La Settimana Politica

Con il modello Sunak Meloni estende i confini ai Balcani

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di Pasquale Napolitano

È la mossa del cavallo di Giorgia. L’accordo tra Italia e Albania, per l’apertura a Tirana di due centri (che avranno differenti funzioni) per la gestione dei migranti spiazza tutti. A cominciare dagli alleati sorpresi (alcuni tenuti all’oscuro) del piano. E poi spiazza l’opposizione Pd: il primo ministro albanese Edi Rama è un socialista e fa parte della famiglia europea di Elly Schlein.

La scelta di Meloni di seguire il modello Sunak, con l’esternalizzazione dei confini verso Paesi extra Ue, certifica anche il fallimento delle politiche comunitarie sul tema immigrazione.

Inutile dirlo, Meloni ha sigillato il fallimento del meccanismo di solidarietà. E non è un caso che anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, altro socialista, guardi con interesse al modello Sunak-Meloni.

Cosa prevede nello specifico l’accordo? In Albania sorgeranno due centri per il trattenimento e rimpatrio degli immigrati diretti verso le coste italiane, che saranno dirottati nei due centri albanesi. Uno sarà di prima accoglienza, con una permanenza breve, l’altro di lunga durata per l’espletamento delle procedure di rimpatrio o rilascio dell’asilo.

L’Italia dovrà versare un primo anticipo di 16,5 milioni di euro per l’avvio dei lavori dei due centri: uno nascerà nel porto di Shenglin, l’altro nel villaggio di Gjader.

L’intera gestione dei due centri sarà totalmente a carico e con personale italiano. Il governo dovrà infatti spedire in Albania funzionari e diplomatici che non avranno bisogno di permesso di soggiorno ma saranno sottoposti alla legislazione italiana.

Le Autorità albanesi non potranno interferire e intervenire nelle attività del centro, se non in casi di grave pericolo (incendio e incidenti). Nei due centri sarà consentito l’ingresso di avvocati e rappresentanti internazionali e dell’Ue. I migranti ospitati potranno essere solo maschi e la permanenza nel centro sarà collegata all’espletamento della procedura per la richiesta di asilo o eventuale rimpatrio. Donne e bambini saranno comunque trasportati in Italia.

L’accordo suddiviso in 14 articoli resterà in vigore per cinque anni. Però, punto centrale, le due parti potranno ritirarsi dall’intesa con un avviso di sei mesi. L’intesa non ha bisogno, come richiedono le opposizioni, della ratifica parlamentare. Però il governo farà comunque un passaggio alla Camera e al Senato.

Chi critica “il memorandum tra Italia e Albania non conosce il testo, che non è un trattato internazionale. Il 21 novembre per rispetto del Parlamento italiano, spiegherò cosa è scritto nell’accordo. Ci saranno anche delle risoluzioni e quindi il Parlamento verrà coinvolto pienamente in quella che è una scelta di solidarietà da parte dell’Albania e un modo di affrontare insieme la grande sfida dell’immigrazione clandestina” ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ai cronisti a margine di un evento di FI all’Eurocamera.

Si tratterà di un passaggio che non vincola l’entrata in vigore dell’intesa. Le opposizioni insorgono ma il governo Meloni non intende indietreggiare di un millimetro.