La Settimana Politica

Meloni e la gabbia europea tra Salvini e Ppe

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di Pasquale Napolitano

In Europa si gioca il futuro del governo Meloni e del centrodestra italiano. Lo si è capito bene, anzi benissimo, all’ultimo Consiglio europeo.

La sponda di Washington non basta. Meloni se ne è ritornata con il bicchiere mezzo vuoto. Il muro di Ungheria e Polonia (governi amici di Meloni) sul pacchetto immigrazione ha spento le speranze italiane su una soluzione europea all’emergenza sbarchi. Ma quello dell’immigrazione è l’appendice di una questione più ampia: la definizione di un’alleanza politica in grado di sostenere le politiche del governo italiano. Meloni ci lavora da quattro anni.

I suoi emissari in Europa Raffaele Fitto, Carlo Fidanza e Nicola Procaccini hanno costruito una base solida per un patto tra Popolari e Conservatori. Ma non basta. Il perimetro va allargato. I numeri arrancano. È qui che rischia di cascare tutto.

Meloni si muove tra l’incudine e il martello. Se vince in Europa, rischia di perdere in casa. Se allarga il perimetro europeo ai liberali di Macron, come vorrebbe il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rischia di perdere il sostegno della Lega al governo. Certo è uno scenario estremo. Ipotesi molto remota. È un’opzione che Salvini mette sul tavolo.

Se, invece, allarga il perimetro, come vorrebbe Matteo Salvini, all’estrema destra europea di Marine Le Pen e dei tedeschi di Afd, rischia di far saltare l’asse con i Popolari. E senza il Ppe non c’è maggioranza. Anzi ce n’è una: Ursula bis. E dunque la conferma della coalizione tra Ppe e Socialisti, con il rischio, per Meloni, di altri 5 anni di emarginazione europea.

Tajani e Salvini fissano i paletti e pongono la premier davanti al bivio. «Per noi è impossibile qualsiasi accordo con Afd e con il partito della signora Le Pen» avverte Tajani. Che poi lascia uno spiraglio: «La Lega è cosa ben diversa. Saremmo lieti di avere la Lega parte di una maggioranza, ma – ribadisce Tajani – senza Le Pen e Alternative Fur Deutschland».

Il Carroccio non aspettava altro. L’assist per colpire: «Davvero l’amico Tajani preferisce continuare a governare con Pd, socialisti e Macron? La Lega lavora per cambiare la maggioranza in Europa e dare vita, finalmente, a un progetto di centrodestra unito, capace di dare risposte concrete ai cittadini dopo anni di mal governo delle sinistre. Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo, tanto più se questo arriva da chi fino a oggi è stato a braccetto di Pd e socialisti in Ue. Chiediamo più rispetto per i colleghi del gruppo Id: è proprio grazie ai voti dei nostri alleati francesi del RN e tedeschi di AfD se, assieme al Ppe, siamo riusciti a respingere l’ultima eurofollia green non più tardi della scorsa settimana. Ci rifiutiamo di pensare che qualcuno che si definisce ‘di centrodestra’ possa preferire Macron e le sinistre alla Le Pen. Il percorso indicato da Matteo Salvini è l’unica alternativa possibile: altrimenti, forse qualcuno nel Ppe vuole illudere gli elettori fingendo di cercare un’altra strada ma, di fatto, continua a scegliere di governare un continente secondo l’agenda dettata da sinistre illiberali, nemiche di industria e lavoro, che fomentano le piazze in Francia e in Belgio» spiega una lunga nota degli europarlamentari della Lega Marzo Zanni (presidente gruppo Id) e Marco Campomenosi (capo delegazione Lega al Parlamento Europeo”).

Una gabbia per Meloni.