Scenari

Spadafora (Confapi): rilanciare il modello lombardo

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di Gabriele Politi

Confapi (Confederazione Italiana della piccola e media industria) rappresenta 116mila imprese che danno lavoro a 1,2 milioni di addetti. Nicola Spadafora, avvocato, è il presidente di Confapi Milano (6mila imprese associate), membro di Giunta di Confindustria Lombardia, presidente nazionale di Ancod – Associazione dei gruppi Odontoiatrici privati e Console onorario dell’Etiopia a Milano.

Un curriculum multidisciplinare messo per la prima volta al servizio della politica nelle prossime elezioni regionali con la lista di Letizia Moratti.

Cosa lha convinta?

Letizia Moratti, per la sua esperienza, per la sua capacità e per il suo saper fare, è una delle poche persone sulle quali è possibile contare in questo momento. Io non ho alcuna esperienza politica ma lei mi ha spinto, mi ha voluto fortemente. Sa che provengo dal mondo delle professioni e mi ha convinto perché in lei rivedo quelle capacità che, nel mio piccolo, credo siano anche le mie: saper ascoltare, saper fare, grande sacrificio, grande impegno, soprattutto saper risolvere i problemi. Stiamo consumando le scarpe sul territorio e ce la stiamo mettendo tutta per arrivare a questo traguardo.

La sua esperienza spazia dallindustria alla piccola e media impresa, allavvocatura, la diplomazia, la sanità. A quali di questi punti pensa per la Lombardia?

Il mio principale pensiero è rivolto ai mondi che conosco. Ascolto quotidianamente i problemi dell’impresa, i problemi delle professioni e ogni giorno diamo delle soluzioni operative e concrete. Intendo dare tutto me stesso per apportare competenza, merito, capacità, voglia di fare e concretezza, traslando nel pubblico l’efficienza che siamo riusciti a dimostrare nel privato. Il mio primo obiettivo è far crescere le imprese di questa regione: oggi come oggi il nostro mondo sente disaffezione nei confronti della politica, disaffezione nei confronti delle istituzioni. Abbiamo bisogno di qualcuno che parli la nostra lingua. Oggi non troviamo quel tipo di interlocutore, io credo di poter essere la persona che può fare da ponte tra le istituzioni e il mondo dell’impresa.

Quali sono a suo avviso i nodi più importanti da affrontare nel rapporto tra istituzioni e imprese? Tasse, burocrazia, formazione?

Alle imprese mancano innanzitutto le risorse umane, è quello di cui abbiamo bisogno. C’è carenza di domanda e la domanda e l’offerta di lavoro non si incontrano; quindi, bisogna mettere le imprese nella condizione di reperire personale. Si deve andare verso digitalizzazione e nuove tecnologie. Ci sono degli enti pubblici che possono aiutarci, ad esempio i centri per l’impiego: nel 2023 è inconcepibile che i centri che dovrebbero fornire questi servizi non siano collegati informaticamente tra loro. È un paradosso che all’interno di uno stesso Comune di una stessa provincia non ci sia interconnessione tra i vari uffici. Ma i problemi che affliggono l’impresa sono tantissimi: la mancanza di accesso al credito è un altro.

Ci sarebbero gli strumenti anche a livello regionale: c’è un ente operativo come Finlombarda che potrebbe essere utilizzato anche per rendersi garante nei confronti delle banche per darci ulteriore accesso al credito. C’è bisogno di una facilitazione in ambito amministrativo, una semplificazione di tutto quello che riguarda le concessioni. Bisogna snellire i processi e creare dei protocolli semplici a prova di italiano ma soprattutto di straniero, perché quello che vorremmo fare è rendere questa regione fortemente attrattiva per i capitali, per le risorse. Per renderla attrattiva dobbiamo semplificarla.

Ha citato la sanità, tema su cui questa campagna elettorale sta vivendo i suoi momenti più aspri di confronto politico. La sanità lombarda è messa così male?

La sanità purtroppo è afflitta da gravissimi problemi, non sono io a dirlo ma le migliaia di persone che incontriamo quotidianamente in tutti i mondi e in tutti i territori. Oggi il problema principale è quello dei tempi di attesa per le visite specialistiche. È da lì che bisogna necessariamente partire, come si deve ripartire dalla valorizzazione dei medici di base, a loro volta afflitti da un tema amministrativo.

Oggi non sono neanche messi nella condizione di svolgere pienamente il loro mestiere perché devono dedicare troppo tempo agli adempimenti burocratici. Infine, ci sono stipendi modesti rispetto alle responsabilità quotidiane di queste categorie. C’è tantissimo da fare, partendo dalle esigenze manifestate dalla collettività. Bisogna iniziare ad ascoltare le persone.

Unaltra esigenza espressa dai territori è quella della mobilità, centrale anche per la competitività delle nostre aziende.

Noi siamo per l’impresa e per la libera concorrenza. In questo momento obiettivamente le cose non funzionano, ci sono 800mila passeggeri che quotidianamente hanno problemi utilizzando Trenord. Sicuramente bisogna intervenire. Ci sono molte tratte che sono state soppresse, treni in gravissimo ritardo e questo purtroppo crea un’enorme problematica anche per il mondo delle professioni e delle imprese.

Secondo me è assolutamente necessario mettere a gara questi servizi, perché abbiamo già visto quale beneficio a livello nazionale si è avuto con la messa a gara del servizio di circolazione su ferro. Pensiamo all’alta velocità e ricordiamo quella che era la situazione prima dell’ingresso della concorrenza: pochi treni, poche tratte, ritardi e altro. Oggi invece è un sistema particolarmente efficace ed efficiente e, alla fine, tutto questo ha un unico grande beneficiario che è la comunità.

Il modello lombardo esiste ancora? Come è cambiato secondo lei, arrivato a Milano molto giovane?

Il modello lombardo esiste ancora e io credo nel mio piccolo di esserne un esempio. Sono arrivato a Milano a 27 anni appena compiuti, ora sono quasi cinquantenne. Sono partito con il sogno di volermi realizzare umanamente e professionalmente in questa terra. Sono partito aprendo uno studio legale in subaffitto, una stanza di sei metri quadrati.

Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto, ma l’ho fatto perché questa è una terra che mi ha consentito, grazie all’impegno, al sacrificio e alla costanza, di potermi esprimere, di poter raggiungere degli ottimi risultati. Questa è una terra che premia il merito e la competenza, quindi il modello lombardo c’è, ma bisogna sfruttarlo ancora di più e metterlo nella condizione di essere maggiormente attrattivo. Oggi c’è un problema di riduzione di attrattività, soprattutto per i giovani e soprattutto per le aziende straniere. Il modello è un modello di successo, però bisogna tornare a farlo correre.