Scenari

Letizia Moratti: crescita ferma da 10 anni, così la farò ripartire

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di Gabriele Politi

Il Settimanale incontra Letizia Moratti, candidata alla presidenza della Lombardia con la lista civica “Letizia Moratti Presidente” sostenuta dal Terzo Polo.

Sulla scrivania c’è la sua rana portafortuna, perché – dice – «va sempre avanti, mai indietro». Che sensazione ha di questa campagna elettorale in giro con il bus?

La mia è una proposta che va oltre gli schemi attuali, molto concreta, che non vuole essere ricondotta a centrodestra-centrosinistra ma vuole andare incontro alle esigenze dei territori per dare risposte sui temi principali che emergono dai confronti: creazione di posti di lavoro, sicurezza, sanità più accessibile, pubblica, senza costi e nei tempi giusti. Non dico che va tutto bene, come il candidato presidente uscente Fontana, né che va tutto male come dice il candidato del centrosinistra Majorino. Voglio mantenere quello che c’è di positivo e cambiare quello che non funziona. È questo che mi differenzia, così come il metodo di lavoro: non a silos come si fa adesso in Regione Lombardia ma tenendo conto dei dati, dei flussi, quindi leggere il futuro per sapere come intervenire nel presente.

È stata vicepresidente e assessore alla Sanità, delega su cui ha consumato lo strappo” con la giunta di cui faceva parte. Oggi i nodi più urgenti sono le liste dattesa, i medici di medicina generale, le case di comunità…

La sanità territoriale lombarda era veramente molto debole. La mia riforma prevede 1 miliardo e 200 milioni dal Pnrr e 800 milioni che ho fatto mettere da Regione Lombardia. Si sviluppa dal 2022 al 2024, è l’orizzonte temporale per attivare tutte le 216 case comunità e i 71 ospedali di comunità. Fino a quando ero in Regione l’attivazione del 40% che avevo previsto nel cronoprogramma 2022 era stata fatta. I medici di medicina generale riguardano il governo perché hanno un contratto da liberi professionisti, non dipendono dalle Regioni. Avevo fatto un lavoro molto approfondito con il governo precedente e si era arrivati a un testo, condiviso dalle principali sigle sindacali di categoria, che ora è nel cassetto dell’attuale ministro della Salute.

Sulle liste dattesa si è aperto uno degli scontri più aspri con i suoi sfidanti…

Quando sono arrivata in Regione non esisteva una mappatura delle strutture, delle patologie e dei tempi di sforamento. L’ho fatta fare, ho fatto diverse delibere partendo dai ricoveri oncologici per penalizzare le strutture pubbliche e private accreditate a seconda dei giorni di sforamento. Questa delibera ci ha consentito di portare il rispetto dei tempi di attesa dal 60 all’80%, dati dell’Agenzia nazionale Agenas, non miei. Ho fatto altre delibere sui ricoveri non oncologici, diagnostiche e visite ambulatoriali. I risultati che si cominciano a vedere dipendono da quelle e c’è ancora tanto da fare. Liste d’attesa e riforma territoriale sono due elementi che mi hanno convinto a candidarmi per portare avanti il lavoro iniziato.

Sui trasporti ha lanciato una proposta che sta facendo discutere.

La mia intenzione è quella di mettere a gara Trenord e il trasporto pubblico locale. Ho analizzato che noi abbiamo ogni mese circa 2000 treni cancellati e 2300 treni in ritardo. Non è accettabile, ci sono studenti che non arrivano in tempo per gli esami universitari e lavoratori che non raggiungono in orario il posto di lavoro. È un sistema che non funziona e quando i sistemi non funzionano si cambiano. L’ho fatto con Aria, la piattaforma regionale informatica: l’ho cambiata con Poste e da allora il piano vaccinale è decollato. Ho visto cosa viene fatto in Germania e in Francia, dove ci sono stati dei bandi il risparmio è stato in media del 30% e il servizio è migliorato. Questa opzione è stata validata pochissimi giorni fa dal professor Beria del Politecnico, esperto di trasporti, che ha detto che è l’unica soluzione per sanare l’inefficienza di Trenord. Credo che chi governa la Regione Lombardia non possa addossare, come ha fatto di recente il presidente uscente Fontana, la colpa a RFI e dire che spera sia il ministro Salvini a risolvere il problema. Chi è governatore di una Regione deve assumersi tutte le responsabilità e cercare di risolverle, se non direttamente almeno indirettamente.

Da sindaco di Milano ha introdotto lEcopass. Quali politiche ambientali ha in mente?

È importante cominciare a mappare il suolo per vedere qual è la sua condizione e poi fare gli interventi necessari perché venga sempre rigenerato e non consumato dove è difficile rigenerarlo. Per l’aria ci sono due interventi: sui riscaldamenti, parte importante dell’inquinamento, e sulle rinnovabili, con impianti fotovoltaici ma anche piccoli impianti geotermici dove possibile. Infine, incentivare la mobilità ecologica, dal car sharing alla mobilità su mezzi elettrici e ibridi, e quella ferroviaria, oggi ferma al 10%.

Siamo nella regione più produttiva dItalia. Anche qui pandemia e crisi energetica hanno inciso profondamente. Cosa farà per sostenere le nostre Pmi?

Non è solo questione di pandemia, guerra e caro energia. La nostra regione non cresce da dieci anni, questo è il dato. L’indice di competitività è di fatto sotto la media europea. Due province, Pavia e Lodi, hanno un Pil pro capite sotto la media nazionale, altre due, Varese e Sondrio, al limite. Ci sono problemi di mismatch tra domanda e offerta: serve un sistema di formazione che sia sì coerente con le vocazioni dei giovani ma che vada incontro alle esigenze delle imprese. Su 900mila aziende almeno 700mila sono Pmi: vanno aiutate, per esempio per l’accesso al credito, perché le recenti normative che obbligano le banche a patrimonializzarsi di più creano loro problemi di liquidità. Servono sistemi di garanzia più importanti di quelli che sta dando la Regione. Il sostegno al marketing internazionale è fondamentale, le medie e piccole imprese ne hanno bisogno e una Regione deve farsene carico. L’altro giorno ero in una bellissima azienda nella provincia di Bergamo: aveva appena aperto in Messico ed era stata aiutata da un’altra grande azienda bergamasca. Queste sono politiche che dovrebbe fare la Regione. Bisogna attrarre capitali e io ho già iniziato, ho la disponibilità di importanti capitali che sono disposti a venire e rigenerare aree della nostra regione.

 

In caso di vittoria cosa farebbe il primo giorno da presidente?

Metterei insieme tutti gli assessori, subito, per vedere cosa ognuno può fare per ricreare crescita nella nostra regione. Con la crescita si creano posti di lavoro, si va incontro alle persone, alle imprese. Creare crescita significa creare benessere. E naturalmente parlo di una crescita inclusiva, senza lasciare indietro nessuno. Più si cresce e più si riesce ad occuparsi delle fragilità che ci sono anche nella nostra regione.


Letizia Moratti, 73 anni, corre per la presidenza della regione con la propria lista civica Letizia Moratti Presidente”, appoggiata da Azione-IV-Calenda e da altre liste civiche.