La Settimana Politica

Zero emissioni: la stretta europea del Green Deal

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di Lorenzo Consoli

Stanno entrando nel vivo a Bruxelles i “triloghi”, la fase finale del negoziato a tre fra il Parlamento europeo, il Consiglio Ue e la Commissione, sul pacchetto legislativo Fit for 55, che ricalibra tutta la politica climatica del Green Deal sul nuovo obiettivo di riduzione del 55% (invece che del 40% inizialmente previsto) delle emissioni di gas-serra dell’Unione entro il 2030, rispetto al 1990.

Qui i punti salienti.

Auto nuove a zero emissioni dal 2035

Parlamento e Consiglio hanno accettato l’obbligo di immettere sul mercato, dal 2035, auto e furgoni a “zero emissioni”. La logica di quest’obbligo applicato al 100% del parco auto nuove è quella di evitare che nel 2050 continuino a circolare vetture a combustione interna. Il Parlamento europeo ha approvato la misura, il Consiglio Ue ha aggiunto diverse modifiche. Il prossimo “trilogo” (il secondo) è previsto per il 26 ottobre.

Riforma dell’ETS (Emissions Trading System)

Viene rivisto l’obiettivo per la riduzione delle emissioni al 2030 che si vuol conseguire nei settori coperti dal sistema, responsabili del 40% circa dei gas-serra dell’Unione. Si tratta di 11mila impianti di dimensioni medio-grandi in una serie di settori industriali ad alta intensità energetica, più l’aviazione commerciale. La Commissione ha proposto di aumentare l’obiettivo dal 43% al 61%, riducendo gradualmente il tetto delle emissioni e, quindi, il numero dei permessi ETS che le imprese dovranno acquistare ogni anno a compensazione delle loro emissioni. Il Consiglio Ue ha appoggiato la proposta, da attuare con un primo taglio dei permessi pari a 117 milioni di tonnellate di CO2, e poi con un tasso di riduzione annuale del 4,2% (fattore lineare) a partire dal 2024. Il Parlamento europeo ha proposto invece di aumentare dal 61 al 63% l’obiettivo di riduzione al 2030, modificando il fattore lineare con un taglio accelerato dei permessi di emissione (4,4% dal 2024, 4,5% dal 2026 e 4,6% dal 2029).

Estensione dell’ETS

La revisione comprende anche un’estensione del mercato delle emissioni al settore del trasporto marittimo e la creazione di un nuovo sistema parallelo e distinto (ETS-2) per il trasporto su strada e i sistemi di riscaldamento degli edifici. Dal 2027 verrà gradualmente ridotta anche l’assegnazione gratuita delle quote di emissione al settore del trasporto aereo. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno chiesto più modifiche. Il prossimo “trilogo” (anche qui il secondo) è previsto per il 10 novembre.

Dazi climatici CBAM ed eliminazione dei permessi gratuiti di emissione

È un altro punto importante della riforma: in parallelo con l’entrata in vigore dei dazi climatici del CBAM (Carbon border adjustment mechanism), vi sarà l’eliminazione graduale delle quote di emissioni gratuite di cui usufruiscono le industrie a più alto consumo energetico e che sono sottoposte al rischio di delocalizzazione fuori dall’Ue. La Commissione propone che questa abolizione graduale avvenga dal 2026 al 2035, con un sostegno alla decarbonizzazione dei settori interessati attraverso il Fondo per l’innovazione. Il Consiglio ha accettato la tempistica, proponendo una riduzione più lenta all’inizio e un tasso di riduzione accelerato alla fine dei 10 anni. Il Parlamento chiede più rapidità, con la fine dei permessi gratuiti già nel 2032.

Riduzione emissioni nei settori non ETS

Il Fit for 55 prevede anche una revisione del regolamento “Effort sharing” (condivisione dello sforzo), riguardante i settori economici non coperti dal sistema ETS, che generano circa il 60% delle emissioni di gas serra dell’Ue: l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie, il trasporto marittimo interno e i settori dell’edilizia e del trasporto stradale. Rispetto alla riduzione media nella Ue, il 29%, il nuovo obiettivo per l’area non ETS è fissato al 40,5%. Per l’Italia, passerà dal 33 al 43,7%. Il Consiglio Ue ha convenuto di mantenere i nuovi obiettivi nazionali più ambiziosi per ciascuno Stato membro, così come proposto dalla Commissione.

Rinnovabili e risparmio energetico

Il pacchetto, infine, comporta anche un aumento delle ambizioni per le energie rinnovabili – che la Commissione ha proposto di portare dall’attuale 32% al 40% del mix energetico dell’Ue entro il 2030 – e per l’efficienza energetica, con l’obiettivo al 2030 che in questo caso dovrebbe passare dall’attuale 32,5% al 36% del consumo finale e al 39% dell’energia primaria. Sulle rinnovabili, la Commissione e il Parlamento sostengono ora un nuovo obiettivo del 45%, per accelerare la fine della dipendenza energetica dalla Russia, mentre il Consiglio vorrebbe restare al 40%, che aveva già approvato in giugno.