Scenari

Alessandro Paciello: un nuovo Umanesimo

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di Alessandro Paciello (Giornalista, docente ed esperto in strategie di comunicazione)

Abbiamo perso la “visione d’insieme”. Come Umanità, intendo. Il senso olistico che dovrebbe permeare ogni istante della nostra vita è stato sostituito da osservazioni e comportamenti “verticali”, di cui ci facciamo pure, e spesso, vanto accusando chi ha una visione ampia e onnicomprensiva di «non avere i piedi per terra». Gli antichi e moderni filosofi, che dovrebbero essere i veri generatori dell’evoluzione umana grazie al loro pensiero, vengono messi ai margini, sostituiti da visioni deterministiche parascientifiche. Impera la “tecnocrazia finanziaria”, aberrante matrimonio tra la burocrazia digitale e la peggiore finanza che opera sotto le mentite spoglie dei diabolici filantrocapitalisti. Il danno che ne deriva è che con il pretesto di risolvere un problema – o supposto tale – questo dominio genera distruzioni e, finanche, catastrofi epocali. Quanto abbiamo vissuto in questi anni in cui il Mondo è stato vittima delle continue e reiterate emergenze sanitarie, belliche e ambientali ne è solo uno dei tanti, più recenti e vistosi esempi.

“L’Uomo è qualcosa che deve essere superato”, scriveva Nietzsche. Ed è questa la dottrina propugnata dal World Economic Forum e dal suo vate, Klaus Schwab, oggi conosciuta sotto il nome di transumanesimo. Il transumanesimo che, utilizzando una radicale e disumana digitalizzazione e una soverchiante Intelligenza Artificiale, punta alla creazione dei cyborg, andando oltre, appunto, l’Essere Umano relegato a patetica comparsa di un mondo artificiale.

In questi ultimi anni di emergenza è stato pesantemente e volutamente manipolato dai mass-media il concetto di “conoscenza”. Nikolaj Berdajaev diceva che “la conoscenza è una schiavitù”. Con questo evidenziava il limite del “conoscere”, del “sapere”, che ci ferma a ciò che è dato, limitando, e spesso annullando, la ricerca che dovrebbe invece rimanere il motore dell’evoluzione umana. Ma i paladini del determinismo scientifico, quelli che «se lo dice la scienza» non tengono presente, è proprio il freno al conoscere che un “sapere dato”, e così considerato non più dubitabile, irrimediabilmente pone.

L’obiettivo è chiaro: dominare la Natura! La banalizzazione del determinismo materialista – che usa in modo speculativo la digitalizzazione e l’IA – si evidenzia paradossalmente proprio nel suo affermare la propria scientificità che però perde di vista la «semplicità olistica della Vita». Ancora una volta, la dicotomia è tra materialismo e spiritualità: i miopi occhi della mente umana che cercano di ostacolare la grande visione dell’Anima. Il punto di partenza delle due visioni è evidentemente diverso: la mente ha l’obiettivo dell’ego di massimizzare il proprio potere e la soddisfazione dei continui bisogni che genera alla rincorsa di una utopica felicità; l’anima cerca l’unione con l’Uno, il “ritorno a Casa” e, per farlo, necessita di una visione olistica del Tutto che non può fermarsi alle continue richieste di un ego capriccioso e immaturo.

Lo scontro tra le due parti avviene quotidianamente in noi. Fa parte del cammino evolutivo dell’Anima alle prese con l’esperienza della materia. Ma diventa poi scontro sociale, quando ci rapportiamo in questa battaglia alle battaglie di tutta la collettività. Qui diventa fondamentale pertanto la consapevolezza di come avvenga il confronto dentro di noi e “tra noi e gli altri”. Da qui deve partire un percorso che ci deve portare a quello che definisco un “nuovo Umanesimo”. Questo cammino è prima di tutto spirituale e soggettivo e deve condurre, costruendo una massa critica in grado di incidere sui destini del Mondo, a una rivoluzione sociale, incruenta, ma proprio per questo profonda e “animica” e quindi vera e dirompente. Non si tratta di essere contro qualcosa o qualcuno, ma di acquisire consapevolezza su quanto alcune perverse oligarchie oggi imperanti in una parte del mondo stanno cercando di realizzare. Piuttosto, invece, definire una nuova strada umanocratica, dove quindi il “governo” delle società sia degli esseri umani e non delle macchine e degli algoritmi da esse partoriti. Già, gli algoritmi… Oggi procediamo nella nostra convivenza (in)civile a colpi di “algoritmi”. La digitalizzazione si trasforma in violenza sistemica, intendendo con ciò quella negazione di tutte le forme di pensiero laterale e critico che fanno capo ai singoli. Negazione che passa attraverso l’IA e non più dal pensiero umano, dal cuore dei viventi. Eppure, già Marx scriveva del comunismo scientifico che necessitava della contraddizione per evolversi, contrasto non più accettato nel mainstream della tecnocrazia digitale e dai suoi asserviti discepoli. Come uscirne? Attraverso la consapevolezza, parola magica che fa riferimento a un concetto quasi trascendente. Il mondo ha bisogno di innovatori, disperatamente. Ma non solo di innovatori tecnologici, come oggi viene volutamente frainteso e limitato il concetto. Io intendo “innovatori sociali”, menti e, soprattutto cuori, in grado di riscrivere il presente per un futuro veramente sostenibile, dal punto di vista ambientale certo, ma, prima di tutto, umano. Che il 2023 sia un anno di “innovazione sociale”, quindi, guidata da una nuova generazione di Cavalieri con il “cuore al centro”, pionieri verso un “nuovo umanesimo”!