La Settimana Politica

Governo Meloni: l’agenda economica dei primi 100 giorni

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di Silvio Magnozzi

Se permettete, parliamo di agenda economica. In un momento così complicato come l’attuale, con una guerra nel cuore dell’Europa, la crisi energetica e il caro prezzi, i primi 100 giorni del governo Meloni saranno fondamentali per il suo futuro e per quello degli italiani. Non per essere maniaci dei cento giorni intendiamoci, ma perché stavolta fare presto e fare bene è quanto mai necessario.

L’attualità di questo 2022 ha infatti evidenziato come oggi fare politica si giochi su due direttrici fondamentali: la politica estera e la politica economica. Vediamo dunque rispetto alla seconda, l’economia di questa nostra Italia, i nodi che la nuova maggioranza dovrà affrontare.

Anzitutto la stesura della legge Finanziaria, operazione di sostanza per indirizzare e decidere la politica economica e la finanza pubblica di questo Paese. Il nuovo esecutivo dovrà decidere dove e come spendere i soldi. Di questioni urgenti ve ne sono diverse. Guardiamole perciò in dettaglio. Punto per punto.

Primo, il caro energia. Tutti d’accordo che un contenimento dei costi di gas e luce passi da una politica europea decisa a contenerli con provvedimenti importanti e unitari, come il price cap. Vi sono però altri provvedimenti che i singoli Paesi possono adottare. Il governo Meloni stanzierà soldi e quanti, per sostenere le famiglie più in difficoltà rispetto al caro bollette? Farà altrettanto per le piccole, medie e grandi imprese, soprattutto quelle dei settori dove la produzione è più energivora?

Secondo, il reddito di cittadinanza. Il centrodestra in campagna elettorale ha detto chiaramente di esser contrario al provvedimento grillino per come è stato concepito in Italia. Avrà la forza politica ed il coraggio di abolirlo dunque, adesso che pure il cardinal Matteo Zuppi, presidente della Cei (la Conferenza episcopale italiana), ha detto che va cambiato ma mantenuto per attenuare l’ondata di nuovi poveri dovuti al caro energia e alla crisi? Vedremo.

Nel caso il reddito venisse mantenuto le spese dell’agenda economica del governo aumenterebbero e diventerebbe difficile lavorare a una riduzione del cuneo fiscale, eccoci al terzo punto, per le imprese. In questo tenersi assieme delle misure economiche sin qui elencate vi è poi un quarto punto, che riguarda un argomento sbandierato dal centrodestra – soprattutto da Lega e Forza Italia – in campagna elettorale: la riduzione delle tasse.

In un momento economico e geopolitico così complicato lavorare sulle tasse è cosa ardua e la vicenda della premier inglese Liz Truss, costretta ad una vera marcia indietro sulla sua riforma fiscale, ne è un esempio. Sia chiaro: in Italia le tasse vanno ridotte, ovviamente a quelli che le pagano, ma una riforma fiscale richiede un cambio di sistema e una sua completa ridefinizione. E farla oggi – farla bene! – pare assai complicato.

Vi è poi il Pnrr (quinto punto) che rappresenta – se usato con sapienza, tutto e sino in fondo – ossigeno puro per l’economia di questo nostro Paese. Come si muoverà il governo rispetto a esso è anche questo un passaggio dirimente dei primi 100 giorni (e pure oltre).

In chiusura, dunque, torniamo a ribadire ciò che scrivevamo all’inizio di questo articolo, perché repetita iuvant: la politica economica oggi È la politica. Farla bene, per un governo, significa durare. A lungo.