Scenari

Troppi rialzi dei tassi? L’errore è stato tenerli bassi troppo a lungo

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di Gabriele Politi

I sogni con cui volevamo cambiare il mondo sembrano destinati a rimanere tali, con il rischio non solo che non diventino mai realtà ma si trasformino in utopie irrealizzabili quando non espressamente pericolose.

Chimere, insomma. Come il titolo dell’ultimo libro di Carlo Cottarelli, economista, ex senatore Pd e Commissario alla spending review, tornato a vestire i panni del divulgatore affrontando sette grandi temi che, bene o male, hanno trovato una qualche forma di applicazione nei sistemi che regolano il nostro mondo: dalle criptovalute all’indipendenza dalla politica delle banche centrali allo scopo di tenere sotto controllo l’inflazione (con gli ultimi dati che sembrano registrarne il fallimento), passando per la liberalizzazione del sistema finanziario, l’avvento della globalizzazione, della rivoluzione tecnologica, il concetto di “economia del gocciolamento” (tagliare le tasse ai ricchi fa bene anche ai poveri perché così i primi creano posti di lavoro e reddito per i secondi) e infine il sogno (mito?) della crescita infinita e la nuova sfida della decarbonizzazione, il solo strumento che ci consentirà di provare a lasciare ai nostri figli un mondo perlomeno non peggiore di quello che abbiamo ereditato a nostra volta dai genitori.

Professore, in ognuno di questi settori ci suggerisce che, al netto delle migliori intenzioni, qualcosa è andato storto. Quale di queste visioni è quella che rischia più di altre di varcare la soglia da sogno seppure imperfetto a vera e propria chimera?

Credo quella relativa alla criptovalute, anche se l’idea originale era a suo modo geniale perché si trattava di introdurre una nuova forma di moneta libera dallo Stato e dalle banche centrali. Negli ultimi dieci anni si sono però trasformate sostanzialmente in un fenomeno speculativo. Io non investirei mai in criptovalute…

Il concetto dello stampare moneta caratterizza il secondo capitolo dedicato alle Banche centrali, che inizia con una citazione del britannico David Ricardo, uno dei padri delleconomia classica: «Non si può affidare a un Governo il potere di stampare moneta perché certamente ne abuserà». Da qui deriva la base teorica che ha portato, in un processo storico da lei ben descritto, allindipendenza delle Banche centrali. A fine luglio la Bce alzerà ancora una volta i tassi per contrastare linflazione, che in Italia non demorde mentre cittadini e imprese non riescono più a pagare i mutui. Davvero non ci sono alternative per il contenimento dellinflazione nellarea Euro?

No, non ce ne sono. Credo che la Bce abbia fatto bene ad aumentare i tassi anche se con gli aumenti non dovrebbe esagerare. Penso che l’inflazione con cui stiamo facendo i conti sia l’effetto di anni di politiche monetarie troppo rilassate fino al 2021; casomai è lì che le banche centrali hanno commesso un errore. Ora stanno solamente correggendo lo sbaglio di aver mantenuto i tassi di interesse troppo bassi per un periodo troppo lungo. Questi tassi ora sembrano elevati soltanto perché ci eravamo abituati a tassi d’interesse praticamente a zero o a poco più dello zero, al netto dell’inflazione. Anche questi tassi, in termini reali (cioè al netto dell’inflazione prevista) sono di fatto intorno allo zero. I depositanti hanno visto il loro capitale eroso dallo scorso anno di circa il 12%. A loro ha fatto male l’inflazione ma hanno fatto male anche i tassi prossimi allo zero.

Nel libro ha ribadito spesso quanto lo stampare moneta, ovvero immettere molta liquidità per sostenere le banche e quindi i consumi, sia stato nel passato anche recente correlato allaumento dellinflazione. C’è forse un paradosso tra la Bce, che tira dritto con il rialzo dei tassi, e lUnione Europea, che con il Pnrr sta immettendo una liquidità senza precedenti nelle casse dei Paesi membri?

Non direi, perché esiste una forte differenza: nel Pnrr gli Stati sono finanziati prendendo a prestito moneta, mentre quello che le banche centrali hanno fatto nel 2020-21 è stato finanziare i deficit stampando moneta che prima non c’era: il Pnrr sfrutta risorse che già circolano nell’economia.

A proposito di Pnrr, siamo a luglio 2023 e ancora si discute di come gestire le sue tranche, così come si discute della nostra ratifica del Mes. Cosa ci dobbiamo aspettare?

Il Mes sarà approvato, come detto dal Governo, assieme a un pacchetto di altri provvedimenti, perché questo darà modo all’Esecutivo di salvare la faccia visto che non fa parte del suo dna dire semplicemente: «Ci arrendiamo, ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato quindi approveremo il Mes». Lo approveranno potendo poi dire di aver ottenuto qualcosa in cambio. Per quanto riguarda il Pnrr, la questione è che siamo in ritardo, questo è evidente, e nelle discussioni con l’Unione Europea non è nemmeno chiaro perché siamo in ritardo.

Il rapporto Istat di luglio conferma un importante passo in avanti delloccupazione in presenza, però, di un calo molto sensibile della produttività soprattutto nel manifatturiero. Qual è il vero stato di salute delleconomia italiana e quale futuro intravede nei prossimi mesi?

Per il breve periodo non possiamo dire che stia andando male: l’economia e l’occupazione crescono mentre per quanto riguarda il calo della manifattura registrato nell’ultimo mese si tratta, in parte, di un calo strutturale. Bisogna tenere a mente una cosa: questo andamento positivo rispetto all’anno scorso è fortemente influenzato dal turismo e forse si tratta di un elemento temporaneo, perché chi non è riuscito a venire in Italia nel biennio 2020-21 sembra si stia “sfogando”, diciamo così, nel 2022-23. Per questo motivo, probabilmente, l’anno prossimo o nel 2025 dovremo aspettarci un rallentamento.

Nel libro si è posto più volte la domanda se il Pil sia effettivamente il solo indicatore possibile per il benessere sociale e individuale, non indicando però una risposta piuttosto che unaltra. Glielo chiedo: il Pil è davvero lunica misura adeguata a valutare il benessere complessivo di uno Stato e dei suoi cittadini?

Non è l’unico indicatore ma è un indicatore molto importante, bisogna partire da lì poi si possono guardare altre cose. Indicatori come, per esempio, quello sulla felicità (il Fil, o Felicità Interna Lorda, adottata ufficialmente dal Buthan, ndr) sono comunque strettamente correlati al Pil pro-capite. Non conta solo quello, certo: i soldi non fanno la felicità, come si dice, però aiutano.