Scenari

Bussolati, Pd: ancora fermi 250 milioni della Bei

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di Gabriele Politi

Pietro Bussolati, da membro dellopposizione ha fatto parte della Commissione Attività Produttive. Quali sono oggi i punti di forza e quelli di debolezza delle Pmi lombarde?

Il tessuto della piccola impresa è una ricchezza e una specificità che va preservata perché offre dinamismo e flessibilità. La nostra impresa conosce i suoi clienti e sa come differenziarsi. Deve però affrontare la sfida del ricambio generazionale e fare rete per sostenere i cambi di scenario riguardanti innovazione e sostenibilità

Quante aziende hanno resistito alla pandemia e alla crisi energetica dopo la guerra in Ucraina e quante invece non ce lhanno fatta?

Rispetto a fine 2019, quando erano 954.672, le imprese registrate in Lombardia sono calate al termine del terzo trimestre 2022 (ultimo dato disponibile) sino a 951.349 con un saldo negativo di 3.323 unità. Ciò nonostante sono state 148.046 le nuove iscrizioni ai registri camerali in tutto questo periodo: quindi, se grazie alla resilienza del tessuto imprenditoriale lombardo l’insieme delle imprese in totale è diminuito di una percentuale complessiva dello 0,35%, va comunque considerato che le procedure di cancellazione hanno interessato il 16% circa delle imprese iscritte, sostituite da nuove iniziative.

Laccesso ai fondi del Pnrr è una nota dolente per molte imprese. Le Pmi accusano tasse e burocrazia. La politica ha dato tutto il sostegno possibile? Quali invece le responsabilità degli imprenditori?

In Lombardia è ferma una linea di credito di 250 milioni della Bei perché mancano le garanzie di Regione Lombardia. Sarebbe un credito a bassissimo costo, ho cercato in tutti i modi di far stanziare la garanzia e attivarlo ma non c’è stato verso. Finlombarda, società finanziaria di proprietà di Regione, effettua solo controlli amministrativi ma non verifica l’effetto economico dei prodotti a scaffali, manca programmazione e visone nell’erogazione dei bandi di sostegno e di programmazione. Si devono infine valorizzare i confidi e dedicare bandi specifici per la piccola impresa.

Se dovesse riconfermarsi in Consiglio regionale qual è il suo programma per il mondo produttivo lombardo e cosa cambierebbe fin da subito?

Va modificata e rinnovata la missione di Finlombarda, un ente eccessivamente burocratico e lento che non programma e non dà visione. Serve trasformarlo in un partner della piccola impresa che incoraggi a cogliere le opportunità europee e promuovere managerializzazione e rete.

Occorre connettere la piccola impresa ai centri di innovazione, puntare sulla qualità e non sulla quantità del prodotto, gli imprenditori lombardi sono conosciuti in tutto il mondo per le loro capacità, ma Regione Lombardia è penultima come investimento pubblico in ricerca e sviluppo e non offre una formazione professionale adeguata alle reali richieste delle imprese. Questi sono i nodi da sciogliere e i motivi per cui va cambiata la guida di Regione.

Le sue parole dordine per le imprese lombarde nei prossimi 5 anni saranno…?

Riduzione della burocrazia e velocità nel rapporto con il pubblico. Regione deve diventare un ente di studio e programmazione perché si trovino le figure lavorative che le imprese cercano.