La Settimana Internazionale

Ucraina, il rebus della Polonia in bilico tra Nato e nazionalismo

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di Attilio Geroni

 

Il ruolo geopolitico della Polonia, Paese cerniera tra Est e Ovest, continua a crescere. L’invasione russa dell’Ucraina è stata il grande catalizzatore di questa centralità. L’ultima dimostrazione è il vertice del triangolo di Weimar che si è tenuto lunedì a Parigi tra il presidente francese Emmanuel Macron, quello polacco Andrzej Duda, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Creato oltre 30 anni fa, il triangolo di Weimar è stato un forum di consultazione spesso abbandonato a se stesso. La guerra in Europa e l’impegno dei tre Paesi, quello della Polonia in particolare, nel sostegno all’Ucraina, l’hanno reso nuovamente attuale e forse centrale. Quello di Parigi è stato espressamente un vertice preparatorio del summit Nato in luglio a Vilnius, quando gli Alleati dovranno esprimersi sul futuro di Kiev nelle strutture euro-atlantiche di difesa e sicurezza.

Una tappa verso quelle «garanzie tangibili e concrete» promesse da Macron che il governo di Volodymyr Zelenski in un modo o nell’altro si aspetta dall’Occidente. La Germania, come sappiamo, è quella più titubante nei confronti di un’adesione dell’Ucraina alla Nato; la Polonia (assieme alle repubbliche baltiche) è la più convinta fautrice dell’adesione; in mezzo sta la Francia, protagonista nelle ultime settimane di un recupero clamoroso da parte di Macron nei confronti dell’Europa Orientale al grido di «non c’è una vecchia e nuova Europa, ma una sola Europa».

Varsavia ha così consolidato il proprio ruolo negli equilibri europei nonché transatlantici confermandosi il più convinto e fedele alleato degli Stati Uniti tra i Paesi Ue. Non è un caso che i discorsi più importanti del presidente americano Joe Biden sulla guerra in Ucraina, quelli più diretti e aspri nei confronti della Russia di Putin, siano stati pronunciati, a due riprese, proprio dalla capitale polacca.

La Polonia ha però un altro volto, con il quale è più difficile trattare e scendere a patti. Che è il volto di un governo sempre più nazionalista, radicalmente conservatore e sempre meno rispettoso degli standard europei sullo stato di diritto. Del controllo pervasivo sui media e sulla magistratura, già terreno di scontro con Bruxelles, delle limitazioni dei diritti LGBT e delle leggi repressive nei confronti dell’aborto sappiamo da tempo.

Nelle ultime settimane si è aggiunto un altro capitolo, non meno importante, legato alla presentazione di una legge nazionale che apre a inchieste sull’influenza che la Russia avrebbe avuto nei confronti di alcuni politici polacchi. Tale legge sembra cucita su misura per gli oppositori del partito di governo, Legge e Giustizia (PiS) di Jaroslaw Kaczynski, in vista delle elezioni generali d’autunno. Chi verrà ritenuto responsabile di aver intrattenuto tali rapporti potrà essere bandito dalla vita politica del Paese.

Contro questa legge la società civile polacca, numerosa e sempre molto attiva da quando il PiS è ininterrottamente al potere, cioè dal 2015, ha reagito con manifestazioni imponenti a Varsavia e nelle altre grandi città del Paese. Folle oceaniche che non si vedevano da anni per dire no all’ennesimo tentativo strumentale di lustracja  (quello delle purghe degli elementi comunisti o ex comunisti nella Polonia post 89 è un’antica ossessione di Kaczynski) che avrebbe come obiettivo il leader di Piattaforma Civica, il liberale Donald Tusk, alla testa della coalizione anti-PiS.

Quindi, come sempre, bisogna stare attenti a modulare l’intensità delle convenienze e delle alleanze con democrazie che rischiano rapidamente di indebolirsi come quella polacca. L’atteggiamento risoluto negli aiuti all’Ucraina (2 miliardi in armamenti e circa 2 milioni di profughi accolti, il più alto numero in Europa) non devono far perdere di vista il lato più oscuro di questo governo sul fronte della rule of Law. Tenendo infine presente che questa risolutezza al fianco di Kiev e degli Stati Uniti e contro Mosca sarebbe comunque esercitata in egual misura da un governo liberale.