La Settimana Politica

PNRR, il nodo controlli dietro lo scontro sulla Corte dei Conti

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di Pasquale Napolitano

La burocrazia resiste. Il governo Meloni prova l’affondo su più fronti per velocizzare procedure amministrative e scongiurare ritardi sull’attuazione dei progetti del Pnrr. Alla Camera l’Aula dice sì al Decreto Pa, che contiene un emendamento del governo con due norme che ridefiniscono i poteri di controllo della Corte dei Conti.

Sempre alla Camera in Commissione Giustizia procede spedito l’iter per l’abrogazione del reato dell’abuso d’ufficio: una prigione giuridica per gli amministratori pubblici e dirigenti della Pa terrorizzati dal potere di firme.

Due provvedimenti che potrebbero segnare un colpo durissimo alla burocrazia e contro cui opposizioni e magistratura si scagliano. Meloni vs Burocrate: il primo round va al capo del governo.

Con i magistrati che annunciano già lo sciopero generale.

Il partito dei pm si è ricostruito. In ordine, Giuseppe Santalucia, (numero uno dell’Anm), Giovanni Melillo (capo della Procura nazionale Antimafia), Giuseppe Busia (capo dell’Anac), Piercamillo Davigo (magistrato) hanno alzato un muro contro lo snellimento delle procedure su abuso d’ufficio e Corte dei Conti. Sabino Cassese si è invece schierato al fianco dell’Esecutivo.

In dettaglio cosa prevede l’emendamento al Pa sulla Corte dei Conti: due norme che sottraggono al controllo concomitante della Corte i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prorogano l’esclusione della responsabilità amministrativa per condotte omissive gravemente colpose, tenute da soggetti sia pubblici sia privati, riducendo di fatto la tutela della finanza pubblica.

L’associazione magistrati della Corte dei Conti ribadisce «la netta contrarietà alle due norme» spiega in una nota diffusa al termine dell’assemblea straordinaria di lunedì, rispetto agli emendamenti in corso di approvazione in Parlamento, inseriti all’art. 1 della legge di conversione del d.l. n. 44/2023. «Non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile ma la tutela dei cittadini.

La conferma dello scudo erariale, in assenza del contesto di emergenza pandemica nel quale è nato, impedisce di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l’abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell’economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa», spiegano i magistrati contabili.

Il premier Meloni tira dritto: «Ho capito che la sinistra è molto in difficoltà, perché non solo dice che c’è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi, del quale loro facevano parte, e segnalo sommessamente che sul Pnrr non facciamo nulla di difforme da quello che ha fatto il precedente governo. La Corte dei Conti continua a fare tutti i controlli che deve fare, e presenta una relazione semestrale al Parlamento. L’ultima era anche abbastanza prodiga di critiche e nessuno ha messo un bavaglio». «Ma la sinistra – ribadisce Meloni – dice che sei autoritario per qualsiasi cosa». L’altro fronte aperto è sull’abuso d’ufficio: Forza Italia e il ministro Carlo Nordio vogliono cancellare un reato che imbriglia la pubblica amministrazione. Grillini, burocrati e magistrati resistono. La tensione sale.