Inchieste

«Si valuti chi lavora bene: valorizziamo turismo e territorio»

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di Gabriele Politi

Dici Forte e il primo nome ad affacciarsi ai ricordi di chi ha i capelli brizzolati è quello del Bagno Piero, vera icona delle vacanze versiliesi in mano alla terza generazione della famiglia Santini. Lo guida il 54enne Roberto, dopo il babbo Gian Piero e il nonno Sebastiano che lo fondò nel 1933. Storico ritrovo delle grandi famiglie industriali del nord che elessero Forte dei Marmi a propria residenza estiva (Agnelli, Moratti, Barilla, per citarne alcuni), rappresenta quasi un secolo di storia italiana ora di fronte a una svolta per la stessa sopravvivenza.

La presidente della Commissione Ue von der Leyen minaccia pesanti sanzioni in attesa che lItalia decida sulle concessioni balneari. C’è stata unassemblea dei gestori italiani. Cosa è stato deciso?

Si deve fare un passo indietro. Bisogna cercare un accordo che salvaguardi chi fa impresa e chi riversa sul territorio i benefici della concessione, perché è chiaro che con lo Stato il rapporto deve essere Do Ut Des: ci dà in concessione un bene e deve trarne il maggior vantaggio possibile, non solo economico, ma soprattutto di riqualificazione del bene e del servizio al turismo nel lungo periodo, in una prospettiva di benessere per tutto il territorio e di un indotto per ogni categoria. Mettere sul tavolo delle trattative il Pnrr o la procedura di infrazione rischia di diventare un’arma per chi vuole radicalizzare lo scontro spostando l’attenzione dal vero focus. Su questa linea mi sono parsi sia l’intervento dell’onorevole Zucconi sia il discorso del senatore Gasparri sull’importanza di far emergere ogni aspetto della realtà degli stabilimenti balneari. Dall’opposizione Fassina, che sicuramente non appartiene alla fantomatica lobby dei balneari, ha centrato il punto parlando di dumping ecologico, finanziario e sociale che potrebbe verificarsi con l’ingresso di grandi gruppi al posto delle famiglie. Ecco, questo dovrebbe essere il manifesto del movimento balneare in cui mi riconosco.

Dopo i rilievi del capo dello Stato Mattarella, la premier Meloni sembra a un bivio: applicare la norma, sconfessando le promesse della campagna elettorale, o introdurre incentivi – con un finanziamento alle banche gestito da Sace – per permettervi di partecipare alle gare…

Il rispetto per il presidente della Repubblica è al di sopra di ogni mio commento. Mi concentrerei sul penultimo paragrafo della lettera al quale pare in pochi abbiano fatto attenzione. Cito: «Sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonché garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito». Non sono un giurista ma mi pare chiaro il riferimento al rapporto Stato-concessionario in cui sarà indispensabile una valutazione del lavoro svolto. Immagino che la premier sappia benissimo cosa fare. Io eliminerei le estremizzazioni: niente aste senza paletti chiari ma nemmeno proroghe illimitate.

Come conciliare lobbligo europeo con le istanze di chi negli anni ha investito, creato occupazione e contribuito a un settore strategico come quello del turismo?

Ci vuole sempre grande rispetto per chi si alza la mattina e tira su la “serranda” del suo stabilimento. Gente partita da zero ha realizzato strutture dove non c’era niente, e se oggi vediamo aziende bellissime non dobbiamo dimenticare persone come mio nonno, che ha cominciato facendo anche il casiere nelle ville retrostanti per mantenere la famiglia o, saltando alla generazione successiva, i grandi sacrifici economici di mio padre per costruire la piscina e tutte le strutture accessorie. Oggi è facile considerarci dei fortunati, ma anche se lavoriamo in un luogo di vacanza non siamo mai in vacanza. Nel mio bagno ci sono 70 collaboratori; forse un “imprenditore” li ridurrebbe dando le manutenzioni in outsourcing e gestendo tutto con le cooperative. O diminuirebbe, con la stessa logica, i mesi di lavoro (da me sono da febbraio a novembre/dicembre) ma 70 collaboratori corrispondono a 70 famiglie, mutui, figli. E la soluzione è che da lavoro stagionale questo per loro diventi lavoro fisso, non che tutto venga dato in subappalto. Ecco il dumping sociale di cui parlava Fassina.

Si dice che il vostro settore rappresenti un formidabile bacino di voti che ha costretto” i vari governi a rinviare sempre la decisione sulle concessioni. Vi sentite davvero una lobby?

Se fossimo una lobby licenzierei subito chi la gestisce perché dopo 15 anni ci troviamo in queste condizioni. In questo momento penso agli errori storici della categoria: il no al decreto Tremonti che voleva triplicare i canoni, una vittoria di Pirro da cui sono cominciati tutti i nostri problemi; la cancellazione del 45bis del codice della navigazione (possibilità di dare in subconcessione tramite affitto d’azienda), una norma che grida allo scandalo perché, a mio avviso, crea posizioni di rendita che sono il vero male da combattere.

I punti di forza nella gestione a tradizione familiare della maggior parte degli stabilimenti italiani?

La consapevolezza di aver creato un modello unico al mondo, di aver risposto alla richiesta principale che viene dai nostri clienti: la sicurezza. A noi affidano i loro figli, non ci danno un’auto da parcheggiare, la responsabilità è ben diversa. Sono d’accordo che il padrone di casa (Stato) venga a vedere cosa ne ho fatto del bene che mio nonno ha avuto in concessione. Non so se si andrà alle aste, non credo, ma ritengo giusto che ci sia una valutazione del lavoro fatto e sono sicuro che la quasi totalità dei miei colleghi ha le carte in regola per continuare, qualcuno dovrà fare investimenti, altri rivedere qualcosa ma la nostra è una categoria sana di persone che sgobbano tutto l’anno (basta con questa leggenda dei tre mesi) e che deve essere libera da questa spada di Damocle per pensare a lavorare e a migliorare un elemento fondamentale della nostra industria turistica, la balneazione.