Nel Mondo delle Pmi

Leggerissime e super tech, le selle amate dai campioni

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di Dino Bondavalli

Le loro selle per bici da corsa sono le più leggere al mondo. E la loro qualità è tale che, nel corso del tempo, sono state utilizzate dai più grandi nomi del ciclismo professionistico. Da Eddy Merckx a Felice Gimondi, da Marco Pantani a Miguel Indurain, fino a Mathieu van Der Poel, vincitore quest’anno di due “monumenti” della primavera come la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix, e cinque volte campione del modo di ciclocross.

D’altra parte, Selle Italia è da sempre marchio di riferimento per il settore. Non solo nel mondo delle competizioni, ma anche in quello amatoriale. L’azienda veneta, che lo scorso anno ha raggiunto quota 2,5 milioni di selle prodotte, il 90% delle quali destinate all’export, copre infatti con diversi marchi le esigenze di qualsiasi bicicletta in qualsiasi angolo del pianeta.

L’azienda è nata nel 1897 a Corsico, vicino a Miano, e ha avuto il proprio periodo di massimo splendore tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando la bicicletta era un mezzo di trasporto molto popolare, come peraltro sembra che stia progressivamente tornando ora.

Racconta Giuseppe Bigolin, imprenditore veneto presidente di Selle Italia, il cui quartier generale si è nel frattempo spostato in provincia di Treviso, a Casella d’Asolo, nella regione che è da sempre centro mondiale della produzione di selle da bicicletta.

Dopo la seconda guerra mondiale, con l’avvento dell’auto, il centro della produzione di biciclette si è infatti spostato dalla Lombardia, dove c’erano tutti i marchi più importanti, al Veneto, e di conseguenza anche l’indotto e l’accessoristica.

La famiglia di mio padre, che all’epoca faceva il mugnaio, aveva una serie di attività nel settore delle filande. Quando questo cominciò a manifestare le prime difficoltà, già negli anni Cinquanta, mio zio Giuseppe, che considero l’illuminato della famiglia, cominciò a dedicarsi alla produzione di selle da bicicletta, prendendo con sé un tecnico.

Prosegue Bigolin. Industriale di razza, che nel suo racconto trasmette tutta la semplicità e la passione tipica dell’imprenditoria veneta, è lui l’artefice del rilancio in grande stile del marchio Selle Italia, rilevato dalla famiglia negli anni Settanta.

Se nella prima fase l’azienda rimase di dimensioni contenute, tanto che «quando ho cominciato a lavorarci io facevamo 50/60 selle al giorno, mente il nostro principale concorrente ne produceva a migliaia», racconta il presidente, con il passare del tempo le cose sono cambiate.

Oggi abbiamo rilevato la maggior parte di quelli che erano marchi leader all’epoca e siamo di fatto rimasti gli unici a produrre selle in Europa (tra Italia e Romania), mentre i concorrenti si sono spostati fondamentalmente a Taiwan.

Il segreto? «Nel nostro centro di ricerca e sviluppo lavoriamo costantemente a prodotti nuovi, per cui anche se i concorrenti cinesi spesso copiano quello che facciamo, noi ci difendiamo molto bene», assicura Bigolin. «Lo sviluppo più recente è la prima sella al mondo senza colle, un brevetto blindato che da un paio d’anni ci consente di produrre componenti completamente riciclabili e sostenibili. Adesso stiamo lavorando per introdurre la parte sostenibile in tutte le nostre linee, a eccezione di quella artigianale, che rappresenta il nostro prodotto di punta, ma che non va oltre il 10% della nostra produzione».

Una parte solo apparentemente marginale. Con selle in vendita intorno ai 500 euro ciascuna, il contributo della linea artigianale ai conti aziendali è infatti tutt’altro che irrilevante.

Lo scorso anno abbiamo sfiorato i 37 milioni di euro di fatturato.

Spiega Bigolin. La produzione è ormai in gran parte automatizzata, tanto che l’azienda conta poco più di 50 dipendenti.

La presenza sui mercati di tutto il mondo, a partire da Europa, Stati Uniti e Asia, fa guardare con fiducia al traguardo dei 130 anni di attività. Sempre nel segno del motto lasciato in eredità dalle generazioni precedenti: «Fatica assidua lunga e operosa, vince ogni cosa»…

Per linnovativo nastro da manubrio grandi richieste dai produttori Usa

Non solo selle senza colla: la corsa verso la sostenibilità di Selle Italia non si ferma. E, per il futuro a breve termine, passa attraverso un nuovo prodotto destinato a segnare un ulteriore salto di qualità nell’utilizzo e riutilizzo equilibrato delle materie prime.

Nelle scorse settimane abbiamo presentato al Salone internazionale del ciclo di Taipei un nuovo nastro per manubrio realizzato con un sistema analogo a quello sviluppato per le selle.

Annuncia Giuseppe Bigolin, presidente del gruppo veneto. «Si tratta di una novità a livello mondiale, per la quale abbiamo già richieste molto importanti anche da parte di grossi marchi americani e che ci consentirà di creare sinergie anche con le selle. Anche se sembrano due componenti marginali in termini di dimensione, il loro impatto è infatti considerevole una volta arrivati a fine carriera. Noi abbiamo superato questo problema utilizzando un tecnopolimero come unico componente, per cui basta togliere la parte metallica della sella per riciclarla e utilizzarla per produrne una nuova».