Scenari

Oltre la tragedia di Cutro

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di Luigi De Magistris (Politico e scrittore)

Il giorno della strage ero lì: l’ennesimo viaggio della speranza trasformatosi in sciagura sulle coste calabresi testimonia che le migrazioni sono effetti collaterali delle politiche economiche dei Paesi ricchi che, tramite le loro leggi, diventano anche carnefici

Il giorno della strage di migranti in Calabria ero lì. In una terra che amo perché la trovo ancora vera, originaria, molto sofferente e fragile e quindi bisognosa di aiuto. Una madre terra. Ho cercato sempre di capirla e dare anche tutto me stesso come uomo, magistrato, politico.

Ero andato a trovare il mio amico Mimmo Lucano che dalla fine degli anni ‘90 con gli immigrati, da sindaco di Riace, ha trasformato un paese desertificato dalle emigrazioni di meridionali in una comunità di pace e solidarietà. Non si è chiesto, quando ha aperto le porte, se fosse legale ma se fosse giusto.

Domenica c’era uno scirocco caldo, 20 gradi, il colore del cielo era come quello della terra africana, a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, nella spiaggia lunga e deserta, dove d’inverno si fa surf per le onde, il mare e il vento hanno portato i rottami di un barcone, con decine di cadaveri, feriti, superstiti. Il nostro mare sempre più bagnato di sangue innocente. L’ennesimo viaggio della speranza, dalla Turchia, curdi, afghani, pakistani, iraniani, siriani. In balia del mare, dei trafficanti di esseri umani, degli stessi Stati. La sola colpa di esistere.

L’Europa così rapida e unita nel consegnare armi per fare la guerra e così egoista e divisa per aiutare sorelle e fratelli che cercano solo di poter avere un’opportunità di vita. Sono popoli in cammino. I Paesi più ricchi e industrializzati sono responsabili per aver saccheggiato i paesi più poveri, per aver fatto guerre che hanno causato tragedie e scatenato migrazioni, per aver realizzato un mondo così diseguale. Minoranze ricche e maggioranze povere.

Se in un anno si interrompesse la produzione e la vendita di armi si potrebbe eliminare la fame nel mondo. E invece si uccide con le armi e con la fame.

Migrazioni divenute effetti collaterali delle politiche e delle economie dei più ricchi che diventano poi anche carnefici producendo leggi che impediscono di salvare vite umane. Causa ed effetto nelle stesse mani. Governo e Parlamento hanno approvato nei giorni passati una legge che impedisce di salvare vite umane oltre un certo numero (proprio numeri, persone trattate come merci che un ministro ha definito carico residuale da rispedire indietro) e sequestra le navi utilizzate per salvare esseri umani.

Le vittime diventano colpevoli di esistere e le persone che li salvano sono criminali. Il mondo all’incontrario, legalità e giustizia che fanno a botte. Ma il potere non deve mai dimenticare che l’umanità non si arresta.

È necessario quindi aiutare i popoli ad autodeterminarsi nelle loro terre e a rimanere per scelta dove hanno radici. Utilizzare politiche di cooperazione decentrata efficaci, sostegni economici e non, invece, un neo colonialismo. Contrastare davvero le organizzazioni criminali che trafficano esseri umani spesso in accordo con governi di cui siamo amici e complici. Pensiamo ad esempio ai trattati fatti con la Libia alle cui autorità si consegnano le persone salvate nel mediterraneo per farle imprigionare, torturare e in qualche caso uccidere. Accogliere gli immigrati che giungono nel nostro continente in tutto il territorio europeo per farli essere una goccia nel mare, perché le concentrazioni in pochi luoghi creano problemi oggettivi e difficoltà di integrazione. Considerare anche l’immigrazione non solo in termini di problema ma anche di opportunità per le politiche sociali, lavorative ed economiche.

Gli incontri tra i popoli e le diversità sono elementi di ricchezza e non di povertà. Solo una mentalità possessiva ed egoista non coglie l’opportunità che si riceve e solo chi non ha radici profonde pensa di perdere l’identità. Da Sindaco di Napoli con la contaminazione di popoli e culture abbiamo generato accoglienza e coesione, prodotto riscatto, turismo, con diplomazia e pace dal basso.