La Settimana Politica

2 giugno, tempo della concordia nazionale

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di Silvio Magnozzi

Non solo un rosso festivo sul calendario. Stiamo parlando del 2 giugno, Festa della Repubblica e data che segna la celebrazione laica e nazionale dell’Italia libera e repubblicana.

Ebbene, quale migliore occasione di una festa di tal natura per uscire dalla retorica, dalle sfilate, dalle bande musicali e dagli inni suonati (che sono importanti ma sono soprattutto simbolici) per ridare concordia politica al nostro Paese. No, non stiamo fantasticando ma semplicemente prendendo atto che in Italia vi è sempre il rischio di un eterno 8 settembre. Sbagliato. Antistorico. Persino stupido.

Il nostro Paese è una democrazia matura, con i suoi pregi e i suoi difetti certamente, ma matura. Ragion per cui oggi che il centrodestra governa – dopo aver vinto le elezioni politiche del 2022 e battuto gli avversari politici (compreso il centrosinistra) – sarebbe il caso di ripartire dal 2 giugno come data per una concordia nazionale. Dovrebbe pensarci soprattutto il centrosinistra che nella campagna elettorale dello scorso anno (ma pure dopo) non ha perso occasioni per evocare – in maniera veramente fuori luogo – i fantasmi del fascismo o dei rischi di una destra al governo. Il Novecento si è chiuso da quasi un quarto di secolo, sarebbe il caso di farla finita.

Molte volte e per parecchi anni in Italia si è parlato delle qualità di una democrazia matura, compiuta. Ma nella realtà noi siamo già in una democrazia compiuta. È una parte della narrazione che difetta e sembra non voler accorgersi di questa realtà. I temi di divisione politica sono tanti come sono una marea le differenti ricette di programma per risolvere i problemi del nostro Paese.

Ebbene, il centrosinistra contrasti e critichi il governo di centrodestra su quelli e non sull’eterna ideologia d’una presunta superiorità morale. Già, morale. Il termine non vi sembri – cari lettori – esagerato. Perché non lo è. È dalla questione morale in avanti, questione morale sollevata dall’allora leader del Partito comunista italiano Enrico Berlinguer nel secolo scorso, che il nostro Paese è avvinghiato a un bipolarismo diviso in buoni e cattivi, onesti e no, migliori e peggiori. È accaduto nella parte finale della Prima Repubblica e negli anni – tragici – di Tangentopoli.

È proseguito, questo bipolarismo moralista, ai tempi di Silvio Berlusconi in politica, come critica costante e ideologica della sinistra contro il Cavaliere. E pare non volersene andare neppure oggi, nel 2023, anno della guerra russa in Ucraina, epoca d’intelligenza artificiale e di nuove sfide – queste sì reali e concrete – per la democrazia e le nostre libertà. Basta. La leader del Partito democratico Elly Schlein dovrebbe prendere al balzo l’occasione di questo 2 giugno 2023, festa della Repubblica italiana, per dire forte e chiaro che il racconto della (presunta) superiorità morale della sinistra ha stancato. Sarebbe un gesto politico forte. Un gesto su cui Giorgia Meloni non potrebbe che stringerle la mano.

E sarebbe straordinariamente potente. Due donne, una al governo e una all’opposizione, una dal centrodestra e l’altra dal centrosinistra che mandano in soffitta – una volta per tutte – i fantasmi del Novecento italiano da cui la democrazia, seppur matura da decenni, sembra non volersi mai liberare del tutto.

Sarebbe il modo migliore di celebrare il 2 giugno e di sottolineare, ancora una volta: W l’Italia. W la Repubblica.