnale inequivocabile sia ai partner europei sia soprattutto alla Cina. I Ventisette sono preoccupati poiché queste ingenti risorse possono fare la differenza nella corsa all’auto elettrica e al primato mondiale sui mercati e spostare consistenti flussi di investimenti dall’Europa agli Usa.

La Commissione europea sta correndo ai ripari e ha preparato un Green Deal Industrial Plan che poggia su quattro pilastri e sarà presentato al Consiglio europeo della settimana prossima, il 9 e 10 febbraio. Quattro il pilastri:

  1. una cornice regolamentare chiara e stabile;
  2. l’accesso semplificato a nuove forme di finanziamento;
  3. un rafforzamento delle competenze tecniche dei lavoratori;
  4. un’elevata sicurezza nelle catene di approvvigionamento.

Allo stesso modo dell’Ira, la comunicazione della Commissione, illustrata in dettaglio mercoledì 1 febbraio, punta molto sulla possibilità dei singoli Stati di concedere particolari incentivi fiscali agli investimenti strategici negli impianti di produzione “a zero emissioni nette”. Il documento riconosce che la carta degli incentivi fiscali non dovrà essere l’unica e che il rischio è quello di compromettere il funzionamento del mercato unico; sottolinea la necessità di aumentare le risorse finanziarie in materia, ma resta volutamente vago sul come.

Più in generale Bruxelles è propensa a innalzare, sia pure temporaneamente, le soglie per la concessione degli aiuti pubblici nei vari Stati. Un approccio che non vede tutti d’accordo, e tra questi l’Italia, per il timore che come al solito ad approfittare dell’allentamento sui sussidi siano i Paesi con maggiori margini di manovra nei conti pubblici, vale a dire i cosiddetti “frugali” del Nord, Germania in testa. Sempre la Commissione propone poi di reindirizzare a tale scopo una quota di aiuti già previsti sia nell’ambito del NextGenerationEU che del REPowerEU.

La scuola di pensiero alternativa preferirebbe invece la costituzione di un nuovo fondo sovrano, sul modello di quanto è accaduto durante la pandemia, proprio per non esacerbare le differenza tra gli Stati membri. Probabilmente il prossimo vertice europeo ci darà la misura di quanto siano distanti le posizioni tra le due correnti di pensiero. Intanto, come rivela Politico.eu, prima del summit Ue i ministri dell’Economia di Francia e Germania si recheranno a Washington all’inizio della settima prossima per esporre le loro preoccupazioni.

Difficile che da parte americana in questa fase possano esservi concessioni. Il piano è stato presentato in agosto e rientra in un quadro complessivo di protezione e salvaguardia dell’industria e delle tecnologie Usa. L’altro caposaldo di questa politica è la decisione della Casa Bianca di bloccare la vendita alla Cina, da parte delle aziende americane e delle loro controllate, di microchip di nuova generazione e delle componenti necessarie per realizzarle.

La posta in gioco per l’industria europea, e della relativa transizione verso le energie rinnovabili, è importante e si collega direttamente ai concetti di autonomia strategica e sovranità europea declinati progressivamente dai vari leader in seguito allo scoppio della pandemia e alle sue conseguenze anche sulla catena globale di approvvigionamento: strozzature che hanno reso improvvisamente di difficile se non impossibile reperibilità componenti indispensabili per intere filiere contribuendo al forte aumento dell’inflazione.