Sostenibilità

La sovrastampa che salva milioni di imballaggi

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di Dino Bondavalli

In 45 anni di attività ha salvato dal macero circa un milione di chilometri lineari di materiali, quantità che consentirebbe di coprire 25 volte il giro intorno al mondo o di percorrere abbondantemente il viaggio di andata e ritorno dalla terra alla luna. Precorritrice dell’economia circolare, per la quale nel corso degli anni ha fatto il pieno di riconoscimenti anche a livello internazionale, Rotoprint ha una storia caratterizzata da una sostenibilità ambientale ante litteram.

La piccola azienda fondata nel 1978 a Lainate, comune a una quindicina di chilometri a Nord-Ovest di Milano, ha infatti sviluppato e brevettato una tecnologia unica per la sovrastampa di packaging e imballaggi. E, grazie a questa trovata geniale che ne ha fatto il leader indiscusso a livello mondiale, ha contribuito a sviluppare e diffondere il concetto di un utilizzo responsabile ed intelligente delle risorse ben prima che Greta Thunberg e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite lo trasformassero in una questione universale.

«Inizialmente, quando mio padre e i miei zii hanno dato vita nel 1963 alla loro azienda, l’attività era quella di stampa di materiali conto terzi», racconta Giovanni Luca Arici, direttore amministrativo di Rotoprint. «Successivamente i fratelli si sono divisi e mio padre, che aveva avuto un paio di richieste in tal senso da suoi clienti ed era stato intrigato dall’idea, volle provare a fare la sovrastampa, cioè la modifica di incarti già esistenti, facendo realizzare e brevettare delle macchine che non esistevano, e che tuttora non esistono come prodotto di serie, su progetti e idee sue».

Fu così che prese il via un’attività destinata a introdurre un nuovo concetto di economia circolare. Il sistema realizzato da Rotoprint permise, infatti, alle aziende di recuperare integralmente, anziché destinarle al macero, le rimanenze di imballaggi non utilizzabili a causa di errori, aggiornamenti nelle etichette, imprecisioni e cambi di mercato.

Un’eventualità che si registra molto più spesso di quanto si potrebbe immaginare. Si pensi a quanto accaduto solamente negli ultimi tre anni, tra pandemia che ha mandato in tilt intere catene di approvvigionamento, guerra in Ucraina, che ha reso indisponibili o super costosi ingredienti un tempo accessibilissimi come l’olio di girasole, ora sostituito in molte preparazioni da quello di colza, e inflazione record, che ha richiesto la sovrastampa dei prezzi stampati sulle confezioni del latte e del formaggio o quella della grammatura di frutta secca, insaccati e molto altro.

«Dal Covid in avanti è stato un crescendo, tanto che a metà del 2022 siamo arrivati a un +40% di attività rispetto all’anno precedente», conferma Arici, la cui attività risponde «a piccole e grandi urgenze che le aziende si trovano a gestire con un preavviso talvolta di sole poche ore».

Se i casi più recenti riguardano soprattutto prezzi, ingredienti e grammatura, le possibili applicazioni sono molte di più. Da un semplice pittogramma che il cliente ha dimenticato, come ad esempio il PaO (Period after Opening, ndr) che indica la scadenza dei cosmetici dopo l’apertura, all’inserimento in etichetta degli allergeni perché è cambiata la normativa. Dalla cancellazione di promozioni dalle confezioni una volta concluso il periodo promozionale, alla correzione di errori di stampa, fino alla variazione del codice a barre o all’inserimento di una dicitura di legge che era stata dimenticata e la cui mancanza finirebbe per bloccare la commercializzazione del prodotto.

Eventualità molto più frequenti di quanto si possa immaginare. Tanto che in 45 anni sono state oltre 2.500 le aziende che si sono rivolte a Rotoprint per sovrastampare le confezioni dei propri prodotti. Anche se i nomi sono in larghissima parte coperti da rigidi accordi di riservatezza, tra i clienti di questa piccola realtà meneghina c’è di tutto. Anche grossi gruppi leader mondiali nel proprio settore.

«Qualche anno fa eravamo stati contattati da un nostro cliente, un’azienda dolciaria di primaria importanza, che aveva un problema legale in Germania e che era stata costretta a interrompere una linea di produzione perché mancava una dicitura di legge in etichetta», ricorda Arici. «Quella volta abbiamo avviato la sovrascrittura in 24 ore, perché se non avessero potuto confezionare il prodotto entro tre-quattro giorni avrebbero dovuto buttar via tutta la materia prima, che era altamente deperibile. Oggi, invece, stiamo gestendo un lavoro per un’azienda molto nota che ci ha chiesto di sovrastampare il prezzo del latte indicato sulla confezione su 3 milioni di pezzi».

Numeri enormi da gestire in tempi rapidissimi per un’azienda che conta una dozzina di dipendenti e che è associata ad API, l’Associazione Piccole e Medie Industrie. Una realtà unica nel suo genere, che entra in campo nei momenti in cui si verificano piccoli e grandi sconvolgimenti per proporre soluzioni che uniscono l’ingegno di Archimede Pitagorico e la risolutezza di Mr Winston Wolf, il personaggio che “risolve problemi” in Pulp Fiction. Più originali di così…

Una PMI circolare” ante litteram che ora guarda ai mercati Ue e Usa

Espandere il raggio delle proprie attività attraverso l’apertura di nuove sedi all’estero, in Europa e negli Stati Uniti. Perché per valorizzare ulteriormente un know-how unico, il prossimo passaggio non può che essere quello di ridurre i costi e le problematiche di trasporto per una clientela internazionale che è comunque in espansione.

Nel futuro di Rotoprint c’è lo sguardo rivolto ai mercati internazionali, dai quali la richiesta di servizi all’azienda meneghina è rallentata perlopiù da ragioni logistiche. «Anche se riceviamo già parecchie commesse da paesi come la Germania e la Spagna, sappiamo benissimo che il nostro potenziale è molto più alto», conferma Giovanni Luca Arici, direttore amministrativo di Rotoprint. «Per questo abbiamo partecipato alla Fase 1 del progetto europeo Horizon 2020, superandola, e ci siamo mossi per ottenere il riconoscimento dei brevetti necessari per gli Usa, con l’idea di contattare aziende del settore (converter e stampatori) che siano interessate al progetto SOS Packaging».

Nel frattempo, un assist alle attività dell’azienda meneghina potrebbe arrivare anche dalla Commissione Europea. Lo scorso 8 marzo l’Esecutivo guidato da Ursula von der Leyen ha presentato agli esperti degli Stati membri una proposta di revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti, che prevede l’inserimento in etichetta della dicitura «spesso buono oltre» in aggiunta al consueto «da consumarsi preferibilmente entro».

Una misura anti spreco che nasce dalla convinzione che la maggior parte dei consumatori non comprenda appieno la distinzione tra le etichette «da consumarsi entro», da intendersi come indicatori di sicurezza vincolante, e quelle più qualitative «da consumarsi preferibilmente entro». Il risultato è che tonnellate di cibo finiscono ogni anno nella spazzatura quando potrebbero essere mangiate. Uno spreco enorme che si spera di ridurre con una nuova dicitura: qualora la proposta dovesse passare, andrà sovrastampata anche sui packaging già pronti per l’utilizzo.