Scenari

Pasquale Napolitano: politica

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di Pasquale Napolitano (Giornalista)

È la notte del 25 settembre, la vittoria del centrodestra è netta senza margini di incertezza, quando il premier in pectore Giorgia Meloni prende la parola all’hotel Parco dei Principi di Roma, dove c’è il quartier generale di Fratelli d’Italia, per lanciare un messaggio a poche ore dal trionfo elettorale: «Questo è un punto di partenza».

Parte da lì, in quell’istante, la nuova marcia di Meloni per conquistare quel che rimane del centrodestra al di fuori del perimetro di Fratelli d’Italia. La vittoria e l’approdo al governo della truppa meloniana sono un traguardo impensabile fino a qualche anno fa.

Ma diventano ora un punto di inizio per una nuova sfida. La sfida di Meloni punterebbe a due risultati: fagocitare l’elettoratodi centrodestra, occupando tutta l’area politica, e imporre in Europa un nuovo asse politico tra Popolari e Conservatori. Obiettivo da raggiungere nei prossimi 18 mesi. Nel 2024 si voterà per il Parlamento europeo. Sarà quello il primo vero banco di prova per la Meloni di governo. Ma è anche l’orizzonte politico della capa di FdI. Il presidente del Consiglio, che non ha mollato la guida del Partito, vuol fare di Fratelli d’Italia l’esperimento riuscito del dissolto Pdl.

Le Europee sono lo snodo cruciale. L’affermazione netta in Italia nel 2024 di Fratelli d’Italia aprirebbe la strada a una nuova maggioranza a Bruxelles. I Conservatori (di cui Meloni è il presidente) potrebbero diventare la prima forza politica in Parlamento. Inaugurando una nuova era tra Conservatori e Popolari. A dir il vero lo scandalo Qatargate sta dando un’accelerazione al progetto, spingendo nell’isolamento i Socialisti.

La partita di Meloni in Europa si gioca in Italia. E si giocherà nel terreno di centrodestra. Lega e Forza Italia venderanno cara la pelle per non essere risucchiati dall’onda meloniana. Nel Carroccio Matteo Salvini resiste alle spinte bossiane.

Ma la strada è tutta in salita. I congressi della Lega si svolgono in un clima di perenne conflitto tra bossiani e salviniani. Il Senatur ha lanciato il comitato del Nord. I sondaggi ballano. L’oscillazione è costante. Nonostante il Matteo di governo, la Lega non supera la soglia del 10%. Il Carroccio resta inchiodato sotto quella percentuale. È una soglia psicologica.

Il Capitano deve guardarsi le spalle su più fronti: dall’avanzata di FdI e dalle insidie di Umberto Bossi. In Forza Italia la scissione tra ronzulliani e tajaniani è un dato di fatto. Il ministro degli Esteri è ormai considerato un corpo estraneo dalle parti di Arcore. E sarebbe il più felice se l’opa meloniana su tutto il centrodestra si concretizzasse. I ronzulliani (Silvio Berlusconi) hanno iniziato a mostrare interesse verso le sirene di Matteo Renzi. Preparano l’addio a Meloni prima di essere fagocitati?

Quel furbacchione di Renzi l’ha capito e si è buttato a capofitto sul cavaliere. I due (Renzi e Berlusconi) si sentono. Parlano, concordano strategie e condividono molte battaglie parlamentari. Cosa hanno in mente? Il progetto del Terzo Polo è decollato con al timone Carlo Calenda. L’orizzonte è il voto alle Europee nel 2024. Renzi non ha dubbi: «Saremo il primo partito italiano». Che si apra davvero la sfida tra Conservatori e Terzo Polo-Renew Europe (il partito di Macron)? Che poi è lo scontro che rivedremo in Europa nel 2024.

Al Nazareno è notta fonda. L’incubo di trasformarsi nei socialisti francesi (partito crollato al 4%) diventa quasi una certezza. Il Qatargate rischia di accelerare il processo. I sondaggi segnano una discesa inesorabile. Ora a febbraio si celebrerà un congresso già scritto. Stefano Bonaccini raccoglierà un partito in macerie. Il presidente dell’Emilia Romagna è abituato alle sfide ardue. Ci proverà anche stavolta. Alle ultime regionali in Emilia Romagna l’ostacolo era Matteo Salvini in stato di gloria. Oggi è Giuseppe Conte. Il leader dei Cinque stelle sta divorando tutti i voti a sinistra del Pd. Con lo zampino di D’Alema e Bettini. Vuole condurre, lentamente, il Pd all’estinzione elettorale. Aprendo in Italia la strada a un tripolarismo di fatto: Meloni, Calenda, Conte. Destra, sinistra, centro. Tutto il resto è noia.