La Settimana Politica

Il voto è un utile test, ma la vera sfida è il G7

Scritto il

di Silvio Magnozzi

Si fa un gran parlare, in questi giorni, delle elezioni amministrative in Italia, in attesa dei  ballottaggi di fine maggio in alcune città.

Va bene, fa parte del gioco della politica. Ma la sostanza di quest’epoca complicata sta altrove. I comuni dove si è votato contano, il centrodestra al primo turno ha ottenuto buoni risultati, il Pd meno, ma la partita politica del governo Meloni non dipende certamente da queste amministrative.

attesa delle elezioni europee dell’anno prossimo infatti il test della politica del centrodestra è sulla politica estera e in economia. La visita del presidente ucraino Zelensky in Italia, nei giorni scorsi, ha confermato il ruolo centrale del nostro Paese nel sostenere Kiev e anche la sua solidità nello stare senza se e senza ma sulla linea atlantista, guidata dagli Usa e sostenuta da Ue e Gran Bretagna.

Su questa linea l’Italia si sta ritagliando un ruolo da protagonista che, in attesa del viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti dove incontrerà il presidente americano Joe Biden, avrà una ribalta già questa settimana a Hiroshima, in Giappone, dove si terrà il G7 dei leader dei Paesi che ne fanno parte.

Sul tavolo, oltre alla questione dell’Ucraina, vi è anche la nuova geopolitica del Mondo, mutata dall’inizio della guerra e in cerca di nuovi equilibri in Africa, nel Mediterraneo, nell’Indo-Pacifico. Uno scacchiere sempre più complicato su cui il centrodestra e Meloni sembrano però avere le idee chiare.

Una grana sarà – questo sì – per l’attuale governo il tema degli accordi della Via della Seta, siglati dal primo governo Conte con la Cina e che gli Stati Uniti oggi non vedono di buon occhio. Probabile che l’Italia decida di uscirne e qui la sostanza sarà il modo. Un disimpegno che mantenga comunque buoni rapporti commerciali con la Cina sarebbe in questa fase la mossa diplomatica migliore per continuare ad avere buone relazioni con Pechino.

Non solo dal punto di vista del commercio ma anche per il ruolo che la Cina sta provando a giocare oggi nel Mondo: di potenza concorrente agli Usa, con ambizioni anche di far da mediatrice di pace nel conflitto ucraino. Un’Italia chiaramente atlantista che resti in buoni rapporti diplomatici con la Cina, senza essere più nella Via della Seta, sarebbe la scelta più utile non solo a Roma ma anche al fronte occidentale e all’Europa.

Un ruolo, questo, che nelle settimane scorse ha provato a giocare il presidente francese Emmanuel Macron, a cominciare  dal suo viaggio in Cina e dall’incontro con Xi Jinping e che forse spiega bene anche un certo malcontento francese verso l’Italia, con le critiche ingiuste arrivate da Parigi al governo Meloni nei giorni scorsi.

Critiche che sono un segnale di debolezza della Francia. L’Italia con la  politica estera del governo di centrodestra infatti sta riuscendo a essere atlantista, europeista, a dialogare ancora con la Cina, a giocare un ruolo di rilievo in Africa e nel Mediterraneo e ad avere un rapporto ottimo e di reciproco sostegno e stima con Zelensky. Il G7 di Hiroshima – per tutte queste ragioni – sarà perciò il vero evento politico su cui si misura la qualità e il peso del nostro Paese e la politica del suo governo.

Altro che elezioni amministrative. Capirlo, in una nazione come la nostra che ha sofferto troppo in passato di campanilismi e di duelli tra guelfi e ghibellini sarebbe saggio, anche da parte delle opposizioni. Anzi, più che saggio, sarebbe contemporaneo.