La Settimana Politica

Giorgia e la corsa diplomatica dei cento giorni

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di Silvio Magnozzi

Il 3 febbraio (oggi, giorno di uscita del nostro settimanale) la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni incontra a Berlino il cancelliere tedesco Olaf Scholz. I temi su cui dialogare con la Germania sono molti, dalla guerra in Ucraina dopo l’invasione russa, alle politiche Ue, passando per la questione dell’immigrazione e della necessità di affrontarla come una questione europea, per arrivare infine al versante dell’economia, compresa la discussione sul piano di aiuti europeo (all’interno del quale rientra anche il tema degli aiuti di Stato).

L’agenda di politica estera di Giorgia Meloni, del resto, sinora è quella che ha segnato per lei buoni successi e persino, nei giorni scorsi, il riconoscimento inaspettato del quotidiano francese “Le Figaro” (moderato ed europeista) che ha parlato esplicitamente dei primi 100 giorni al governo come di un cammino senza errori, sottolineando come la presidente del Consiglio italiano abbia dato prova di coraggio, archiviando gli slogan degli anni passati all’opposizione e dando invece prova in politica estera di una linea coerente, «schierandosi con la Nato» e mantenendo «il sostegno attivo dell’Italia all’Ucraina».

Un capitolo importante della politica estera della Meloni e del centrodestra al governo nei suoi primi cento giorni è stato certamente la volontà di puntare all’Italia hub energetico per l’Europa nel Mediterraneo. A questo proposito, centrali sono stati due viaggi che Giorgia Meloni ha compiuto la settimana scorsa, uno in Algeria e l’altro in Libia.

Una parte dei critici italiani delle politiche del centrodestra ha parlato, per commentarli, di un nuovo colonialismo ma trattasi di un pregiudizio e non della realtà dei fatti. L’Italia si sta infatti muovendo in Africa nel solco delle iniziative intraprese prima della Meloni, dal suo predecessore Mario Draghi.

Iniziative che l’attuale governo sta portando avanti con sapienza. Dagli accordi sul gas, necessari per non far schizzare le bollette europee alle stelle in tempi di sanzioni alla Russia (in passato il fornitore-chiave del gas all’Europa) in guerra, alla necessità di dare un equilibrio geopolitico al Mediterraneo in un momento di crisi globale. A questo proposito il viaggio della Meloni in Libia, oltre ad aver avuto un focus sull’energia, si è focalizzato anche sul tema dei migranti (molte partenze verso l’Italia e l’Europa avvengono dal Paese africano) e sulla necessità di arrivare ad una stabilità della Libia, accelerando il percorso per elezioni che pacifichino il Paese mettendo d’accordo la Tripolitania e la Cirenaica e facendo finire una volta per tutte le tensioni che vanno avanti da anni.

La via alla stabilità della Libia, infatti, è centrale non soltanto per l’Italia hub dell’energia (una Libia instabile sarebbe un problema) ma pure per la sicurezza del Mediterraneo e dell’Europa del sud, oltreché per gli equilibri globali. Ecco allora che mettendo in fila tutti i passi fatti dalla Meloni e dal centrodestra al governo in questi primi mesi, una cosa emerge abbastanza chiaramente: quelli che avrebbero dovuto essere i punti deboli (secondo i critici) della maggioranza di centrodestra – i rapporti con l’Europa e la politica estera – si stanno rivelando i punti di forza della maggioranza. Un bene per l’Italia, ma con una consapevolezza necessaria per non far montare la testa né alla Meloni né al governo: la partita è appena cominciata.