La Settimana Politica

Migranti, il tempo dell’Europa è ora

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di Silvio Magnozzi

Parlare d’immigrazione (e delle politiche che la riguardano) non è mai facile, perché l’argomento attiene a un’umanità che lascia le proprie terre d’origine per sfuggire alla fame, alla guerre o alle persecuzioni. Diventa ancor più difficile affrontare l’argomento a pochi giorni di distanza dalla tragedia di Cutro, in Calabria, dove un barcone di migranti è naufragato portando con sé decine e decine di vite umane: uomini, donne, bambini. Eppure la politica e la pubblica opinione in Europa nel 2023 non possono non affrontare l’argomento immigrazione, un fenomeno epocale del nostro tempo. Proviamo a farlo anche noi, scindendo la ragione dall’emotività e cercando di evitare quelle divisioni (anche ideologiche) che troppo spesso in Italia e in Europa separano la destra e la sinistra.

La prima domanda cui rispondere riguarda le partenze dei migranti. C’è chi propone di fermarli nei Paesi di origine e di aiutarli là, chi di accoglierli tutti, chi un po’ dell’una e un po’ dell’altra cosa. Fermarli nei Paesi di partenza e aiutarli in loco richiede anzitutto tempi medio-lunghi, oltre alla considerazione che non in tutti i Paesi di partenza i diritti di chi ci vive sono uguali. Questo porta a distinguere tra migranti che cercano rifugio o asilo politico da guerre o da persecuzioni e migranti economici. Il che rende ancora più complicato mettere in pratica il “non farli partire” per aiutarli a casa loro. Nel frattempo, mentre questa prospettiva politica impiegherà tempo per essere perseguita, le partenze continueranno (così come le attività degli scafisti criminali). E qui arriviamo al secondo aspetto: soccorrere chi è in mare. Su questo punto la civile Europa (Italia compresa) non può sbagliare: chi ha bisogno si soccorre, sempre. Questione di civiltà e soprattutto di vite. Essendo non tutti i Paesi europei una penisola come l’Italia, o affacciati sul Mediterraneo, è evidente che lo sforzo politico dell’Europa deve andare nella direzione auspicata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella quando ha sottolineato che l’Ue deve assumersi in concreto la responsabilità di governare il fenomeno.

C’è poi il tema dell’accoglienza. I Paesi Ue di sbarco (o di arrivo) dei migranti non possono reggere da soli il peso di far fronte a un fenomeno epocale come l’immigrazione. Per questo l’Ue dovrebbe mettere in campo un’intesa per soccorrere sempre, da europei, i migranti. Quanto all’accoglienza, venga distribuita tra i Paesi Ue e non solo nei Paesi di arrivo, con le relative attività di accertamento di chi, tra gli arrivati, sia un rifugiato politico, un migrante economico e via di seguito.

Infine, le Ong in mare. Anche qui, proviamo a uscire dalla contrapposizione che caratterizza la polemica in Italia e guardiamo a ciò di cui stanno dibattendo in Germania. Secondo alcuni media nazionali, il ministero tedesco dei Trasporti sarebbe intenzionato a inasprire l’ordinanza sulla sicurezza delle navi private: questo potrebbe limitare gran parte dei salvataggi di migranti nel Mediterraneo da parte di imbarcazioni delle Organizzazioni non governative (Ong) battenti bandiera tedesca. Secondo una bozza del ministero infatti le navi con “attività politiche e umanitarie o scopi idealistici comparabili” non dovrebbero più appartenere al settore del diporto. Ne deriverebbero così requisiti nuovi, con conseguenti alti costi per tecnologie e assicurazioni diverse. Vedremo presto la linea che adotterà la Germania ma il punto centrale non riguarda Berlino bensì l’Europa.

L’immigrazione è un fenomeno epocale, va governato con umanità e diritto e un Paese da solo avrà sempre gravi difficoltà a farlo, con annesse polemiche (avvilenti). Perciò se l’Europa c’è, è tempo che batta un colpo di unità, di ragionevolezza e di umanità condivise. Subito.