Nel Mondo delle Pmi

DEF, la delusione delle Piccole Medie Imprese

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di Alessandro Luongo

Si aspettavano più coraggio dal Governo Meloni sul taglio del cuneo fiscale nel recente DEF, e ormai non credono più alle possibilità del PNRR. Malgrado questo, le PMI  hanno più fiducia per il 2023, perché sanno di poter contare sulle loro forze grazie a fatturati e ordinativi in crescita dalla metà dello scorso marzo.

È quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori di I-AER, Institute of Applied Economic Research, in collaborazione con Aida Partners PR di Milano, su un campione di 531 PMI di tutto il territorio nazionale. «Da troppo tempo – spiega il professor Fabio Papa, docente di economia e fondatore dell’istituto – le aziende attendono misure più decise sul cuneo fiscale per stimolare competitività e sviluppo. Richieste in parte inascoltate anche dal Governo Meloni».

Dallo studio, emerge difatti che ben 7 imprenditori su 10 ritengono insoddisfacente il taglio al costo del lavoro proposto dal DEF, con le aziende che, ancora oggi, sostengono per due terzi i costi derivanti dal cuneo fiscale. «Questo squilibrio crea un forte freno alla crescita dell’intero sistema-Paese con evidenti danni di lungo periodo all’economia» riprende l’economista.

«Le imprese arrivano da due anni difficili per pandemia, crisi geopolitiche, aumento dell’inflazione e rialzo dei tassi d’interesse che frenano gli investimenti. Un esempio? Un piccolo imprenditore – racconta Papa – mi ha confessato che voleva investire nell’acquisto di un capannone da 3 milioni di euro, ma aspetterà almeno il 2025, quando i tassi dovrebbero essere più bassi». La politica sembra completamente distaccata dalle esigenze dei piccoli medi imprenditori, anche se non manca la consapevolezza che le risorse statali sono insufficienti e il debito pubblico è elevato. La coperta, dunque, rimane corta.

Il costo del lavoro è di sicuro l’area sulla quale il campione analizzato auspicava però un intervento più incisivo. Il motivo, in oltre la metà degli interpellati, è legato proprio alla necessità impellente di sostenere i consumi. Infatti, per quanto nell’ultimo anno le imprese si siano sforzate di sostenere i lavoratori con incrementi delle retribuzioni nette, è innegabile che senza un intervento strutturale la situazione rischia di diventare insostenibile; con i consumi dei privati a farne le spese, soprattutto in un contesto di inflazione persistente che tornerà a livelli accettabili non prima del 2025.

L’indagine condotta da I-AER approfondisce anche il rapporto tra PMI e PNRR. E proprio su questo fronte le aziende si dicono fortemente disorientate. Infatti, 9 titolari d’impresa su 10 affermano di non aver ancora percepito alcun beneficio reale derivante dal PNRR.

«Questo dato – sottolinea Papa – è certamente influenzato dal fatto che oltre l’85% degli adempimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è in sospeso, con evidenti problemi di messa in opera dovuti a criticità procedurali che caratterizzano il nostro sistema. Di fatto, gli imprenditori non ci credono più, considerano il PNRR una chimera, perché speravano che ci potessero essere fondi pronti all’uso».

Malgrado questo, le aziende continuano a mantenere una forte capacità di reazione, e sono sempre più fiduciose. «E sì – conclude Papa – hanno ormai capito che l’unica certezza è l’incertezza e si stanno attrezzando per farcela, perché dalla seconda metà di marzo hanno visto crescere i loro fatturati e ordinativi, soprattutto quelle che vendono all’estero. Le altre fanno molta più fatica, e dovranno anche confrontarsi con un’ulteriore stretta creditizia in vista».

Che cosè il DEF

Il Documento di Economia e Finanza (DEF) è il principale dossier di programmazione finanziaria dello Stato. Si compone di tre sezioni:

  1. il Programma di stabilità (Ps), che descrive il quadro macroeconomico e gli obiettivi di finanza pubblica futuri;
  2. le analisi e le tendenze di finanza pubblica;
  3. il Programma nazionale di riforma (Pnr), che contiene l’aggiornamento delle strategie di riforma in relazione al periodo storico-economico.

Il EDF dovrebbe essere presentato alle camere entro il 10 aprile di ogni anno.

Queste dovrebbero poi approvare il documento tramite una risoluzione che impegna l’esecutivo alla presentazione di una Legge di Bilancio: l’iter dovrebbe concludersi entro il 30 aprile. Termine ultimo entro il quale è previsto l’invio della prima e della terza sezione del DEF alla UE, che esprime le sue raccomandazioni.