La Settimana Internazionale

Il lungo tour europeo di Zelensky tra “riscossione” e risiko diplomatico

Scritto il

di Attilio Geroni

Il tour europeo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è stato un semplice viaggio di “riscossione”, come hanno suggerito alcuni analisti, dove per “riscossione” si intendono nuovi aiuti militari e relativi finanziamenti. In preparazione dell’annunciata controffensiva, Kiev ha voluto soprattutto assicurarsi una copertura politica nei confronti della nuova fase, forse decisiva, della guerra e di una risposta all’invasione russa che cerchi di riprendere almeno parte del territorio annesso illegalmente da Mosca.

In questo la sua missione è riuscita, forse al di là delle aspettative. Prima Italia e Vaticano, poi Germania, Francia e infine, a sorpresa, il Regno Unito che già era stato tra i più generosi nel campo della cooperazione militare. Tutti i Paesi hanno offerto un appoggio incondizionato per tutto il tempo necessario affinché Kiev raggiunga una migliore posizione negoziale nei confronti della Russia e si apra la strada a un negoziato per la pace.

Non era scontato perché le posizioni dei governi di Paesi come la Germania, e in particolare la Francia, non sono mai state così nette e risolute come quelle dell’Europa dell’Est e delle Repubbliche Baltiche. Era dunque importante in questo passaggio estremamente delicato e rischioso togliere ogni dubbio sulle reale volontà dell’Europa di sostenere Kiev.

Perfino la Germania, titubante al tempo delle forniture di carri armati, ha sciolto ogni riserva mettendo sul piatto ulteriori 2,7 miliardi di euro in forniture militari. La Francia e il Regno Unito ne hanno promesse di nuove, mentre Londra già nei giorni scorsi si era impegnata all’invio di missili a lungo raggio, primo Paese europeo a mostrare una simile disponibilità.

Ad alcuni analisti quello di Zelensky è sembrato un percorso di guerra, una corsa al riarmo che allontana le prospettive di pace. Evidentemente è sfuggita loro una parte altrettanto importante della missione, che è l’aspetto diplomatico. Ottenere appoggio dai Paesi più importanti dell’Unione europea, e non, aumentare la propria capacità militare di difesa e combattimento sono messaggi politici importanti recapitati a Mosca: da Kiev e dai partner europei.

Il requisito del negoziato di pace secondo Kiev e l’Occidente è il rispetto dei confini dell’Ucraina, violati dopo il 24 febbraio 2022 con l’invasione del Paese e successivamente con le annessioni illegali nel Donbass. Questa è la base di partenza sulla quale il presidente Zelensky pare non si sia trovato in grande sintonia durante l’incontro in Vaticano con Papa Francesco.

Non tutte le caselle dell’iniziativa politico-militar-diplomatica si sono dunque incastrate alla perfezione, anche perché il Vaticano ha fatto più volte capire in questi mesi di essere al lavoro con le varie parti in causa per cercare di arrivare a una soluzione negoziale e probabilmente la mobilitazione dell’Europa, cercata e ottenuta dal presidente ucraino alla vigilia della controffensiva, non è ritenuta del tutto funzionale ai suoi sforzi.

La tappa italiana, che ha registrato il pieno appoggio del governo Meloni, è stata caratterizzata da polemiche, mancanze (all’interno della stessa maggioranza Salvini in quella giornata ha preferito non essere a Roma) e bassezze tra estrema destra ed estrema sinistra. Più che sulla portata della visita, sui social ci si è concentrati sullo stemma che campeggiava sulla felpa di Zelensky, all’altezza del braccio destro, il tridente simbolo della nazione ucraina dalla notte dei tempi.

Non è mancato il riflesso condizionato di chi ha fatto notare, sbagliando strumentalmente, che fosse il simbolo dei nazifasciti ucraini dell’OUN durante la seconda guerra mondiale e dei neofascisti di Pravyj Sektor. Pericolose amenità di fronte alla tragedia di un popolo, invaso e costretto a difendersi, e tentativi di rompere il presunto monopolio della narrativa ucraino-americana sulla guerra contrapponendone una, guarda caso, perfettamente allineata alla propaganda del Cremlino.