Nel Mondo delle Pmi

Tradizione giapponese e gusto italiano: così Ibrigu reinterpreta il kimono

Scritto il

di Pascale Mattei

Dare lustro al Made in Italy, alle capacità ed eccellenze del territorio. Questo à l’obiettivo di Ibrigu, un azienda fondata nel 2014 attorno alla passione per il kimono. Franco Briguglio, allora consulente tessile per aziende della regione di Prato scopre e s’innamora di quest’antico vestito giapponese, al quale decide di dare una nuova vita. Trascina in questa avventura i suoi due figli Luca e Michela, e sua moglie Daria Stuefer: nasce cosi “I Brigu”, diventato poi Ibrigu.

I vestiti sono costruiti ispirandosi a un antico sapere giapponese detto kintsukuroi, l’arte di curare le ferite emotive: insegna quanto le fragilità possano esaltare l’unicità di un prodotto. I kimono sono cosi smontati e rimontati, cuciti a mano per preservarne le stampe, a volte mischiati ad altri materiale altrettanti pregiati, scarti di seta, stole, antichi tessuti orientali ricchi di qualità e di fantasia. Questa maestria artigianale e la costante ricerca di tessuti preziosi hanno permesso al brand di ritagliarsi uno spazio nella moda italiana, con una silhouette anticonformista, passionale e un po’ decadente.

Ibrigu è attualmente venduto in 50 boutique in tutto il mondo, di cui 30 in Italia, negozi come DAAD Dantone e Bel Boutique a Milano, le cui clienti amano i suoi modelli, desiderabili e desiderati: sono prodotto solo 1.000 pezzi a stagione. Oltre ai tessuti, Ibrigu riutilizza anche le pellicce: vecchi visoni e cincillà dimenticati in fondo agli armadi tornano a vivere, lavati, ricamati e ritagliati dalle abili mani dei maestri pellicciai.

Ibrigu ha sede a Salsomaggiore Terme, dove dispone di un magazzino per lo stoccaggio dei tessuti, mentre tutta la produzione è realizzata in piccoli laboratori sparsi per il Veneto. Il marchio ha un legame molto stretto con l’arte. La presentazione dell’ultima collezione, che ha avuto luogo presso la boutique DAAD Dantone, è stata così associata a una performance live del pittore Johan Baggio.