Nel Mondo delle Pmi

Poltronova, icona di musei e collezionisti

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di Paola Guidi e Franca Rottola

Poltronova, la firma italiana del Radical design celebrato in tutto il mondo, è tornata. In realtà non è mai scomparsa ma dopo la morte del fondatore, il visionario Sergio Cammilli che l’aveva fondata ad Agliana in provincia di Pistoia, nel 1957, con Ettore Sottsass come art director, era rimasta a lungo in una sorta di stand by. Senza però mai scomparire, mentre i musei e le gallerie di design internazionali si contendevano gli arredi e i complementi d’arredo che negli 70 e 80 avevano sconvolto, per le loro provocanti e libere ispirazioni, le acque tranquille del serioso e fin troppo minimalista good design.

Una premessa necessaria perché si tratta di una storia, lunga sessant’anni, molto particolare e certo ben distante da quella di una tradizionale azienda mobiliera. Ma possibile solo in Italia, essendo la sintesi di una fabbrica di raffinato artigianato e di un vivacissimo centro di studi, progetti, eventi, happening e innovazioni di respiro mondiale.

Oggi il MoMa di New York ospita, come il Centre Pompidou di Parigi, l’Adam Museum di Bruxelles, la Triennale di Milano e tanti altri luoghi che celebrano il progetto, i prodotti che Poltronova, grazie alla collaborazione con le avanguardie del Radical design di tutto il mondo, ha realizzato.

E chi, fortunatamente, ha a suo tempo conservato qualche esemplare di quel periodo, si ritrova con un tesoro. Poltronova – di nuovo va sottolineato – è stato ed è un caso unico nel mondo dell’arredo. Ma per questa sapiente connessione, tutta italiana, è replicabile pur con differenti modalità e, di conseguenza, in grado di creare posti di lavoro di qualità.

Grazie proprio alla ricchezza di una eredità materiale e culturale senza tempo, l’architetto e designer Roberta Meloni a Firenze ha di recente aperto alla stampa il nuovo Centro Studi Poltronova per il Design, di cui è ceo e proprietaria dagli inizi del Duemila, dichiarato di interesse pubblico e notificato dalla Soprintendenza dei Beni Culturali dal 2013. E grazie proprio a questa ricchezza di progetti e di rapporti di una lunga storia, oggi è stato possibile far riemergere e riproporre gli iconici capolavori del passato in un modo originale, lasciando intatti i valori dei pezzi di modernariato che i collezionisti del design vintage italiano si contendono da decenni.

Chi non ricorda, per esempio, lo scenografico e avvolgente divano Safari (disegnato da Paolo Deganello), in veste leopardata, antesignana del “maculato”, copiato pari pari dagli stilisti più celebri? O il sensuale guanto da baseball Joe Ball, disegnato da De Pas, D’Urbino e Lomazzi, che accoglie le terga di chi si siede tra il palmo e le grandi dita?

Una delle scelte praticate sin da allora alle quali è rimasto fedele il Centro Studi Poltronova per il Design è quella della eco-sostenibilità. Scelta che a quei tempi era rivoluzionaria, quasi eversiva.

Il Centro Studi Poltronova produce grazie ad alcune filiere del distretto toscano come per esempio il panno casentino – sottolinea Meloni – 100% pura lana e figlio di una lavorazione secolare che ha origine in Toscana e in particolare nell’area appunto del Casentino.

Non viene dal distretto toscano la pelle (nonostante la Toscana sia un distretto dedicato a questa lavorazione) che è invece l’unico materiale acquistato fuori Italia e più precisamente in Svezia dall’azienda Elmo Leather. «L’azienda svedese ci è stata suggerita – prosegue Meloni – da Elena e Massimo Vignelli, di cui produciamo dal 1964 il sistema di sedute Saratoga: la pelle utilizzata per questo e altri prodotti in cui è prevista la pelle, come la poltrona Joe (in produzione per Poltronova dal 1970) è un “pieno fiore”, dalle elevate caratteristiche di morbidezza. La scelta è ricaduta su Elmo perché il prodotto finale è di altissima qualità ma anche perché è l’azienda leader del settore per quanto riguarda la sostenibilità. E infatti, le sue acque reflue diventano acqua potabile, dopo essere stata parte integrante del processo di concia».

Tutta la tappezzeria viene realizzata a mano all’interno dell’azienda; per esempio, il rivestimento della poltrona Joe è cucito come se fosse un abito d’alta moda; per ogni esemplare servono 10 metri quadri di pelle, e i 30 modelli di pelle di cui è composto il rivestimento sono tagliati a forbice con particolare attenzione poiché il taglio rimane a vista.

La presentazione alla stampa è avvenuta a febbraio ma è aprile che vedrà lo show tanto atteso da buyer, collezionisti di modernariato e design e stampa provenienti da tutti i continenti. La presenza sia al Salone sia al Fuori Salone è stata costruita con una scrupolosa attenzione per rispettare il difficile mix tra vintage e novità.

Un compito, questo, che indica quanto sia complesso gestire per un piccolo laboratorio un mix di artigianalità e sperimentazione, destinato a crescere rapidamente sull’onda di una domanda in forte ascesa. In tutti i Paesi infatti l’aumento della richiesta di prodotti di lusso, personalizzabili e in numero limitato, cresce tra il 15 e il 20%, con un ruolo predominante per il made in Italy.

Poltronova sarà presente al Salone del Mobile

Nonostante sia venuto meno il mercato russo, prontamente sostituito dalla crescita dei mercati asiatici e delle Americhe. Poltronova sarà presente al Salone riproponendo la sua collaborazione con Design Variation di Mosca Partners ed esporrà nella Liberty Hall, lo spazio principale, del palazzo del Circolo Filologico milanese.

Saranno esposti molti pezzi del suo catalogo e lanciate alcune novità, con le nuove versioni colorate della panca Canton di Franco Raggi e Autostrada, un tappeto disegnato da Lapo Binazzi, ex membro del collettivo radicale UFO, e prodotto in un unico esemplare da Poltronova nel 1990 in occasione della mostra Il Dolce Stil Novo (della casa) curata da Andrea Branzi alla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze.

La cifra d’affari è ovviamente contenuta essendo il rilancio agli inizi; nel 2020 aveva di poco superato il milione di euro per triplicare nel 2021 e assestarsi poco al di sotto nell’anno appena trascorso, nonostante il conflitto in Ucraina e i prolungati e ripetuti lockdown della Cina (altro mercato che “divora” questa tipologia di mobili). Quanto al 2023, ottimo l’inizio:

Posso anticipare – dichiara infatti Meloni – che le vendite sono partite molto bene.

I «mobili come poesia», l’incontro con Sottsass e la modernità

Non solo Radical design, centro studi e luogo di incontri diventati storia del design, ma anche eco sostenibilità e tanta innovazione. Nel 1957 Sergio Cammilli, dopo la frequentazione dell’Istituto d’Arte di Firenze dove ha praticato scultura, lavora con il padre, marmista, e disegna mobili e oggetti. Ha un’idea della modernità dell’abitare che rivela una certa voglia di sperimentare. Per lui in casa dovrebbero esserci, oltre agli arredi funzionali, mobili «con i quali avere un rapporto caldo, amorevole: cose da guardare, da vedere, da toccare».

E parla di un «mobile di poesia». Così quando Sottsass arriva nel laboratorio di Cammilli, l’intesa nasce subito, ne diventa l’art director e dal quel momento (1957) inizia una delle esperienze culturali e materiali più innovative del panorama mondiale.

In cosa Poltronova si distingue? A rispondere è stato, a suo tempo, lo stesso Sottsass, quando in un’intervista ad una rivista estera dichiarò:

Le aziende più note avevano tutte sede nel Nord Italia e avevano strutture produttive consolidate. A quel tempo Poltronova, per chi voleva sperimentare nuove strade, nuove idee in nome di un radicale cambiamento socio-culturale, rappresentava l’artigianalità e la qualità toscane.

In quel periodo molti lavori di Sottsass sono espliciti e giocosi riferimenti alla sensualità del corpo femminile. Lo stesso specchio Ultrafragola (nella foto) è racchiuso in una cornice sinuosa, evocatrice di una lunga chioma femminile.

Gli specchi sono usati principalmente dalle donne e le donne hanno un talento naturale per la seduzione.

Negli anni l’azienda toscana realizza progetti dei più noti designer e architetti internazionali come Gae Aulenti, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, Paolo Portoghesi, Massimo Iosa Ghini, Elena e Massimo Vignelli.

Dal 1966 il catalogo e le attività culturali ricevono lo stimolante apporto dei nuovi gruppi radicali nati nel clima della contestazione nella Facoltà di architettura di Firenze: gli Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Dario e Lucia Bartolini) e il Superstudio (Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Alessandro e Roberto Magris, Alessandro Poli e Piero Frassinelli).

Ma si distingue anche per la audace sperimentazione di nuovi materiali, nuove tecnologie e nuovi linguaggi estetici.