La Settimana Politica

Premierato, caccia al compromesso contro lo spettro del referendum

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di Silvio Magnozzi

Era partita forte la proposta di riforma istituzionale del centrodestra ma, dopo lo sprint iniziale, ha subito rallentato per lavori in corso.

La politica, quando si tratta di riforme, si sa, è sempre un cantiere aperto ai cambiamenti e al confronto. A maggior ragione in Italia, paese dove – come ha sintetizzato magistralmente anni fa lo scrittore Ennio Flaiano – il provvisorio diventa spesso definitivo.

A rallentare la spinta riformista sul premierato e l’elezione diretta voluta dalla maggioranza di centrodestra e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sono alcuni fattori da non sottovalutare. Il primo: per evitare il referendum su una riforma costituzionale occorre che il centrodestra allarghi la maggioranza anche a parte dell’opposizione, in modo da approvarla con una maggioranza di 2/3 dei componenti sia alla Camera sia al Senato. Evitare il referendum su una riforma sostanziale come il premierato, intendiamoci, non è necessario ma è perlomeno saggio, visto che in passato la riforma voluta dall’allora premier Matteo Renzi è stata bocciata proprio nelle urne referendarie.

Per allargare la maggioranza dei favorevoli alla riforma, quindi – e qui arriviamo al secondo fattore – la maggioranza di centrodestra oltre a cercare un dialogo con le opposizioni deve anche esser disposta a cambiare alcune cose della sua proposta iniziale. Si chiama, in politica, trovare un compromesso.

Prima di occuparci dell’argomento del compromesso politico, però, guardiamo il terzo fattore.

Stando ad alcuni sondaggi la riforma istituzionale non sarebbe al primo posto negli interessi degli italiani e delle italiane, più preoccupati dal caro vita, dalle guerre e dalle questioni che riguardano il tema del lavoro. Questi tre fattori sono probabilmente al centro dei lavori in corso su cui sembra avviata la riforma del premierato.

In proposito, due argomenti meritano di essere menzionati.

Il primo: rispetto al suo elettorato forte e fedele, cercare un compromesso con le opposizioni sarà per il centrodestra un elemento di forza oppure di indebolimento? Il rischio è che una parte degli elettori lo percepisca più come una debolezza che come un atto di forza.

Secondo: sulle riforme, visto che in Italia se ne sono annunciate spesso e molte in passato (anche istituzionali) ma fatte assai poche, rallentare o fermarsi per il centrodestra sarebbe un errore.

La riforma del premierato è migliorabile? Sì, lo è. Ebbene, la si migliori pensando all’efficacia della riforma e alla coerenza con il programma elettorale della maggioranza di governo, ma non la si ingarbugli solo per trovare un accordo per allargare la maggioranza. Sarebbe un errore politico. Fra l’altro su un argomento, le riforme istituzionali appunto, che la stessa maggioranza ha messo in agenda e all’attenzione degli italiani.