La Settimana Politica

Roma bene sul Pnrr, adesso cambiare il Patto

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di Silvio Magnozzi

Se permettete, parliamo di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, e del rapporto fra l’Italia e l’Unione europea che – volendo usare la metafora di una partita di calcio – ad oggi ci vede in vantaggio su Bruxelles. Per parlare di questo cominciamo nientedimeno che da Berlino, capitale tedesca. Si, perché la Germania del socialdemocratico Olaf Scholz, cancelliere alla guida di una coalizione di centrosinistra, è alle prese con i conti che non tornano e con il rischio di un esercizio provvisorio di bilancio. I leader della coalizione di centrosinistra starebbero cercando infatti di colmare un buco di circa 17 miliardi di euro. Il governo tedesco aveva previsto di approvare il bilancio 2024 in aula prima di Natale ma ormai la conclusione dei lavori potrà avvenire solo in Commissione Bilancio, facendo slittare il varo prevedibilmente a gennaio. Vedremo come i tedeschi se la caveranno sui conti ma una cosa – comunque vada – è certa: oggi neppure Berlino, in Europa, può dare lezioni all’Italia.

Gli unici nel nostro Paese a non averlo compreso sembrano il Pd e quelle opposizioni che ad ogni sussulto, vedi il Mes (che l’Italia dovrebbe adottare subito, dicono), la mettono sempre in chiave di agonismo fra Roma e Bruxelles, con la seconda che sarebbe bravissima e noi no. C’è in questa inclinazione, compreso il dibattito sul Mes (il meccanismo europeo di stabilità), un passatismo che non tiene conto della realtà. Due guerre, quella russa in Ucraina e quella nella Striscia di Gaza dopo l’attacco di Hamas a Israele, hanno cambiato per sempre la geopolitica globale, compreso il ruolo che deve avere e dovrà avere l’Unione europea.

Oggi, cari lettori, vi sembra prioritario per l’Ue che l’Italia adotti il Mes o piuttosto che l’Europa abbia una politica estera condivisa e incisiva sui conflitti in corso, anche dal punto di vista della difesa e del sostegno militare quando occorre? A noi la seconda. Ragion per cui il Mes non ci pare l’ombelico del mondo cui sarebbe appesa Roma.

Detto ciò, in attesa di vedere cosa deciderà sulla sua adozione il governo di centrodestra, due aspetti sono a favore dell’Italia e del governo nel rapporto con l’Ue. Primo, il Pnrr. Su questo il governo Meloni ha lavorato bene e sta incassando le rate. Una grande opportunità sinora ben giocata. Secondo: l’Italia in Ue è centrale per le sue scelte geopolitiche, senza tentennamenti, dal sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa al sostegno ad Israele attaccata da Hamas. Resta invece ancora tutta da giocare la partita del Patto di stabilità e di come cambiarlo. Anche qui, una riflessione è necessaria: con il mondo cambiato, la rigidità dei conti non può più essere un totem. Serve flessibilità, con ragionevolezza. Vedremo se l’Italia spunterà questa partita.

Intanto, nel nostro Paese, persino il professor Mario Monti, ex premier e convinto europeista ha scritto sul “Corriere della Sera” un articolo con questo titolo: “Un’Europa ferma al passato”. Argomento: il  Patto e i limiti. Rifletterci, mentre a Berlino cercheranno di far quadrare  i (loro) conti.