La Settimana Politica

Amici e nemici di Giorgia

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di Silvio Magnozzi

Tutti si affannano a tracciare l’analisi di ogni intervento, frase o parola di Giorgia Meloni. Una vera passione per la linguistica. Non che non siano importanti ma la vera riflessione da porsi oggi è chi siano gli amici e chi i nemici della Meloni che ha appena cominciato la sua sfida di primo presidente del Consiglio donna in Italia.

La riflessione su amici e nemici è necessaria perché le partite che la leader di Fratelli d’Italia si trova a giocare da guida del governo italiano sono molteplici. Cominciamo dal rapporto del governo italiano di destra-centro con le principali cancellerie, con l’Unione europea e con una geopolitica che fa i conti con la guerra russa in Ucraina ed una situazione internazionale complicata.

Il recente incontro della Meloni con il presidente francese Emmanuel Macron indica che Macron può essere per la Meloni un buon amico, nel senso politico. Roma e Parigi hanno un interesse comune ad ottenere la possibilità in Ue di più debito comune, hanno interessi convergenti perché il Mediterraneo non diventi un mare di conflitto, hanno interesse a regolare l’immigrazione ed a potenziare l’hub energetico che potrà renderci indipendenti dal gas della Russia di Putin cui, in nome della libertà dell’Ucraina (ma anche nostra), l’Europa ha rinunciato. Con Bruxelles la Meloni dovrà dialogare ma i segnali arrivati dopo la sua vittoria politica fanno pensare che l’Ue sia pronta a farlo senza pregiudizi.

La sinistra europea, da Parigi a Berlino, quella è invece un nemico della Meloni – salvo ripensamenti – anche perché la narrazione del Partito democratico italiano in campagna elettorale è andata in quel senso. Oltre oceano le cose vanno diversamente e gli Stati Uniti sono un amico della Meloni, i cui interventi a sostegno dell’Ucraina e del suo diritto a difendersi sono stati chiari. Zelensky, presidente ucraino, sulla premier non ha dubbi e i due si stimano e si sono già sentiti. Se dalla politica estera passiamo al mondo economico qui parlare di amici e nemici diventa più complicato perché l’economia da sempre, e per la sua natura pragmatica, giudica i fatti e gli atti di governo e non i pregiudizi. Resta dunque, in questa riflessione amici-nemici di Giorgia, l’Italia.

Un paese che si nutre storicamente di guelfi e ghibellini e dove – paradossalmente – potrebbero sbucar fuori avversari ben più che dalle cancellerie del mondo. Le tensioni politiche le abbiamo viste, così come le critiche delle opposizioni a Giorgia.

Nella partita che lei sta giocando, in questo suo inizio, scommettiamo però che non saranno un problema.

Mario Draghi e il suo colloquio di oltre un’ora con la Meloni nel giorno del passaggio della campanella è stato, nella sostanza e come immagine, un fotogramma esplicativo che il tempo dei guelfi e dei ghibellini in Italia non funziona più. Anche per questo, cominciare dall’incontro con Macron il suo percorso politico da presidente del Consiglio, una volta incaricata e prima della fiducia al governo, è stata per Giorgia Meloni una scelta politica azzeccata.

Contano e pesano le cancellerie, l’Ue, la politica estera ed il mondo.

Quanto alle beghe interne italiane, intese come l’eterno duellare tra Orazi e Curiazi, se arriveranno e Meloni sarà già forte in Europa e nel mondo, saranno tutt’al più dei pizzicotti. I governi di centrodestra del passato, infatti, son caduti sì sui numeri parlamentari in Italia ma dopo esser stati consumati a lungo dalle critiche impietose delle cancellerie più influenti.