Nel Mondo delle Pmi

La sartoria napoletana, patrimonio in cerca di eredi

Scritto il

di Gianni Lepre

Quando si parla di made in Italy ci si riferisce al marchio Italia, a quel tricolore impresso nelle produzioni d’eccellenza che fanno del Sistema Paese la massima espressione del bello, del funzionale, dell’unico ed inimitabile. Fiore all’occhiello del Sistema Italia è la filiera della moda, un sistema produttivo ricercato e osannato su tutto il pianeta. Base della moda è la sartoria, la grande tradizione sartoriale italiana che a Napoli ha la sua culla. Infatti una delle espressioni massime dell’artigianato partenopeo è proprio l’antica arte sartoriale che ancora oggi è portata avanti con passione, devozione e creatività da grandi maestri che rappresentano oggi sia la tradizione sia l’anello di congiunzione con le nuove generazioni.

Una delle realtà più  antiche e prestigiose è la Confraternita dei Sartori 1351, sodalizio professionale nato nella chiesa di S. Eligio al Mercato, che affonda le sue radici nel Medioevo partenopeo, periodo nel quale fiorirono le prime botteghe nelle quali si lavorava la lana e la seta proponendo tagli e tessuti ambìti in tutte le corti europee. Nel corso del XV secolo la scuola sartoriale napoletana si allargò e crebbe di importanza tanto che i maestri sartori venivano chiamati a lavorare anche nella lontanissima Milano. I sarti napoletani sono stati anche i primi a lanciare il menswear ready-to-wear.

Raffaele Antonelli

Fino ad un secolo fa nella cappella dedicata a San Michele Arcangelo all’interno della chiesa di Sant’Eligio al Mercato a Napoli, c’erano i ritratti di due sarti, Angelo Sicignano e Romano di Stefano. Nel corso del XVII secolo i maestri sartori registrati a Napoli furono 607, tutti autorizzati al lavoro di sartoria e riconosciuti dalla Confraternita.

Fu proprio in quel periodo che la scuola sartoriale napoletana acquisì clienti di grande prestigio. Fino al 1930 il gusto napoletano si identificava in prevalenza con quello anglosassone, ma negli anni successivi quel rigore irremovibile e intransigente dell’eleganza inglese tra le mani dei napoletani cominciò ad alleggerirsi, lasciando spazio al comfort. Il XX secolo fu il momento dei grandi nomi della sartoria maschile, capaci di trasformare piccole botteghe artigiane in grandi botteghe simbolo dell’eleganza Made in Naples. Ai giorni nostri la grande tradizione sartoriale napoletana espressa da maestri del calibro di Raffaele Antonelli, Francesco Mazzuocco a tanti altri nomi illustri dell’antica arte, continua a distribuire eleganza, eccellenza, unicità.

Alla sartoria napoletana e alla sua cura delle forme si rifà anche la tradizione siciliana che nelle mani del maestro Raffaele Gintoli diventa napoletanità in terra sicula. Nelle mani sapienti del maestro Raffaele Antonelli, l’arte del cucire un vestito non è solo creatività e cura dei dettagli, ma è soprattutto amore allo stato puro verso una creazione che diventa missione, esigenza di tramandare ai giovani l’arte dell’ago e del ditale, del metro e delle forbici che nette tagliano e intersecano le forme. La sartoria del maestro Antonelli è un tempio della bellezza, della perfezione, dell’abito su misura che scende sul corpo come fosse un clone di tessuto. È soprattutto questa la sartoria napoletana, che nulla a che vedere con l’industria del tessuto e dei capi commerciali. Ogni abito nasce dalla mani del maestro, dal suo cuore, dalla sua genialità.

Un ambito sartoriale napoletano nasce prima di tutto da un idea anche per l’antica sartoria Mazzuocco che dal 1960 custodisce la tradizione partenopea. Francesco, terza generazioni di una famiglia di sarti, intraprende la strada del padre e del nonno con grande orgoglio, umiltà e sapienza. L’arte della sartoria napoletana oggi rappresenta l’ultimo baluardo di una tradizione che si oppone al fast fashion, al consumismo sfrenato. Oggi la vera tradizione napoletana è quella che trasferisce nelle creazioni tutta quella conoscenza fatta di sacrifici, passione, abnegazione, consapevole di offrire al cliente una cura maniacale di ogni dettaglio, creando abiti che siano unici e senza tempo.

La scuola napoletana è quella più affermata in Italia e nel mondo e che ogni giorno crea proseliti e fa nascere la passione per una delle arti che definiamo sublime. Per questo la napoletanità è insita anche nella sartoria siciliana rappresentata dal maestro Raffaele Gintoli, la cui cura dei particolari e la sapiente leggerezza e vestibilità dei capi, lascia intravedere chiaro lo stile napoletano oltre lo stretto. La sartoria napoletana, dunque, si riassume nella Confraternita dei Sartori 1351, attualmente presieduta da Tiziana Aiello, che non solo può contare sui sarti, quelli veri, ma su di una struttura che spazia dall’artigianato al terziario del settore moda.

Francesco Mazzuocco

Plusvalore della Confraternita napoletana è l’occhio attento ai giovani, alla loro formazione professionale in bottega, ad assicurare il cambio generazionale, cosa che oggi giorno non è affatto scontata per nessuna filiera produttiva. L’importanza delle nuove generazioni si esprime anche attraverso i concorsi che vengono banditi dalla Confraternita per individuare eccellenze da immettere nel circuito produttivo.

Ultimo in ordine cronologico “Il Ditale d’oro 2023” che lo scorso aprile ha inaugurato alla Camera di Commercio di Napoli la stagione degli eventi della Confraternita dei Sartori 1351. La sartoria è un’arte antica dal cuore moderno, e Napoli è il centro di gravità di questa eccellenza del Made in Italy.