La Settimana Politica

USA e Vaticano, doppio asse: Meloni guarda alle Europee

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di Pasquale Napolitano

L’orizzonte politico al quale guarda Giorgia Meloni è la primavera del 2024: il post elezioni europee. Dal verdetto che uscirà dal voto per rinnovare il Parlamento europeo, e di conseguenza tutte le istituzioni collegate, dipenderà il futuro dell’esecutivo a guida Fratelli d’Italia.

La premier gioca d’anticipo. Si muove nello scacchiere delle alleanze internazionali per consolidare la poltrona a Chigi. In larghissimo anticipo, puntando a consolidare l’asse con Washington e Santa Sede.

Nel fine settimana scorso in Italia è sbarcato per la prima volta il capo del governo dell’Ucraina Volodmyr Zelensky. Tappeti rossi, da Palazzo Chigi al Quirinale, per il presidente ucraino. Addirittura per l’intervista concessa a Bruno Vespa è stato utilizzato l’altare della Patria. Roba mai vista.

Meloni, che non è il tipo a cui piace esibirsi in operazioni di cortigianeria, sul conflitto tra Ucraina e Russia gioca la sua partita. O meglio una partita a scacchi finalizzata a neutralizzare sgambetti in arrivo dall’Europa. Con il sostegno a Kiev, politico e militare, il presidente del Consiglio si copre sul fronte americano.

In Italia l’incertezza sulla linea da tenere rispetto al conflitto di Schlein e Conte, pone la premier come interlocutrice solida, privilegiata e affidabile di Washington. È una coperta che può rivelarsi determinante per ripararsi dell’Europa. Difficilmente l’amministrazione americana si priverebbe di un governo a Roma allineato al 100% alle posizioni della Nato. Gli Stati Uniti vogliono che Meloni resti a Palazzo Chigi fino al 2027.

L’altro asse il leader di Fratelli d’Italia lo costruisce con il Vaticano. Il merito del feeling con Bergoglio è di Alfredo Mantovano: il potentissimo e in ascesa sottosegretario alla presidenza del Consiglio è stato l’uomo di cerniera tra Meloni e Papa Francesco. L’affinità si tramuta in assist (puntuali) del pontefice: dall’immigrazione alla battaglia contro l’utero in affitto. E anche per la Santa Sede Giorgia Meloni a Palazzo Chigi dà più garanzie di Schlein o Conte.

Con le due ali coperte, da Usa e Vaticano, Meloni può affrontare gli sgambetti che potrebbero arrivare da Bruxelles. Non è una novità che l’Europa resti il nervo scoperto per la premier. Se nel 2024 i Conservatori non dovessero fare il botto, per lei si profilerebbero anni duri.

Le armi in mano all’Europa per mandare a sbattere il governo sono molte.

Primo: la riforma del patto di stabilità. Le nuove regole imporrebbero di far rientrare anche le spese militari (per sostenere la guerra di Kiev) nel debito. Meloni vuole che quelle spese siano fuori dalle regole del patto di stabilità. Una mossa che serve a dare ossigeno ai conti dell’Italia.

La seconda arma è la rivoluzione green (presunta) imposta dall’Europa. Dall’auto all’agro-alimentare la produzione italiana è costantemente sotto attacco. Si punta a minare la competitività delle imprese italiane.

La terza arma, la più potente e devastante, la Bce: il continuo rialzo dei tassi d’interesse, per combattere (senza risultati) l’inflazione sta strozzando famiglie e imprese italiane. Il piano europeo ha un solo obiettivo: sbarazzarsi di Meloni che però gioca d’anticipo e si blinda con Usa e Vaticano.